Trivelle, referendum
e numeri da quorum

Il 17 aprile si voterà sulle trivelle. Il referendum è stato voluto da 9 Regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto), preoccupate per le conseguenze ambientali dovute a un maggiore sfruttamento degli idrocarburi.

Non propone un alt immediato né generalizzato. Chiede di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalla costa, senza limiti di tempo, cioè fino all’esaurimento del giacimento. In Italia si sono svolti 66 referendum abrogativi, da quello sul divorzio del 1974 agli ultimi del 12 e 13 giugno 2011, gli unici dal 1997 ad aver raggiunto il quorum.

Come succede a quasi tutte le schede dei referendum, anche quella del 17 aprile presenta un quesito molto tecnico e di non facile lettura. In pratica è in gioco il futuro di poco più della metà delle piattaforme dei nostri mari, 64 su 119 (numeri di Assomineraria). Se vince il «no», i giacimenti saranno sfruttati fino all’esaurimento; così anche se non si raggiunge il quorum, cioè più del 50 per cento dei votanti. Se invece vince il «sì», gli impianti saranno chiusi in anticipo, alla scadenza delle concessioni.

Chi ha promosso il referendum ed è a favore del «sì» sostiene che le regole attuali permettono di aprire nuove piattaforme petrolifere accanto a quelle già esistenti. Il fronte del «no» rileva invece che non c’è Paese al mondo che abbia il petrolio e non lo sfrutti: così si scopre che in Italia c’è una dorsale degli idrocarburi che parte da Novara, si distende lungo gli Appennini fino in fondo alla Calabria e prosegue in Sicilia. Nell’Adriatico c’è una dorsale parallela da Chioggia al Gargano. Chi è alla ricerca di combustibili nei mari osserva anche che tutt’attorno a noi, per esempio sulla costa ex jugoslava, già si trivella in modo massiccio. L’argomento ricorda quello usato a suo tempo da chi era favorevole alle centrali nucleari: se noi rinunciamo, ci prendiamo ugualmente tutti i rischi di inquinamento e di incidenti ma non otteniamo nessun beneficio. Tesi contrastata dal noto geologo e ambientalista Mario Tozzi: «Se il mio vicino di casa è un piromane, anch’io devo dar fuoco alla mia casa?». Per raggiungere il quorum i sostenitori del «sì» dovrebbero portare a votare 24 milioni di italiani: una missione possibile?

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