
Ogni vita un racconto / Bergamo Città
Giovedì 10 Aprile 2025
Il viaggio straordinario di tre sportivi
La montagna e la corsa sono stati più di una passione per Roby Piantoni, Antonio Mazzeo e Franco Togni: erano la loro vita, la loro sfida quotidiana, la loro missione.
Tre vite segnate dalla passione per lo sport e la montagna: Roby Piantoni, Antonio Mazzeo e Franco Togni sono figure indimenticabili, capaci di ispirare ancora oggi. Ognuno ha tracciato il proprio sentiero con determinazione, lasciando un segno profondo nello sport e nel cuore di chi li ha conosciuti. Le loro storie, diverse ma unite da coraggio, dedizione e amore autentico, continuano a parlare di valori veri. Raccontarle è un modo per non spegnere la luce che hanno acceso.
Antonio Mazzeo: una vita vissuta sempre “di corsa”
«Io corro. Il male può attendere. Non mi fermo perché l’atletica è la mia vita». Erano queste le parole con cui Antonio Mazzeo, con il suo spirito combattivo, sfidava l’amiloidosi, rarissima malattia genetica con cui ha combattuto per molti anni, dall’autunno del 2007. Le sue corse terrene si sono interrotte una notte di luglio del 2018, a 65 anni ma, dicevano le cronache, i suoi amici scommettevano le scarpe non le ha ancora tolte. Il dottor Mazzeo è stato uno dei più grandi ultramaratoneti italiani e per anni responsabile della Medicina dello sport di Bergamo. Nel curriculum più di 400 maratone, 11 presenze azzurre di ultramaratona con nove titoli italiani di 24 Ore fra strada e pista (primati personale di oltre 245 e 240 chilometri), e un alloro tricolore sulla 12 ore. «Un amico prima ancora che un Runner Bergamo», scrissero i suoi compagni di corsa.
Franco Togni: il campione di atletica che amava la montagna
FOTO
La montagna che amava ha tradito la fiducia che questo straordinario sportivo riponeva in lei. Tra le conquiste più belle di cui amava parlare, c’erano state le scalate al monte Bianco e al monte Ararat (5.137 metri, in Turchia). Era stata però la regina di tutti gli sport, ovvero l’atletica, a regalare le vette agonistiche più importanti a Franco Togni, 56enne di Sorisole che sapeva vivere la vita con lo stesso entusiasmo di un ragazzino. Poco meno di un mese prima del drammatico incidente avvenuto poco sopra il rifugio Calvi, a Ravenna, s’era preso l’ennesimo titolo italiano di Maratona master (categoria M55, crono 2h44’07”), a vent’anni esatti di distanza dall’edizione di Carpi ’96, che lo consacrò nella leggenda dello sport bergamasco e italiano. Sono numerosi i suoi meriti sportivi, ma è molto più ricca l’eredità umana che ha seminato in famiglia e tra gli amici runners.
Roby Piantoni: le imprese sui monti sono state la sua vita
A testimoniare l’entusiasmo autentico di Roby Piantoni per la montagna ci sono le parole che aveva scritto a conclusione della sua autobiografia pubblicata sul suo sito. «Nel 2006 ho coronato un sogno infantile, una di quelle cose che pensi da piccolo... e poi ti capita che durante la vita la realizzi: scalare l’Everest, la montagna più alta di questo pianeta, senza l’uso di bombole d’ossigeno! Ogni sera e ogni mattino il mio cervello rivive quegli attimi in cui arrivo sul Tetto del mondo!». Purtroppo anche in questo caso la montagna ha voluto il suo campione per sé e nell’ottobre 2009, mentre era impegnato in una spedizione in Tibet sullo Shisha Pangma, la quattordicesima montagna più alta della Terra, è avvenuto quello che non si vorrebbe mai raccontare. Il ricordo di Roby Piantoni è vivo e fecondo a Colere, nella sua Val di Scalve e dove lo sport è passione e vita.
© RIPRODUZIONE RISERVATA