Bergamo nelle necrologie dagli anni Cinquanta

Il medico di Borgo Palazzo, «ol cantiner de la Tordela», il macellaio di Santa Caterina, il padre che raccontava di quando in Città Alta c’era il mare e il sorriso di Dario: personaggi bergamaschi da non dimenticare

Le storie piccole dei nostri antenati e le pieghe affettuose delle famiglie e delle comunità riprendono vita con Ognivitaunracconto.it, il portale online gratuito dove si possono trovare volti e storie dei morti che sono passati dalle pagine delle necrologie del giornale. Cercate i nomi, lasciate un pensiero, una foto o qualche episodio della loro vita. Ne pubblicheremo alcuni anche sul giornale. Insieme stiamo scoprendo la r icchezza di un territorio che ha lottato in guerra, ha lavorato per ricostruire un’Italia distrutta e ha creduto nella famiglia e nelle relazioni come motori di vita e di crescita.

Giovanni Giovanelli (Gianino), Scanzo - 18 marzo 1998

Sagrestano di Scanzo, Gianino Giovanelli vendette un vigneto di Moscato a Giancarlo Pagnoncelli, titolare insieme alla famiglia della storica farmacia del paese. Gianino continuò ad occuparsi di quei vitigni tanto rari - che correvano il rischio di estinzione - fino alla morte.

Giovanni Vismara, Torre de Roveri – 13 dicembre 1970

Era «ol cantiner de la Tordela»
In paese ed anche fuori lo chiamavano così perché nato e cresciuto nella «azienda agro vinicola Torricella» dove era diventato guardia cantina o cantiniere, incarico che tenne fino al circa il 1960 (quando cioè fu creata la Cantina sociale bergamasca di San Paolo d’Argon). La sua esistenza, al di fuori della Grande Guerra in cui fu combattente nel Corpo Fanteria, la passò fra droghe e botti, fiaschi e barili, frutteti e vigneti. Alla scuola del padre era diventato un innestatore esperto e ricercatissimo. Su cento innesti, rari erano i falli. Del vino sapeva parlare con una conoscenza da vero enologo: sapeva giudicarlo dalla purezza, dalla forza e consistenza, dal sapore e dal gusto, dalla località e dalle varie operazioni per conservarlo. Uomo mite e servizievole come la terra che lavorava, generoso come il vino che aveva trattato, non voleva aver brighe con nessuno. Possedeva una bontà e una signorilità sorprendenti. Lo dice questo fatto: cacciatore appassionato, una notte tre fratelli mattacchioni, gli bruciarono il capanno. Lui non se la prese. Al primo incontro li fermò e, calmo, disse loro: «Perché ragazzi mi avete fatto questo sgarbo?». Risposero: «Per fare una risata». «Bravi! Non si ride alle spalle di un povero vecchio». E pazientemente si rifece il suo capanno. Archivio de L’Eco di Bergamo

Leonardi Roberto , Bergamo – 30 aprile 2020

La nostra amicizia è rimasta intatta
Roberto proprio oggi scopro con desolazione che non ci sei più, ti ho cercato più volte senza riuscirci... ci siamo persi, ma la tua amicizia è rimasta intatta, quel tuo sorriso e quella positività che ti contraddistingueva Sibari) nel lontano 1996. Da tutti noi in famiglia ti salutiamo con grande affetto ricordandoti sempre come un grande amico!
Arturo Mastropasqua

Lorenzo Rovetta (Giani) , Bergamo – 28 gennaio 2008

In Città Alta per noi c’era il mare
Caro papà, persona seria e severa, hai però sempre dimostrato di avere grande humor utilizzato con tempismo e in modi originali come si conviene alle persone colte e serie. Non dimenticherò mai quando da piccolo, mi portavi a messa in Duomo in Città Alta ed alla mia domanda: «Cosa sono quegli anelli di ferro nelle colonne?», tu mi risposi: «Ci attraccavano le barche quando c’era il mare». Ancora oggi quando ci penso rido da solo. Grazie papà per i tuoi numerosi insegnamenti.
Beppe

