Eroe silenzioso nell’inferno russo di Nilolajewka. Rischiò la vita per salvare i compagni sul Don

La vita non gli ha regalato nulla che non abbia conquistato con fatica. Giovanni Zanoletti, eroe del fronte russo, medaglia di bronzo al valor militare e Cavaliere al merito della Repubblica italiana, fino alla fine ha tenuto alto il valore del cappello Alpino, sempre indossato. Il corrispondente dalla Val Seriana Andrea Filisetti ne ha tratteggiato un ritratto commovente in occasione della morte. Lo riproponiamo qui

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A Clusone ieri mattina (30 aprile 2014) si è spento, a 93 anni, l’ultimo reduce baradello della campagna di Russia, l’alpino e cavaliere della Repubblica italiana Giovanni Zanoletti, detto Casamalì.

Sin dalla nascita la sua vita è stata un’avventura. Ultimo di 17 figli, Giovanni ha perso la madre quando aveva soltanto 30 giorni, il padre all’età di tre anni. «Gli si addiceva la canzone alpina “Figli di nessuno” – racconta il direttore dello Scarpone Orobico, Luigi Furia –, ma è stato allevato da gente di buon cuore».

Veste la divisa nel marzo del 1940 per poi toglierla nel novembre del ’45. Combatte in Francia, Paese dove vivevano alcuni suoi familiari, poi prende parte alla spedizione in Albania e infine alla campagna di Russia. Proprio sul fronte orientale dimostra il suo valore. «È stato un portaordini – racconta Furia –, incarico non facile. Doveva muoversi nella steppa con gli sci ai piedi e sapersi orientare anche nella tormenta. Si è offerto di recuperare il corpo di un compaesano caduto in una zona circondata da mine (un Balduzzi) e ha recuperato un altro clusonese (un certo Spada) rimasto ferito gravemente. Quest’ultimo grazie a Giovanni è tornato nelle retrovie dove è stato curato».

Finita quella disavventura, in Italia con l’8 Settembre viene inviato nei campi di lavoro in Germania. Dopo la prigionia, in patria lavora duramente. Emigra in Svizzera per poi rilevare la gestione di una trattoria che ai tempi si chiamava Serval, poi diventata l’albergo ristorante di famiglia (l’attuale Antica Locanda), attività trasformata, grazie all’impegno di Zanoletti e della moglie in un punto di ritrovo importante non solo per le penne nere. Grande sciatore, è uno dei 13 soci fondatori dello Sci Club 13 Clusone. Da giovane prende parte a numerose gare, vincendone alcune.

Nel 1986, durante l’adunata a Bergamo ha l’onore di portare il labaro nazionale accanto al presidente Leonardo Caprioli. Tra Caprioli e Zanoletti c’è sempre stata una grande amicizia, nata sin dalla campagna di Russia. Il 2 giugno 2003 alle decorazioni militari (il caporale del Quinto reggimento alpini del battaglione Edolo portava sul petto già una medaglia di bronzo guadagnata sul fronte russo) si aggiunge il titolo di Cavaliere al merito della Repubblica italiana. Soprannominato Casamalì, essendo il padre originario di Cacciamali di Ardesio, mantiene il legame con il paese conservando l’iscrizione al gruppo Ana ardesiano. «È stato sempre attaccato alla famiglia», ricorda Italo Brasi degli alpini di Songavazzo.

«Zanoletti è stato uomo e alpino eccezionale, schietto e chiaro» rammenta Furia. «Ho sempre stimato la sua correttezza – aggiunge Brasi –, ha avuto inoltre una grande fede. Di lui ricorderò la sua onestà e rettitudine».

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