Il valore della fedeltà

Tutto è veloce, tutto cambia. E in un mondo come quello attuale, le vite di Alceste Perolari, Luigia Marinoni, Padre Gregorio Schiavi, Salvatore Conti, Giuseppe Falgari, Mario Testa, Maurizio Ondei e Francesco Aliverti diventano storie straordinarie da raccontare, perché queste persone hanno vissuto con coerenza e per la vita la scelta di un momento che ha fatto la differenza.

Padre Gregorio Schiavi: la vita in missione nel Bangladesh

Una vita intera dedicata agli altri, in missione in Bangladesh. Padre Gregorio (missionario del PIME e nativo di Onore) ha dedicato tutto sé stesso alla missione e soprattutto ai poveri dell’etnia Santal, abitanti dell’area attorno al villaggio di Mohespur all’estremo Nord Ovest del Bangladesh e a pochissimi chilometri dal confine con l’India. Ed è proprio nel cimitero di Mohespur che Padre Gregorio Schiavi riposa. «Ha operato per il bene dei cristiani – hanno sottolineato i familiari – facendosi carico della povertà e delle fatiche di tutta la sua gente».

Nato a Onore il 19 ottobre del 1935, padre Gregorio frequentò il Seminario di Bergamo ed entrò nel Pime a Villa Grugana nel 1958. Fu ordinato sacerdote a Milano dall’allora cardinale Giambattista Montini e futuro Papa Paolo VI. Nello stesso anno partì per la missione asiatica in Bangladesh, in quella che lui stesso definiva «una regione fuori tiro, ma dove c’è la possibilità di lavorare». Nella terra del Bengala padre Gregorio non era un semplice sacerdote, ma un amico che aveva vinto con la sua concretezza tutta bergamasca le normali diffidenze della popolazione. Grazie al suo impegno nacquero due cooperative (una per gli uomini e una per le donne), il mulino del riso, le scuole elementari e medie, una struttura di credito con 640 famiglie aderenti, sale sociali e mediche per i ragazzi e le famiglie. I funerali sono stati celebrati il 4 ottobre 2014 nella chiesa parrocchiale di Dinaipur, in Bangladesh, come da suo desiderio.

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Giambattista Gherardi

Schiavi Gregorio Padre
Schiavi Gregorio Padre
ONORE - DINAIPUR ( BANGLADESH), 2 ottobre 2014

Giuseppe Falgari: l’alpino che visse la campagna di Russia

95 anni e un racconto da condividere sulla “sua” tremenda campagna di Russia. Una storia che ha sempre taciuto, un racconto che ha deciso di rendere pubblico solo pochi mesi prima di morire. Giuseppe Falgari di Sorisole sentiva che il suo momento era vicino (ottobre 2014) e che, passata la naturale riservatezza e le cicatrici del passato, era tempo di condividere la sua versione di quella storia che segnò il destino di un’intera generazione, la campagna di Russia. Dalle sue memorie sono emerse fotografie nitide della sua lotta per la sopravvivenza in un ambiente ostile, tra gelo e fame: un giovane preso nel vortice della guerra (dopo la Russia, la prigionia in Germania) eppure sempre deciso a non rinunciare ai propri valori per riabbracciare a testa alta i suoi cari.

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Falgari Giuseppe
Falgari Giuseppe
SORISOLE, 2 ottobre 2014

Francesco Aliverti: l’ammiraglio che scortò il Re a Brindisi

Francesco «Franco» Aliverti di Lovere era Presidente Onorario della sezione loverese dell’Associazione nazionale marinai d’Italia. «E grazie a lui – spiegava il segretario Giustino Curri – il nostro paese è arrivato a quota cinque ammiragli della Marina militare italiana».

Il Presidente Aliverti era nato a Lovere il 27 agosto 1922, giovane balilla, dopo le elementari e le medie, frequentò il liceo Lussana a Bergamo e terminati gli studi entrò all’Accademia navale di Livorno. Nell’aprile del 1943 venne imbarcato sulla nave Doria e il 6 settembre, due giorni prima dell’armistizio, sull’incrociatore Scipione Africano.