Prof. Antonio Martinelli – Bergamo - 2 agosto 2019

Il mio professore
Uomo di cultura ed intelligenza, preside attento agli orientamenti importanti del mondo scolastico. Lo ricordo con stima ed affetto.
Antonella Fanara

Dario Benedetti , Curno – 30 marzo 2020

Fate i bravi ragazzi!
Mi ricordo quando ci dicevi: «Galline ahhaaa!» ....troppo simpatico e avevi sorrisi per tutti. Tu e Duke starete facendo casino lassù. Ciao
Sara

Daniele Turani , Bergamo – 24 aprile 1964

Anche la tua Atalanta faceva sognare
Ripercorro i nomi dei defunti sul sito Ognivitaunracconto.it e trovo nel giugno del 1964 l’annuncio della scomparsa del senatore Daniele Turani. Aveva solo 57 anni! Ricordo con lucidità quanto grande fu il cordoglio per la sua morte e quanti ricordi iniziarono ad emergere. Turani si era reso protagonista in campo imprenditoriale, politico e sportivo. Innanzitutto il suo nome era legato alla fondazione e gestione di una fabbrica di lavorazione del pellame attiva in Italia e in Europa alla quale lavoravano numerosi dipendenti. La serietà nel lavoro e nella vita gli valsero l’elezione a senatore della Repubblica nel giugno 1953 e la rielezione per i due mandati successivi. Guadagnò ulteriori consensi grazie al ruolo di presidente dell’Atalanta, mantenuto dal 1945 fino alla morte. Con lui la squadra nerazzurra si aggiudicò il 2 giugno 1963 la Coppa Italia (3-1 nella finalissima a Milano contro il Torino, con la tripletta dell’allora ventenne Angelo Domenghini), unico trofeo tricolore della storia a oggi custodito gelosamente nella bacheca nella sede di Zingonia. Allorquando il capitano di quell’ Atalanta, l’indimenticabile Piero Gardoni, il giorno dopo l’impresa sul manto erboso dello stadio San Siro si recò a casa di Turani, a Redona, per consegnare il trofeo, allo stesso presidente a cui luccicarono gli occhi per la gioia. Sempre sotto la guida del senatore (col fido ingegner Luigi Tentorio) l’ Atalanta riempì i titoli dei giornali per la vendita nell’ estate del ’52 del bomber svedese Jepsson al Napoli del comandante armatore Achille Lauro per 105 milioni di lire (record assoluto per la cessione di un calciatore dell’ epoca). Insomma, il senatore Daniele Turani, anche a distanza di parecchio tempo è meritevole di sincero ricordo.
Arturo Zambaldo

Rosa Rossi in Signorelli , Ponteranica – 17 settembre 1988

Risento la tua carezza sulla guancia
Ciao mamma, la vita ti ha donato tante gioie e tanti dolori. Hai combattuto la tua malattia con serenità, sempre restando vicina alla tua famiglia, fino all’ultimo giorno. Risento ancora sulla guancia la tua ultima carezza che mi hai dato appena prima di lasciarci. Son certo che ti saresti coccolata le tue nipoti se la vita ti avesse concesso il tempo. Ci sei mancata troppo presto. Un giorno potremo riabbracciarci e mi darai ancora la tua carezza.
Marco Signorelli

Mario Ravasio , Bergamo – 23 dicembre 1970

Il macellaio dall’animo sensibile
Uomo di temperamento aperto e cordiale, si può ben dire che Mario Ravasio abbia dedicato con successo la sua vita al bene della famiglia e al lavoro. Titolare di una macelleria in Borgo Santa Caterina, era conosciutissimo per la sua onestà e serietà, due qualità che, insieme al suo animo sensibile, lo avevano fatto benvolere da quanti lo conoscevano.
Archivio de L’Eco di Bergamo

