Nuove famiglie e nuove sfide: i risultati nella provincia sulla realtà sociale bergamasca

Le dinamiche familiari e sociali stanno evolvendo rapidamente, portando con sé nuove sfide e interrogativi. Le famiglie sono sempre una risorsa decisiva per la società? E come aiutarle? Per comprendere meglio queste trasformazioni, presentiamo i risultati dell’importante indagine sociologica nella nostra provincia, promossa da L’Eco di Bergamo in collaborazione con i sociologi dell’Università di Bergamo.

Capire come è cambiata la famiglia, a partire dalle sue caratteristiche sociali, i rapporti interni, le reti di relazione con parenti e amici, il sostegno ricevuto o non trovato, la permanenza dei giovani in famiglia, la cura dei bambini: sono innumerevoli gli aspetti che l’indagine de L’Eco e dell’Università di Bergamo ha potuto toccare .

Le famiglie vivono in un mondo complesso, dove la solitudine si è fatta strada. La relazione mamma-mamma (e il cortile dove ci si scambiava consigli ed esperienze), che un tempo offriva supporto immediato e spontaneo, è stata sostituita dalla ricerca di specialisti, mentre la società, sempre più individualista e frenetica, misura tutto attraverso il prisma della performance, giudicando chi non riesce a stare al passo. I nonni diventano una risorsa preziosa, mentre il senso di comunità si affievolisce. Costruire una comunità accogliente e inclusiva diventa oggi una delle sfide più grandi per ricreare legami che una volta erano la linfa vitale delle relazioni familiari.

Dall’indagine sociologica: una società sempre più complessa

Che cos’è oggi la famiglia per i bergamaschi e le bergamasche? Quali sono le sfide principali che le famiglie si trovano ad affrontare? Queste sono solo alcune delle domande poste a una vasta gamma di figure della società civile di Bergamo e provincia, tra cui, ad esempio, amministratori, insegnanti, medici, sacerdoti e volontari.

«Le famiglie trasmettono i valori e lo fanno in modo spontaneo, nel modo in cui salutano gli altri, o accolgono altre persone in casa. I valori passano attraverso le modalità quotidiane di agire di una famiglia. Queste cose prima erano frutto di un’educazione molto condivisa tra le mamme. C’era la possibilità di scambiarsi le esperienze perché il vicino di casa era un conoscente, ti dava delle indicazioni». Il ritmo frenetico della vita moderna, con due genitori lavoratori e molteplici impegni quotidiani, riduce sia il tempo trascorso in famiglia sia le occasioni di socialità con altre famiglie. «Oggi, e questa cosa il Covid l’ha fatta proprio balzare in modo estremo, ognuno sta nel proprio spazio che ha costruito e dove ha tutto quel che serve e tutti i comfort. Però di fatto gli manca quello che era il regalo di una relazione quotidiana con chi aveva i tuoi stessi bisogni: la relazione mamma-mamma. Per cui se il mio bambino aveva un problema, non mi rivolgevo subito allo specialista, ma andavo dalla mia vicina di casa che aveva un bambino di un anno più grande e mi confrontavo con lei». (Coordinatore pedagogico in una scuola)

Le famiglie di oggi sembrano meno preparate, rispetto al passato. «L’impressione che abbiamo noi è che alcune famiglie siano molto sole. Sono famiglie che hanno da una parte la necessità di interagire, di integrarsi, di entrare in relazione, però dall’altra parte hanno tutta una serie di fatiche personali e quindi tendono un po’ a chiudersi». Queste le parole di uno degli intervistati, educatore. Ciascuno ha una sua idea, ciascuno è in grado di dire chi fa parte o non fa parte della sua famiglia ma il concetto di “famiglia” è sempre più difficile da definire in modo universale e astratto.

