Colognola: un viaggio tra radici e frutti dell’anima

Il quartiere Colognola è cambiato solo nel paesaggio urbanistico: l’anima è sempre quella. Gli abitanti continuano a mantenere vivo un forte legame comunitario, radicato nei valori di un tempo e nelle tradizioni religiose. Qui, Emilia Bolis, Ines Angela Paltenghi, Mario Bani, Agostino Cardinali, Graziella Vavassori e altri personaggi straordinari hanno contribuito a definire quella che è l’identità del quartiere, lasciando un’impronta indelebile.

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Inizia da Colognola il nostro racconto. Un viaggio narrativo che ci porterà a ripercorrere l’evoluzione dei vari borghi cittadini attraverso la memoria dei bergamaschi che hanno segnato la storia della nostra città e che, nel corso del tempo, sono stati ricordati tra le pagine delle necrologie de L’Eco di Bergamo.

Colognola è stato il comune indipendente di Colognola al Piano fino al 1927 e, anche per questo motivo, ha un proprio cimitero. «Un altro luogo che esprime ancora oggi il senso di appartenenza della comunità è il cimitero – ci racconta Monsignor Ubaldo Nava, parroco di Colognola dal 1994 al 2013 –. Colognola, a differenza dei vari borghi della città, ha infatti un proprio camposanto (che condivide con Azzano San Paolo), che custodisce la memoria di quanti qui hanno vissuto».

Monsignor Nava ci racconta come il quartiere ha mantenuto la sua essenza nel corso degli anni. «Dopo l’unificazione con Bergamo – sottolinea Monsignor Nava – Colognola ha comunque conservato fino agli inizi degli anni Settanta un’anima tutta sua, con una comunità molto unita che esprimeva una grande generosità, non solo economica, ma anche dal punto di vista del volontariato. Grazie a questo spirito è stato costruito dopo il 1945 l’oratorio – ancora oggi un grande punto di riferimento anche per la presenza della squadra di calcio della Fiorente Colognola – e nel 1964 è stata realizzata la nuova chiesa».

A partire dagli anni Settanta, il quartiere ha iniziato a trasformarsi profondamente. Inizia in questi anni, il processo di cambiamenti che ha portato Colognola a raggiungere l’aspetto che ha oggi e che noi tutti conosciamo. Un esempio su tutti della crescita urbana del quartiere riguarda le aree Azzanella e Rampinelli, le quali si sono ampliate rapidamente per accogliere nuovi residenti, attratti dalle opportunità di sviluppo e dalla vicinanza al centro cittadino.

«Con questa nuova urbanizzazione – continua Monsignor Nava – è scattata in Colognola una nuova mentalità, più individualista e tipica di una grande città. Nonostante ciò, una parte di comunità si è aggrappata a quel senso di appartenenza e ha mantenuto delle tradizioni, che ancora oggi sono particolarmente sentite. Penso ad esempio alla Festa della Madonna del Rosario e alle celebrazioni per la Madonna del Rastello. Da parroco ho poi riscontrato quella generosità che, qualche decennio prima, aveva permesso al quartiere di svilupparsi. Ho un bellissimo ricordo degli abitanti e dei tanti giovani che sono cresciuti con un’attenzione per il territorio. Oltre alla Caritas parrocchiale, sono infatti nate in quasi vent’anni molte realtà sociali: la Fondazione Emilia Bosis, gli Amici di Colognola e l’Associazione Arcobaleno sono tra le più importanti».

Ed è a queste realtà che sono legati alcuni nomi che hanno, grazie alle loro azioni e al profondo spirito di solidarietà e senso di comunità, contribuito al quartiere Colognola di prendere forma come lo conosciamo. Emilia Bolis, Agostino Cardinali e Graziella Vavassori si sono impegnati a creare un ambiente più coeso. La loro solidarietà e dedizione sono, ancor oggi, fonte di ispirazione e parte integrante dell’identità del quartiere.

«Li ho conosciuti personalmente e ne ho un bellissimo ricordo – racconta l’ex parroco –. Emilia ha permesso la nascita di una fondazione che si occupa di assistenza e riabilitazione in ambito psichiatrico. Agostino era per tutti “il sindaco” di Colognola e ha dedicato più di 70 anni della sua vita per il bene del quartiere. È stato consigliere comunale dal 1964 al 1980. Il 31 gennaio 2022 è morto all’età di 87 anni. Tutta la comunità si è stretta attorno alla famiglia per la sua scomparsa: per i funerali la chiesa era stracolma. Graziella è invece mancata a 75 anni poche settimane fa, il 24 ottobre. È stata la fondatrice e la storica presidente dell’associazione Arcobaleno, nata con l’obiettivo di offrire alle persone in situazione di difficoltà gli strumenti per un’integrazione completa».