«L’8 settembre del ’43 – aveva raccontato lo stesso Aliverti in una testimonianza raccolta e documentata da Margherita Legnaioli dell’Università di Bologna – fu una grande tragedia nazionale, ma la Marina, al contrario dell’esercito, non si sfasciò poiché nella nave si viveva tutti insieme, i comandanti erano uniti agli equipaggi, era come una famiglia». Ed è proprio operando a bordo dell’incrociatore Scipione Africano che il nostro futuro ammiraglio loverese fu testimone diretto della fuga del re Vittorio Emanuele III da Roma a Brindisi. E così, nella notte del 10 settembre la nave di Aliverti scortò la corvetta su cui viaggiava il re, che cercava rifugio nel Meridione già liberato dagli Alleati. «Ci dirigemmo – ricordava l’ufficiale Aliverti – verso la corvetta, qui c’era sua Maestà, il capo del governo Badoglio, il ministro della Marina, insomma tutto lo Stato italiano. Demmo gli onori, ci mettemmo a prua della corvetta e continuammo verso Sud scortandoli». Una volta giunti nel porto di Brindisi «mentre avveniva lo sbarco noi eravamo ai posti di combattimento; ad un certo punto vedemmo arrivare sei aerei da caccia; ordinai il fuoco e gli aerei cambiarono direzione». Dopo quei fatti Aliverti si sposò con la signora Carla che l’ha sempre seguito nelle città portuali in cui ha prestato servizio: Venezia, Livorno, Ancona e Taranto. «Era stato anche consigliere comunale e presidente della biblioteca negli anni ’80 – ricordava il sindaco l’ex sindaco di Lovere Giovanni Guizzetti – e aveva ricevuto il Laurum d’oro, la massima onorificenza assegnata dal nostro comune».

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Giuseppe Arrighetti

Aliverti Francesco (Ammiraglio)
LOVERE, 27 ottobre 2014

Luigia Elisa Marinoni: 60 anni nella sua edicola a Rovetta

Dalle pagine dei giornali ha visto il mondo cambiare e dalla sua edicola ha visto mutare la piazza di Rovetta. La sua piazza, dove per tanti decenni, è stata presenza fissa e operosa.
Luigia Elisa Marinoni
è stata la storica titolare dell’edicola posta a pochi passi dalla parrocchiale. Aveva aperto lei stessa l’attività negli Anni ‘50 insieme al marito Alessandro Visinoni, rimasto invalido a causa di un incidente sul lavoro. Sandro aveva avviato (con non pochi sacrifici e l’aiuto dell’allora parroco) la vendita di quotidiani e riviste. Le notizie hanno costituito per tanti anni il «pane quotidiano di famiglia», finendo per coinvolgere anche le figlie Rosaria e Mariateresa. Erano anni eroici per gli edicolanti, con i giornali (pochi) che arrivavano in valle grazie alla «corriera» oppure con un servizio privato nei giorni festivi. Si trattava di ritirarli all’alba alla fermata, nonostante pioggia, neve o ghiaccio.

Per contrastare ciò, con il tempo, i Visinoni avevano costruito uno alloggio di legno per proteggere i giornali dalle intemperie, avendo cura di mantenervi della segatura asciutta per non negare ai lettori il piacere del quotidiano fresco di stampa. In quasi un secolo di vita, Luigia Elisa ha vissuto gli anni duri di due guerre mondiali, momenti storici come la conquista della Luna, piccole e grandi cronache che hanno cambiato la Valle Seriana e il cuore pulsante di Rovetta, dove fra municipio, chiesa e monumento ai Caduti, l’edicola era, a pieno titolo, un’ulteriore istituzione.
Si è spenta nel mese di novembre di dieci anni fa, all’età di 97 anni.

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Giambattista Gherardi

Marinoni Luigia Elisa Ved. Visinoni
Marinoni Luigia Elisa Ved. Visinoni
ROVETTA, 18 novembre 2014

Mario Testa: il Professore dell’Isola Bergamasca

Poeta, scrittore, musicista e storico di Brembate Sopra: tutto ciò descrive quello che era il Professor Mario Testa, morto nel gennaio 2004.

Nato il 23 luglio 1925 a Tresolzio di Brembate Sopra, Mario Testa era conosciuto non solo a Brembate Sopra, ma in tutta l’Isola bergamasca, dove ha contribuito all’arricchimento del patrimonio storico-culturale locale con i suoi scritti, le sue ricerche e il suo periodico «L’Opinione». Il suo nome è indiscutibilmente legato alla ricerca e allo studio della storia e, in particolare, alla fondazione (1971) del l’Archivio storico brembatese.