«Siamo immersi in un contesto sociale che misura molto la performance. E di fronte alle difficoltà le famiglie subiscono proprio il giudizio della mancata performance, e così, vivendo in un isolamento di fondo, di fronte alle fragilità le famiglie diventano spesso ancora più fragili. Vivono il timore del giudizio, della “non riuscita”, e si isolano ancora di più». (Educatore)

La famiglia “media” e più diffusa sul territorio è composta generalmente da 2 a 4 persone (spesso la coppia genitoriale con uno o due figli), mentre le famiglie numerose, con tre o più figli, sono più rare. Le famiglie sono inoltre meno “estese”, con reti di supporto più limitate in caso di bisogno (ad esempio, meno zii e cugini disponibili). Alcune famiglie, soprattutto quelle di recente immigrazione o di lavoratori che si trasferiscono, vengono descritte come prive di rete di sostegno. Si registra anche un aumento di nuove configurazioni familiari: famiglie monogenitoriali, ricomposte e “unipersonali” (composte da individui soli, giovani o anziani).

Parallelamente, le dinamiche tra generi e generazioni stanno evolvendo, con l’aumento dell’occupazione femminile come principale fattore di cambiamento nei rapporti familiari. In un contesto come quello bergamasco, dove la presenza delle donne nel mondo del lavoro è cresciuta, la sfida principale è quella di ridistribuire in modo equo i carichi di cura all’interno della famiglia.

«Rispetto al passato ci sono più donne che lavorano. La donna si è emancipata molto di più. Quindi, se prima magari accettava determinate cose, adesso fa più fatica ad accettarle. Vivendo il mondo del lavoro, vivendo la società in modo più attivo si rende anche conto di questioni che tanti anni fa non considerava nemmeno». (Assessore)

Da un lato, si può notare un aumento del coinvolgimento dei padri nella cura dei figli e dall’altro, è cambiato quello che è il ruolo dei nonni.

«Chi ha la fortuna di avere dei nonni in salute (sembra brutto da dire) li sfrutta! Perché comunque sono poche quelle persone che hanno dei nonni abbastanza giovani e disponibili, magari nello stesso paese, che decidono di non “pesare” sui nonni. Quando ci sono, i nonni sono quasi fondamentali all’organizzazione familiare! Anche perché è difficile, e costoso, trovare una babysitter». (Assessore all’Istruzione)

La figura del caregiver

I cambiamenti nelle relazioni familiari e nella loro organizzazione evidenziano un aumento delle fragilità all’interno delle famiglie. Nel contesto che abbiamo delineato, prende sempre più importanza il caregiver, figura che sarà cruciale nelle famiglie del futuro.

Immagine che c’è nel pezzo nel footer della prima pagina DALL’INDAGINE SOCIOLOGICA (le mani con la famiglia di carta)

Chi è il caregiver? È colui che si prende cura delle persone fragili, come anziani, malati o disabili. Si occupa di diverse attività quotidiane, che spaziano dalla preparazione dei pasti all’assistenza nell’igiene personale, dalla gestione dei farmaci al supporto nella mobilità.

Nonostante vi sia una crescente sensibilità e attenzione nei confronti delle fragilità, molte famiglie si trovano a dover fare affidamento su figure esperte, esterne alla loro cerchia, per ricevere indicazioni e supporto nella gestione delle criticità quotidiane. Questo trend sottolinea la necessità di un approccio più integrato e collaborativo nella cura, evidenziando l’importanza di professionisti in grado di affiancare le famiglie nelle sfide legate alla fragilità e al benessere.

Si sente sempre più forte la necessità di costruire e valorizzare reti locali che coinvolgano imprese, scuole, oratori e servizi per offrire spazi di relazione e supporto e rispondere alla “voglia di comunità” di cui parlava il sociologo Zygmunt Bauman. Luoghi in cui tutte le famiglie possono sentirsi accolte e svolgere il loro ruolo educativo, sapendo di non essere sole. In tal modo, si può riscoprire il senso di appartenenza a un arcipelago di solidarietà e sostegno reciproco, piuttosto che restare isolate in un contesto di solitudine.

Parola a Maria Gabriella Landuzzi

Abbiamo chiesto una riflessione sul tema e su ciò che è emerso dall’indagine sociologica a Maria Gabriella Landuzzi , professoressa di Sociologia dei processi culturali e della famiglia all’Università degli Studi di Verona.

Quando parliamo di famiglia, oggi, a cosa facciamo riferimento?

