Moda e tendenze
Venerdì 18 Settembre 2015
Barbie, democratica e indipendente
L’Icona senza tempo in una mostra
Bella, sorridente, elegante e indipendente. Una donna che negli anni ha fatto di tutto e di più, portando in giro per il mondo valori di integrazione, pace, amicizia e rispetto. E poi una donna modaiola, capace di anticipare stili e tendenze. Espressione dei suoi tempi ma anche icona senza tempo. Ecco Barbie, protagonista assoluta di una mostra dal 28 ottobre al nuovo museo Mudec di Milano, in via Tortona, 56.
A curarla, insieme al marchio Mattel che ha creato questa bambola nel 1959, un bergamasco d’adozione: Massimiliano Capella, impegnato nei mesi scorsi su una pubblicazione relativa a il Palma il Vecchio e al suo legame con la moda.
In questo nuovo progetto propriamente sociologico e di costume Capella, che sarà presto docente del corso di Storia della Moda all’interno del nuovo curriculum dell’Università di Bergamo «Moda e Design», ha analizzato a 360 gradi il fenomeno della Barbie. «Curare questa mostra è stata un’esperienza incredibile, perché non stiamo parlando di una semplice bambola ma di un’icona che ha saputo parlare al mondo». Prima di tutto raccontando una donna emancipata, democratica: «Barbie è di tutte le razze, parla tutte le lingue, fa centinaia di lavori e, proprio come una bambina, vive la quotidianità, progetta e s’inventa la sua vita». Come ha detto la ricercatrice Nicoletta Bazzano «la bambina che sveste e riveste la Barbie gioca con quello che sta diventando il proprio archetipo». Senza tempo: «Ha attraversato epoche e terre lontane, rafforzando così il suo status di leggenda, ha interpretato ruoli e raccontato valori internazionali» continua Capella.
Fin dal 1959 alcune creazioni sfoggiate da Barbie sono state talmente in linea con le nuove tendenze estetiche internazionali che hanno rappresentato un vero e proprio campionario in miniatura dell’evoluzione della moda negli anni: «Dall’haute couture francese all’affermazione internazionale dell’italian look, fino alla nascita del ready to wear americano» spiega Capella. Interprete perfetta del gusto e dell’eleganza di ogni suo tempo: «Fino alla metà degli anni Sessanta lo stile esibito da Barbie è stato la perfetta sintesi di quel “miracolo economico” degli anni Cinquanta, rappresentato nel mondo della moda da un susseguirsi di tendenze e figure che hanno segnato la nascita di una nuova estetica». Ma non solo: «Punti di riferimento dei fashion designer di Mattel sono stati Dior, Givenchy, Chanel, Balenciaga, ma non sono mancati i riferimenti alle creazioni dei più celebri costume designer di Hollywood, indossate sul grande schermo da Grace Kelly, Audrey Hepburn e Doris Day – continua lo studioso -. Nel 1985 venne realizzata addirittura la prima collezione griffata di abiti per la bambola: 4 capi haute couture di Oscar de la Renta». Al suo servizio anche i bergamaschi Krizia e Trussardi.
E c’è di più: «La sua evoluzione fisica ed estetica, così come stilistica, è stata specchio dei grandi cambiamenti della società nella seconda metà del XX Secolo». Seguendo la storia (Barbie astronauta in onore della russa Valentina Tereshkova), il costume (Barbie in minigonna come Mary Quant nel 1964), l’estetica (il primo caschetto corto e deciso nel ’65). In una continua evoluzione: «Negli anni ‘80 Barbie diventa nera, nel 1989 ambasciatrice Unicef, diventando voce di eventi storici di impatto mondiale: ha celebrato la fine della Guerra fredda, ma anche lo storico crollo del Muro di Berlino» commenta ancora Capella.
All’insegna di quello è stato da sempre il motto di Barbie: «I can be». Espressione di una donna - e della sua compagna di gioco - che a testa alta si butta a capofitto nelle mille storie che saranno narrate, inventate. «La filosofia che ruota intorno a Barbie ha fatto sì che le bambine potessero immaginare di fare ciò che desideravano: con Barbie ogni donna ha sempre saputo di avere infinite possibilità» ha scritto l’imprenditrice americana Ruth Handler. Il tutto con quell’immancabile sorriso e un pizzico di rosa shocking che non fa mai male. In fondo, a pensarci bene è l’unica bambola a cui è stato dedicato un colore Pantone.
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