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I riti del saluto ai defunti sono all’origine della cultura, eppure si tenta di eliminarli. La tecnologia e la frenesia aprono le porte a soluzioni come la direct cremation
Una forma di cremazione diretta e senza cerimonie funebri tradizionali. «Direct cremation» è il servizio attivo nel Nord Europa che prende in carico la salma della persona appena morta in ospedale e, nel tempo concordato, riconsegna l’urna con le ceneri a destinazione. Senza alcuna funzione commemorativa.
Si può prenotare rimanendo fermi sulla scrivania dell’ufficio o dal proprio smartphone. Una app e un call center sono attivi h 24. Concordando numero e qualità di servizi collaterali (anche la qualità dell’abito del defunto è negoziabile), è possibile ottenere anche un prezzo molto basso. A patto di non entrare in possesso di una serie di informazioni sul proprio caro che solitamente si hanno in un funerale: dove viene cremato e dove riposa nell’attesa, per esempio. Ma soprattutto la famiglia rinuncia a qualsiasi momento rituale, sia religioso che laico e quindi abbandona la possibilità di «accompagnare» in qualsiasi modo il defunto. Tra il momento della morte e la consegna dell’urna, viene scelto il vuoto assoluto: nessuna preghiera, nessuna cerimonia del commiato, nessun momento in cui il congedo dal morto possa servirsi di un rito consolidato. Questa formula «dal letto di morte alla libreria di casa» lascia scoperte più di una questione di natura, non solo logistica, ma umana.
La rinuncia a qualsiasi momento rituale non è priva di conseguenze. Gli psicologi sostengono la funzione terapeutica del rito, la cui assenza può facilmente condurre ad un’angoscia molto simile a quella di chi è obbligato a modellare il proprio lutto sull’assenza dei corpi su cui riversare il proprio dolore. Eppure questa pratica, presente anche in Usa, e in Francia, viene scelta oggi in Gran Bretagna nel 15 o il 20% dei funerali con salme destinate alla cremazione.
Ma chi siamo? Se c’è un motivo per il quale amo la mia città è la capacità che ancora c’è di farsi il segno della croce se per la strada passa un carro funebre. Si impone poi una domanda: se l’origine della cultura passa dalla scelta dell’uomo di seppellire un altro uomo, non è che questa tendenza di saltare il rito della sepoltura, può portare con sé la fine della cultura?
Se noi bergamaschi dobbiamo attribuire un senso recondito ai carri dell’esercito del 18 marzo 2020 è il rifiuto di abbandonare la ritualità che accompagna chi ci lascia. Non solo, insieme al bisogno del rito, c’è anche il tema della qualità dei gesti e la consapevolezza che nell’ultimo saluto, l’attenzione debba essere rivolta principalmente ai defunti e non ai famigliari con il servizio caffè «a bordo bara» e consulenze fiscali al bisogno.
Per contro, sempre dal Nord Europa, ma spostandosi a Est nelle terre scandinave, ci giungono alcuni stimoli interessanti sul ruolo del cimitero oggi. Lo studio è stato condotto dalle università di Ultuna in Svezia e di As in Norvegia che, studiando i cimiteri di Oslo e Copenhagen, hanno fatto emergere alcuni motivi che danno loro nuove ragioni di utilità. La sua dimensione «liminale» favorisce, all’interno dei suoi confini, l’intreccio di mondi che fuori non si incontrano stando sullo stesso piano: fianco a fianco si vedono vivi e morti, credenti e indifferenti, ricchi e poveri, tutti che assumono un atteggiamento rispettoso e spirituale, sacro e trascendente, dove la morte e l’invecchiamento non sono evitati. Questo porta a dire che il cimitero non serve solo a seppellire, ma assume, in modi diversi, il compito di accogliere chi vuole ricordare, camminare, pensare o imparare.
Con quali limiti? Nel 2022 altri studiosi norvegesi sempre di Ultuna si sono interrogati sui limiti della multifunzionalità dei cimiteri e su quali attività, sport, ricreazione, spettacoli ad esempio, siano ritenute irrispettose e non accettabili. Certamente le opinioni variano, non solo tra persone di diversa cultura e religione, ma anche tra soggetti provenienti da comunità simili. Tra le proposte per adeguare l’accoglienza c’è la zonizzazione, anche fisica del cimitero e la sua differenziazione non esclusivamente in relazione alle differenze culturali o religiose, ma anche in relazione all’uso ricreativo, che potrebbero essere espresse attraverso l’arredo, l’illuminazione, l’installazione di cartelli che informano su pratiche ammesse o vietate in una zona o nell’altra. Per affrontare questo tema è necessario mettere in campo lo sguardo lungo dello storico sapendo che: «Ciò che è giusto oggi potrebbe essere sbagliato domani, perché la migrazione, la secolarizzazione e la densificazione sono processi importanti e continui che influenzano la situazione e le idee dei cittadini e degli utenti dei cimiteri».
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