I soprannomi bergamaschi che raccontano le vite di ieri

Gli scötöm bergamaschi, sono nomi o aggettivi identificativi tramandati di generazione in generazione, sono una testimonianza vivida della storia e delle persone che hanno caratterizzato la comunità nel tempo. Attraverso di essi, si rivive il legame profondo e unico tra le famiglie e il territorio, suscitando memorie, ricordi e curiosità che contribuiscono a preservare l’identità e la cultura locali

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Credo un po’ meno di ottant’anni fa. Papà e mamma vivevano a Bergamo dove si erano trasferiti da Pontida mantenendo saldi legami con il paese natio. Non so per quale ragione, papà doveva rintracciare un compaesano ma né lui né mamma ne ricordavano il cognome, solo il nome. Un po’ poco anche se a quei tempi Pontida era ancora una piccola comunità dove si conoscevano un po’ tutti. Fu la mamma a trovare una traccia nei suoi ricordi: lo scötöm, il soprannome della famiglia. Ecco: parisciola , il nome di un piccolo uccello molto diffuso anche nella Bergamasca: cinciallegra. Chi rispose al telefono pubblico del paese non ebbe dubbi e poco dopo il personaggio, da tutti conosciuto appunto come parisciola era alla cornetta.

Lo scötöm era come le targhette di ottone accanto ai nostri campanelli di casa. Ma con in più un dettaglio sulle caratteristiche, le abitudini, le attività di chi ci abita: e questo valeva per ogni paese e i suoi abitanti. Non c’è località bergamasca che non avesse il suo soprannome identificativo per l’intera comunità e così anche per ciascun gruppo famigliare conservandosi nel tempo e per rami di discendenti.

A partire dalle prime pagine con le necrologie ad oggi gli scötöm sono andati via via riducendosi fin quasi a scomparire. Ma la memoria, proprio grazie al giornale, rivive. Cercando tra gli annunci si ha la sensazione di procedere accanto alla storia della comunità e di chi ne ha fatto parte lasciando una traccia, non importa se da protagonisti o come semplici cittadini. Suscitando memorie, ricordi e anche curiosità. Come il Supersec del 6 febbraio 1951 che compare assieme al nome del defunto Giuseppe Belingheri di Colere. Perché questo singolare scötöm? Si può pensare che fosse legato alle caratteristiche fisiche del personaggio. E così anche per il Bigiù con cui era conosciuto Luigi Locatelli di Sant’Omobono (Mazzoleni), defunto l’8 gennaio 1958.

Giuseppe Belingheri Detto Supersec
Colere, 15 giugno 1952

Tanti altri soprannomi lasciano invece ben poco spazio per le ipotesi: Papen di Lenna, Falì di Borgo S. Caterina, Noel di Verdellino, Fruccio di Sarnico, Barnebot e Tirél di Zogno, Frise di Vertova, Piket di Ambria, Penì Piemontes di Valpiana, Maér e Merleta di Almenno San Salvatore, Baragia di Villa d’Adda, Naù di Torre Boldone, Munfrì di Serina, Preedù di Valtorta, Tofen e Zaghet di Bergamo, di Ponte Giurino, Ciocchetti di Vilminore di Scalve, Marocco di Vercurago, Sergent di Ciserano, Africanì di Gandosso, Cugnì di Costa Imagna, Marchì di Foresto Sparso, Giompierì di Valpiana di Serina. Meno frequenti i soprannomi femminili: Marletù di Scanzorosciate, Bisiga di Berbenno, Momolo di Sovere, Grilla di Almenno S. Salvatore, Miliù di Branzi. Forse perché, pur d’uso comune, erano ristretti in un ambito più familiare.

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