Colombo Pesenti , Bergamo – 14 novembre 1970

I poveri erano «la tua clientela più cara»
Quasi alla vigilia dei 90 anni si spegneva il dottore Colombo Pesenti, una cara figura di medico. In Borgo Palazzo in moltissimi lo ricordavano come il medico dei poveri. La generosità e la sensibilità per il prossimo sono state una caratteristica della sua vita, tutta spesa nello slancio di alleviare le sofferenze altrui. Laureatosi a pieni voti a Pavia e conseguita la specializzazione in ostetricia a Roma, tornava a Bergamo come assistente presso l’Ospedale Maggiore, allora in San Marco. Vinto il concorso per la condotta in Borgo Palazzo, si dedicava alla sua professione con entusiasmo e con tutta la sua competenza di professionista preparato e continuamente aggiornato con i progressi della scienza medica. Prima ancora che medico era confidente e amico dei suoi malati, in qualsiasi momento del giorno e della notte era pronto ad accorrere alle chiamate. Non lasciava mai mancare una parola di speranza e di conforto ai parenti ed ai poveri trovava modo di dare con assoluta discrezione anche i soldi per l’acquisto dei medicinali. Lasciato l’incarico più di vent’anni prima, continuò a restare vicino ai suoi poveri che chiamava «la mia clientela più cara».
Archivio de L’Eco di Bergamo

Beatrice Amboni vedova Bergamelli , Bergamo – 4 dicembre 1970

La nonnina del Borgo
Con la signora Amboni è scomparsa una figura molto nota in tutto il Borgo Santa Caterina, soprattutto tra le famiglie che vi risiedono da lungo tempo. Era un po’ considerata la “nonnina del Borgo”. Aveva appena superato il traguardo di 90 anni e in questa occasione erano stati in molti a felicitarsi con lei per la bella ricorrenza.
Archivio de L’Eco di Bergamo

Carolina Bonetali vedova Tomaselli , Bergamo – 23 novembre 1970

La forza delle mamme
Dopo una breve malattia si è spenta all’età di 83 anni, circondata dall’affetto dei cinque figli e dei congiunti, la signora Carolina. Donna di animo sensibile e di fede convinta era circondata dalla simpatia di quanti la conoscevano ed apprezzavano la sua onestà. Si può ben dire che ha dedicato la sua esistenza alla famiglia, sopportando le difficoltà con forza d’animo. Durante la guerra, infatti tutti i figli erano al fronte ed inoltre di recente era stata colpita negli affetti più cari per la morte di una figlia.
Archivio de L’Eco di Bergamo

Lorenzo Capelli , Villa d’Almè – 15 novembre 1970

Ha lavorato fino alla fine per amore dei suoi 10 figli
Pochi giorni dopo essere stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto, Lorenzo Capelli è mancato all’affetto dei suoi cari. Era un ex combattente della Grande Guerra e il 4 novembre scorso aveva preso parte alle cerimonie patriottiche che si erano svolte in paese. È morto in seguito a una breve e inguaribile malattia, lasciando nel dolore i dieci figli, che lo avevano attorniato di particolari premure. Vedovo da alcuni anni, si dedicava ancora a qualche lavoro, pur di aiutare la famiglia. Aveva lavorato per lunghi periodi come minatore nelle cave quarzifere di Clanezzo poi aveva svolto attività di muratore e anche altri mestieri riscuotendo ovunque la stima di tutti quanti.
Archivio de L’Eco di Bergamo

Ernesto Manfredini, Bergamo – 14 novembre 1970

Sette anni in griogioverde
Ha speso gli anni della sua gioventù per la Patria, passando ben sette anni in grigioverde (fra servizio militare e prigionia). Tornato a casa e formatosi una famiglia, era stato assunto alle dipendenze delle Ferrovie dello Stato.
Archivio de L’Eco di Bergamo

Leone Taramelli, Bergamo - 16 dicembre 1970

Fu un maestro nella lavorazione del ferro battuto
Si è spento nel silenzio come era vissuto all’età di 81 anni. Aveva lavorato per molti anni presso la ditta Busetti e poi era passato come istruttore nell’officina-scuola del Patronato San Vincenzo, dove ha dato prova di una abilità non comune nei lavori in ferro battuto. Ha lasciato un esempio di sobrietà esemplare, caparra del premio che il Signore gli ha preservato. Padre esemplare di quattro figli, dei quali due morti per la Patria. La sua morte lascia nel dolore la moglie ed i figli Italo e Giulio.
Archivio de L’Eco di Bergamo

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