Un’altra caratteristica del quartiere Colognola è rappresentata da un forte legame con la religione. «Attualmente – precisa Nava – sono in servizio 7 parroci nativi del quartiere che hanno meno di sessant’anni. Il quartiere ha poi formato tre Vescovi: Cesario Minali, Angelo Paradisi e Giuliano Frigeni. Sono molto fiero di questo perché la Parrocchia e l’oratorio continuano ad essere una guida per questa comunità».

Don Camillo Galbiati è stato lo storico cappellano delle suore Sacrementine e a Colognola ha lasciato un’impronta indelebile. Nato a Capriate nel 1914, ha fondato la scuola di canto per bambine e il suo carisma e impegno hanno reso il quartiere un luogo ricco di opportunità per i giovani, offrendo loro uno spazio di crescita, condivisione e comunità.

Il 21 giugno 1984 morì e il ricordo scritto L’Eco di Bergamo ne sottolinea la personalità straordinaria: «Con Don Camillo scompare una figura di sacerdote dotato di aperta intelligenza ma, soprattutto, di un grande spirito di generosità e di bontà».

Una perfetta sintesi non solo di Don Camillo, ma della vera anima del quartiere Colognola.

Ines Angela Paltenghi: la «zia» dell’oratorio

1° agosto 1971: un pezzo di storia di Colognola se ne va per sempre con la scomparsa di Ines Angela Paltenghi. La sua vita è un esempio di lavoro e di dedizione: a Colognola ha vissuto a fianco del nipote, don Battista Paltenghi, sacerdote e direttore dell’oratorio maschile dal 1955 al 1972. Ines Angela era «la zia» di don Battista e per 16 anni di tutti i frequentatori della chiesa e dell’oratorio.

«Apparteneva alla schiera di quelle anime che, pur nei difetti del proprio carattere acuiti dalla malattia latente, brillano di fronte a Dio e alla comunità per rettitudine d’intenzione, spirito di sacrificio e fede profonda». Questo è il ricordo di Ines Angela Paltenghi che leggiamo sull’edizione de L’Eco di Bergamo del 2 agosto 1971. I funerali di Ines Angela si svolsero il 2 agosto nella Parrocchiale di Colognola in una chiesa colma di residenti e dei tantissimi giovani che in oratorio trovarono in lei una guida sicura, al bisogno severa, ma sempre accogliente.

Emilia Bosis: dalla sua generosità sono nate case speciali

«L’amore che ci hai dato è rimasto qui, con noi». Con queste parole, il presidente Pier Giacomo Lucchini, il Consiglio d’Amministrazione, gli operatori e gli ospiti della fondazione annunciarono, il 29 luglio 2015, la morte all’età di 80 anni di Emilia Bosis, protagonista di una delle pagine di generosità più belle di tutta la città.

A seguito della chiusura degli ospedali psichiatrici, nel 1998, Emilia decise infatti di vendere la sua abitazione in San Vigilio per creare una casa per chi, come lei, rischiava di restare senza alcun riferimento. Da quel suo grande gesto, nacque la Fondazione Emilia Bolis, istituita insieme al Vescovo Roberto Amadei, all’avvocato della famiglia Bosis e al fratello di Emilia, e che si occupa dell’assistenza e della riabilitazione di pazienti in ambito psichiatrico.

Con i 900 milioni di lire che donò, venne acquistata una struttura in via Mentana a Colognola, il primo seme di un percorso che portò poi alla creazione di un secondo centro in via Canovine e di una terza struttura, la Casa Germoglio di Verdello. Nella sede di via Mentana vennero trasferiti i pazienti del reparto di Borgo Palazzo ed è lì che Emilia visse fino alla fine.

Nel 2001 Emilia riceve la benemerenza del Comune di Bergamo e nel 2004 il premio «Rosa Camuna» dal Consiglio regionale lombardo. Amava dipingere, scrivere poesie e recitare e non nascose la malattia. «Lei si diceva matta, non aveva vergogna», commentava Lucchini in un articolo su L’Eco di Bergamo.

Mario Bani: lo storico panettiere

Il 22 febbraio 1966 si spegne a soli cinquantacinque anni Mario Bani. Lo storico panettiere di Colognola abitava in via San Sisto, era una «stimata figura, simpaticamente nota nel quartiere», di forte volontà e lavoratore instancabile. Le cronache del nostro giornale del 23 febbraio 1966 sottolineano come «il signor Bani s’era fatto da solo; da operaio di forno era riuscito a farsi una posizione indipendente, aprendo una panetteria» nel cuore di Colognola.

Negli ultimi dodici anni di lavoro diviene un punto di riferimento, non solo per la sua clientela, ma anche per i commercianti della zona a cui dava una mano.

Un galantuomo, di vecchio stampo, un padre affettuoso. La sua famiglia era l’altro suo mondo: viene ricordato anche per la sua scelta di accogliere a casa sua il nipote rimasto orfano del padre.

L’improvvisa scomparsa, dovuta all’aggravarsi di una forte broncopolmonite e avvenuta in una clinica cittadina, provocò un sincero rimpianto in città e «fra quanti conoscevo e apprezzavano l’animo cordiale e sensibile del signor Bani».

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