«Seppure non esista una definizione univoca ed esaustiva di ciò che è la famiglia, studiosi di varie discipline concordano sul fatto che essa sia una componente fondamentale della società umana. Rappresenta una relazione complessa, sui generis, capace di racchiudere in sé la doppia valenza di gruppo e luogo di affetti, ma anche di istituzione sociale in relazione a funzioni e norme sociali alle quali risponde. Per questa doppia valenza, ogni momento storico ha prodotto un proprio modello familiare. Oggi, la crescente variabilità di forme familiari sembra indicare non tanto che la famiglia stia scomparendo quanto piuttosto che siamo di fronte ad un processo di cambiamento sociale e culturale. Osserviamo la realtà “delle famiglie” piuttosto che “della famiglia”. Famiglie che, seppure diverse, rappresentano il luogo entro il quale si producono beni relazionali ovvero beni non materiali che si sviluppano nelle relazioni e che, come le ricerche dimostrano, rendono le famiglie artefici del benessere delle persone e dell’intera collettività».

Quali sono i principali cambiamenti che hanno investito le famiglie negli ultimi anni?

«Basta guardarsi intorno ed è immediato osservare che nell’attuale società complessa cresce il numero delle famiglie e allo stesso tempo si restringe la loro composizione. Per esempio, la famiglia caratterizzata dalla compresenza di nonni e di altri familiari tende a scomparire, lasciando spazio a famiglie numericamente più ristrette, formate da un solo genitore oppure senza figli. Anche i ruoli e le dinamiche interne risentono dei cambiamenti della società. Scelte di vita orientate ad una realizzazione personale piuttosto che al perseguimento di ideali sociali e l’emancipazione della donna hanno determinato una rottura nei confronti dello schema tradizionale della famiglia (dove la figura maschile è dedita al mantenimento della famiglia e quella figura femminile ai compiti di cura). Ciò si traduce in una maggiore simmetria tra i ruoli e in un maggiore coinvolgimento dei padri nella cura dei figli, modificando anche il modo con cui viene vissuta e gestita la genitorialità in un contesto che risulta sempre più multiculturale oltre che tecnologicamente in continuo sviluppo».

E quali le principali sfide che le famiglie sono chiamate ad affrontare?

«Le dinamiche complesse della società odierna (i rapidi cambiamenti, l’affermarsi dell’individuo rispetto alla comunità, le nuove tecnologie, l’accelerazione dei processi comunicativi) mettono le famiglie di fronte a numerosi ostacoli. Diventare genitori significa assumersi responsabilità anche verso la società senza tuttavia avere oggi modelli sicuri di riferimento: il ruolo “di vetrina” imposto dalla tecnologia rappresenta una ulteriore nuova sfida educativa. Le famiglie “sandwich”, affrontano sfide impegnative sul versante delle attività di cura non solo verso i piccoli, ma anche nei confronti delle generazioni sempre più anziane, non trovando adeguato sostegno da parte di una società sempre più richiestiva e meno supportiva. Una società sempre più digitale che, in una logica di progresso e rinnovamento continuo, ha perso di vista l’aspetto più tipicamente comunitario caratterizzato dal bisogno di ritrovarsi e di stringere legami, punto fermo per una società in perenne trasformazione».

Non limitarti a leggere

Sui temi del lavoro come della famiglia, della vita religiosa e della partecipazione politica in queste settimane è in corso in Bergamasca una grande indagine sociologica, voluta da L’Eco di Bergamo e in collaborazione con i sociologi dell’Università di Bergamo. Per capire come e quanto siamo cambiati negli ultimi anni.

Per questo i collaboratori de L’Eco stanno realizzando tante interviste, incontrando testimoni della vita delle nostre comunità. Accompagniamo l’indagine con diversi contributi, ospitando sulle pagine e sul sito de L’Eco pareri, domande e riflessioni. Insieme al contributo di chi, bergamasco, oggi vive e lavora all’estero.

Ma soprattutto chiediamo anche a te di comunicarci il tuo pensiero. Vogliamo conoscere le tue idee, per costruire insieme a te una “missione” per il territorio bergamasco. Puoi scrivere a: [email protected]

© RIPRODUZIONE RISERVATA