La Bergamo variopinta che è passata dalla Trattoria “Mamma Grande” di via Nazario Sauro a Bergamo

Atleti del calcio e del ciclismo, guidatori virtuosi con 50 anni di guida senza incidenti, ma anche bevitori instancabili e, a volte, molesti che prenotavano la “riconsegna” a casa in carriola. Questo è il mondo multiforme che è passato dalle sale della trattoria cittadina fino agli anni Novanta dove anche da qui è cominciata l’accoglienza dei migranti.

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Il 16 novembre 1964 mancava a 64 anni improvvisamente Francesco Borchia, titolare della Trattoria “Mamma Grande”. Ad annunciarne la morte furono la moglie Maria Fiore e i figli Lena, Renzo e Sergio. Il funerale venne celebrato due giorni dopo nella parrocchiale di Borgo Santa Caterina a partire dall’abitazione di via Nazario Sauro, 7, ovvero esattamente dove c’era anche la storica Trattoria.

Si può dire che dalla “Mamma Grande” sia passata molta della storia della nostra città. A dimostrarlo bastano alcuni ricordi ed eventi che riportiamo dal nostro giornale. «L’Eco» del 1948 riportava: «Ecco i giocatori dell’Atalanta convocati per domenica 17 febbraio ore 19 al ristorante “Mamma grande” per disputare la partita Atalanta – U.S. Triestina: Bacchetti, Casari, Cassani, Citterio, Colombelli, Del Medico, Gallo, Gè, Meazza, Riva, Schiavi, Tabanelli».

Non solo sportivi con uno stile di vita sano e atletico frequentavano il locale. L’onore di ospitare il pre ritiro della squadra cittadina andava a braccetto con il servizio che i gestori fornivano a chi voleva alzare un po’ il gomito e prenotava, prima del tour de force, il servizio di assistenza per bevitori nel senso che gli ubriachi venivano portati a casa con una carriola.

Per tornare allo sport, il 1953 salutava un’edizione “di lusso” della “Coppa provincia” della U.C.B. (Unione ciclistica bergamasca) con partenza dalla “Mamma Grande” e la presenza di tre azzurri Fantini, Ciolli e Ranucci che, al “ritmo frenetico” dei 40 all’ora, hanno dato spettacolo in tutta la provincia con ritorno in Viale Giulio Cesare.

Un altro tipo di spettacolo lo davano gli altri avventori: le cronache del 1973 riportano le scenate di un tale di Loreto di 39 anni che ha dato in numeri in trattoria, ha proseguito in questura (dove pareva essersi calmato) e infine ha mezzo sfasciato la sua casa, tanto che la Volante lo ha recuperato e portato in ospedale a smaltire la sbornia.

Con il decennio successivo, nel 1981 la trattoria ospita il raduno degli autieri con la consegna dei diplomi “Volante d’oro” (50 anni di guida senza incidenti) e “Anziano della guida”.

Per gli anni Novanta, gli ospiti cambiano di nuovo e il 1991 vede la “Mamma Grande” in prima fila per la gestione dell’arrivo dei migranti (senegalesi e berberi) al fianco del Comune e delle pensioni Isabella e Sant’Antonino oltre che con il Patronato s. Vincenzo, le caserme Galgario, Li Gobbi e alla Bonomelli fornivano la prima accoglienza alle numerose persone che giungevano in provincia.

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