In Giappone spopola la moda «made in carcere»

Anche in Italia il carcere spesso si trasforma in sartoria (la stessa Annamaria Franzoni sta trascorrendo il suo periodo da detenuta tagliando e cucendo), ma in Giappone i prodotti disegnati e tessuti dai detenuti del penitenziario minorile di Hakodate, sull’isola di Hokkaido, sono diventati un fenomeno commerciale vero e proprio: si accettano ordini, ma per la consegna bisogna attendere che siano soddisfatti quelli ancora da smaltire.

Grembiuli, borse da shopping e marsupi. Tutti con un marchio Jail (inserito in un cerchio e disegnato da un dirigente del penitenziario) che a questo punto le autorità hanno deciso di registrare ufficialmente.
Il lavoro da designer e sarti dei giovani detenuti di Hakodate ha avuto una vetrina nell’ottobre del 2006; ma la vendita dei loro prodotti ai visitatori del carcere non si è rivelata un successo.

La svolta è arrivata lo scorso anno, con la loro distribuzione nel negozio della Correctional Association per prison industry cooperation a Tokyo (assieme a centinaia di altri oggetti, prodotti in 70 prigioni da 81.000 detenuti). Da allora sono diventati sempre più di moda, in tutti i sensi.(31/07/2008)

© RIPRODUZIONE RISERVATA