Città Alta: le storie semplici che abitavano la città

Ci sono figure che restano scolpite nella memoria, che ci lasciano ricordi di vita. Il bancario Merlini, che diresse l’ufficio di Gerusalemme del «Banco di Roma», le maestre Cottini e Bianchi, educatrici appassionate, e le madri esemplari Foresti e Barbarossa. Compleanni, anniversari, festività: nessuna ricorrenza sfuggiva al tecnico Magrini

Ogni Vita Un Racconto Ogni Vita Un Racconto

L’anima di Città Alta, abbracciata delle Mura Veneziane, si nutre delle storie di donne e uomini che hanno lasciato un segno profondo nella nostra comunità. Grazie a «Ogni vita un racconto», torna viva una memoria collettiva che ci permette di connettere i volti degli abitanti del quartiere alla crescita sociale e culturale di Bergamo.

Tra i ricordi più commuoventi troviamo ad esempio quello di Attilio Merlini, scomparso il 27 ottobre 1979 a 67 anni dopo una vita costellata di molte sofferenze. Attilio fu infatti deportato, attraverso vari Stati europei e a bordo di un vagone, nei campi di concentramento di Leopoli e Wietzendorf, nei pressi di Amburgo. «Richiamato come ufficiale all’inizio dell’ultimo conflitto mondiale, aveva affrontato prove che si sono rivelate assai dure per il suo carattere mite e pacifico. Forzato a dure fatiche per non aver aderito alla Repubblica di Salò – scrivevano le cronache – Attilio uscirà dai lager minato fisicamente e moralmente in modo indelebile». Nato nel 1912 e con un diploma ottenuto all’Istituto Tecnico, Merlini venne assunto prima al Banco di Roma, poi fu inviato nella filiale di Gerusalemme, dove visse per sei anni. Sposato con Mira Cremonese e padre di due figli, passò alla Banca San Paolo di Brescia, fino alla pensione raggiunta nel 1972. «Il suo sorriso – ricordava il giornalista – gli ha permesso nella vita di dimenticare la lunga corsa nel vagone piombato. L’esempio a superare i dolori gli veniva dal padre Giacomo e dalla madre Paola, benefattori silenziosi e instancabili».

Città Alta non ha poi mai dimenticato Umberto Banderali, per 41 anni – dal 1915 al 1956 – lavoratore instancabile alla Magrini di Bergamo. Frequentatore assiduo del quartiere, Umberto venne ricordato sul giornale come «un uomo forse di altri tempi, che amava le tradizioni, che aveva dedicato interamente la sua vita agli affetti familiari, che aveva sentito il lavoro come un personale e profondo impegno e che non era mai venuto meno ai propri principi di schiettezza e di lealtà». Nei vicoli di Città Alta, sulle panchine al sole, Banderali, che morì a 84, fu una presenza amata e ben voluta da tutti. «Era sempre il primo a far presente agli amici le ricorrenze – sottolinearono in un pezzo di ricordo a un anno della morte –. Nella sua lunga esistenza non aveva mancato una volta di festeggiare il compleanno o un onomastico di un familiare, con semplicità, con quella umanità che lo hanno fatto amare e stimare anche fuori casa».

Una sensibilità che riempì anche la vita della maestra elementare Letizia Elisabetta Cottini, scomparsa il 22 settembre 1988 a 93 anni, «lucidissima sino all’ultimo istante, discreta e silenziosa». Figura nota per il suo ruolo di educatrice, iniziò la sua missione nelle scuole della nostra provincia e «poi finalmente in Bergamo, lassù, in Città Alta, alla Beltrami, sempre sorretta dall’amore delle sue scolarette, dalla stima profonda delle famiglie, dal plauso sincero dei superiori. Esempio di una vita vissuta all’insegna dei doveri più nobili e più completi, la maestra lasciò un grande vuoto in tutte quelle studentesse che ebbero modo di crescere al suo fianco».

Anche la morte a soli 58 anni, il 13 aprile 1987, della maestra Maria Bianchi , vedova Giambarini, provocò nel quartiere un dolore sincero. Insegnante elementare a Mozzanica e Zanica, Maria insegnò per oltre un decennio educazione tecnica alla scuola media Tasso in Città Alta.

Come dimenticare poi Bice Giuseppina Ferrari , per tutti la «Maestra»: scomparsa il 16 agosto 1991, era figlia del pittore Carlo, allievo di Cesare Tallone e conosciuto artista di fine Ottocento. Scelto l’insegnamento nella scuola elementare, lavorò prima in provincia e poi presso la scuola Mario Ghisleni di Città Alta. Ottenuta la pensione nel 1965, il Ministero della Pubblica Istruzione le conferì la medaglia d’oro al merito educativo. «Quante generazioni – confermarono le testimonianze di quegli anni – la ebbero come maestra. Bastava sentire dalla sua viva voce i ricordi dei tempi trascorsi fra i banchi della scuola per cogliere l’entusiasmo unito alla professionalità che avevano accompagnato il suo operare, da lei considerato sempre una missione».

Città Alta accolse nel corso del tempo anche madri esemplari, come Luigina Foresti (morta a 88 anni il 17 febbraio 1972) «una mamma nel senso più completo e più importante, che trovò anche il modo di far del bene anche ad altri» o come Cecilia Barbarossa Pomarici Tanini, scomparsa il 12 maggio 1974, giunta a Bergamo nel 1943 con il marito Carlo Tanini.

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