Le cronache del giornale riportano la gioia con cui il professore è stato ricordato dalla sua biblioteca in particolare in una serata dedicata alla «Musica del professor Mario Testa» con al pianoforte il maestro Fausto Dolci, al clarinetto di Michael Dolci e con il soprano Merelli Giusy per un accompagnamento all’ascolto di brani di musica sacra e di musica popolare.

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Mario Testa
Mario Testa
Brembate di Sopra, 9 gennaio 2004

Salvatore Conti: una vita tra poesia e storia locale

Salvatore Conti era poeta dialettale, grande conoscitore della storia locale del suo paese e follemente innamorato della cultura del suo territorio. 30 anni di libri pubblicati di storia locali e poesia: a Brignano Gera D’Adda era la memoria storica, oltre che vicesindaco negli Anni Settanta.

Nato proprio a Brignano nel 1928 e nel paese della Bassa aveva iniziato a lavorare al locale ufficio di collocamento. Dopo la chiusura della sede di Brignano, era diventato responsabile dell’analogo ufficio di Treviglio, entrando in contatto con centinaia di persone fino alla pensione.

«La sua passione per le poesie era nata quasi per caso, andando ai matrimoni di conoscenti e amici – spiega Giancarlo Bonardi, suo coautore di quattro libri di storia locale –: si divertiva, e poi divertiva tutti i presenti, a scrivere poesie in rima, un po’ in italiano e un po’ in dialetto di Brignano, sulla storia degli sposi».

Una passione che l’ha portato a scrivere migliaia di versi. Poesie mai banali né ironicamente fini a sé stesse, ma pure riflessioni, anche scherzose, sulla vita, l’amore, la storia e la cultura. Morto nell’ottobre 2014, Salvatore Conti ha scritto 10 libri, 4 di storia locale e 6 di poesie, e un undicesimo portato in tipografia poco prima di morire. Un gigante buono (1 metro e 90 di altezza), innamorato della sua terra e del suo dialetto. Era Membro del Ducato di piazza Pontida di Bergamo e del Centro studi della Geradadda.

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Fabio Conti

Conti Salvatore (Salvi)
Conti Salvatore (Salvi)
BRIGNANO, 4 ottobre 2014

Alceste Perolari Guerini: il “porto sicuro” della sua famiglia

Una natura propensione alla cura degli altri. Questa era la caratteristica di Alceste Perolari Guerini, un porto sicuro per la sua famiglia e un punto di riferimento per la comunità della Fondazione Gusmini di Vertova.

Originaria di Fiorano al Serio, Alceste iniziò a lavorare ad appena 12 anni al Cotonificio Bustese di Vertova e ancora giovane sposò Giuseppe Guerini e costruì con lui una famiglia di otto figli. Si è spenta pochi mesi prima di compiere ben 107 anni nel giorno dedicato ai nonni e agli Angeli Custodi di dieci anni fa. La sua morte è il passaggio di testimone fra due epoche, considerando che era nata nel 1907 (come l’Atalanta) e ha visto succedersi due guerre mondiali e tanti eventi locali e nazionali.

Era tra le persone più longeve dell’intera Bergamasca! «Mia mamma – raccontava il figlio Carlo – ha speso una vita per la famiglia. Da circa 18 anni viveva in casa di riposo, ma è rimasta per noi figli un porto sicuro: ci alternavamo quotidianamente nel farle visita, ricambiando fino all’ultimo il suo generoso affetto»

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Giambattista Gherardi

Perolari Alceste Ved. Guerini
Perolari Alceste Ved. Guerini
FIORANO AL SERIO, 2 ottobre 2014

Maurizio Ondei: una vita da commerciante

Gli abitanti di Trescore Balneario lo conoscevano bene: per anni è stato un punto di riferimento per il piccolo commercio. Maurizio Ondei ha gestito un’edicola e cartoleria in paese, oltre alla storica boutique Ondei che aveva abbassato le saracinesche nel 2012 dopo oltre 60 anni di attività.

«La sua scomparsa ci lascia nel dolore, Maurizio era stimato per il suo carattere, l’eleganza e per la sua capacità di rappresentare a diversi livelli locali e provinciali i nostri piccoli commercianti». Si è spento nel novembre del 2014 e il sindaco di Trescore ricordava con queste parole lo spessore umano e imprenditoriale di Maurizio Ondei.

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Ondei Maurizio
Ondei Maurizio
TRESCORE BALNEARIO, 4 novembre 2014

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