Del resto siamo già in ritardo pazzesco: 22 ore fermi al confine russo più 6 al confine mongolo, non potevamo indugiare. Pagati i 25 dollari per l’assicurazione dell’auto, è stato sufficiente percorrere qualche chilometro in territorio mongolo per subirne l’incredibile fascino. È davvero un Paese magico, è come essere catapultati in un’altra dimensione, sembra di poter toccare con la mano il cielo. Montagne basse che sembrano enormi dune di sabbia, cielo azzurro con nuvole basse, laghetti blu, cime imbiancate in lontananza, villaggi con i bambini che ti corrono incontro e mille piste sterrate che confondono le idee. Per dire, lo sterrato che s’imbocca dopo il confine sembra assolutamente la strada principale, però conduce a un grande cancello che è chiuso con una catena... Non ci sono cartelli, si ha sempre il dubbio di non essere sulla strada giusta, ma si è ripagati dal panorama che ti strega e da una scarica di adrenalina: questa sì che è avventura allo stato puro. Per ora è stato soltanto l’antipasto.
Dopo lo stonato pezzo d’asfalto che è comparso all’improvviso e che ci ha condotto a Olg! ii, a 100 km dal confine, lo sterrato diventerà il nostro pane quotidiano. Sarà dura, ma la volata verso Ulaanbaatar si preannucia intrigante ed esaltante. Tenteremo l’impresa in quattro giorni. Useremo un gps per orientarci e saremo probabilmente in compagnia: per uno strano caso in hotel siamo in sei team italiani, tutti in Panda e tutti già conosciuti on the road durante il raid. La nostra «senzafreni» è in splendida forma e non ci mollerà sul più bello.
Non ci resta che raccontarvi le 22 ore al confine russo, dalle 11 di lunedì 17 alle 9 di martedì 18. E’ stata una mazzata, pensavamo di penare soltanto al confine mongolo e invece... Eravamo l’auto numero 28, considerando quelle partecipanti al Mongol Rally, nella fila indiana in territorio russo. Una lentezza disarmente e misteriosa, visto che martedì mattina le procedure sono state molto veloci. Comunque, la carovana a 2.500 metri d’altezza si è trasformata in un allegro villaggio ambulante, con le sedie e i tavolini che venivano spostati di qualche metro in avanti a ogni lento avanzamento. Partite di pallone, gli inglesi si cimentavano pure nel cricket, gare di birra sulle note di canzoni sparate dalle casse di un’auto e tante chiacchiere. Due inglesi di un team hanno attirato l’attenzione generale: Tom e James, ovvero due gentleman in Land Rover, con giacca e berretto scozzesi. Era come se vivessero in un mondo antico. Ho invidiato il loro Martini con l’oliva sorseggiato come aperitivo.
Io ho tentato di collegarmi a internet per inviare articoli e foto usando il modem satellitare, ma ho desistito dopo due ore di vani tentativi: collegamento impossibile. Di sera, sono stati accesi diversi fuochi perché il freddo è diventato intenso, molti hanno montato la tenda e c’è chi ha cucinato con i fornelletti. Noi ci siamo rifugiati nella Panda, abbiamo steso i sedili e ci siamo addormentati beatamente dopo aver mangiato pane, tonno e sottilette.
Marco Sanfilippo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Documenti allegati
In viaggio verso la Mongolia