Luoghi (non) comuni
Lunedì 01 Aprile 2019
L’ora legale o solare
L’Europa eviti il caos
Quand’eravamo ragazzi, l’ora legale era strettamente connessa con la chiusura delle scuole e l’inizio delle vacanze estive. Era davvero come la ciliegina sulla torta. Un’ora in più di luce per giocare di sera all’aperto. Entrava in vigore alla fine di maggio e restava per quattro mesi, sino alla fine di settembre. Era il tempo in cui, finita la scuola, bande di ragazzini – eravamo i figli del baby boom, moltissimi – riempivano le strade, ancora non così trafficate, dove si riusciva persino a giocare a pallone. E scorrazzavano per i prati cittadini, che ancora esistevano, alla ricerca delle lucciole, ora sparite.
Quelle lucciole di cui parlava già Pier Paolo Pasolini, in un famoso articolo in realtà d’argomento politico del 1975: «Nei primi anni sessanta, a causa dell’inquinamento dell’aria, e, soprattutto, in campagna, a causa dell’inquinamento dell’acqua (gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a scomparire le lucciole. Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante. Dopo pochi anni le lucciole non c’erano più». Quel regime di ora legale fu in vigore dal 1966 al 1980, quando l’avvio fu anticipato, prima ad aprile e l’anno dopo a marzo, mentre nel 1996 fu prolungato fino all’ultima domenica di ottobre. Sette mesi di ora legale e soli cinque di solare.
Ora il Parlamento europeo ha approvato lo stop, dal 2021, al cambio dell’ora. Gli Stati dovranno scegliere tra ora solare o legale. È stata accolta la proposta della Commissione, presieduta da Jean-Claude Juncker, dopo una consultazione popolare, cui hanno risposto 4,6 milioni di europei: l’84 per cento ha dichiarato di non voler più cambiare l’ora. Al sondaggio hanno partecipato soprattutto Paesi del Nord Europa, dove d’estate la giornata è molto lunga, d’inverno, al contrario, assai corta.
Già nel 1784 Benjamin Franklin, l’inventore del parafulmine, aveva proposto di anticipare la sveglia per risparmiare sulle candele di sera. L’ora legale nacque per avere un’ora in più di luce durante le attività lavorative e consumare meno energia elettrica. Si calcola che, nel periodo di ora legale del 2018, in Italia siano stati risparmiati 111 milioni di euro. Secondo uno studio di Terna, l’operatore per la trasmissione dell’energia elettrica, tra marzo e ottobre 2016 si è registrato un calo dei consumi di 573 milioni di kilowattora.
L’ora legale, permettendo una maggiore efficienza energetica, taglia le conseguenti emissioni di gas serra. Un passo nella direzione da intraprendere il più presto possibile, per contenere il riscaldamento globale sotto un grado e mezzo e salvare il pianeta, che ha solo trent’anni per rottamare l’intero sistema energetico, basato sulle fonti fossili, e passare alle rinnovabili. Nel corso del tempo l’effettivo risparmio si è assottigliato perché le ore di luce aumentano e il ricorso all’elettricità cala, ma, soprattutto d’estate, il caldo crescente si sposta anche alla sera. Il risultato è l’impennata, negli ultimi quindici anni, del ricorso ai condizionatori, anche se il risparmio rimane consistente.
La possibilità di scegliere tra l’ora legale e quella solare lascia perplessi. Si rischia solo il caos. Sarebbe preferibile che il Parlamento europeo sostenesse l’adozione dell’ora legale sempre e per tutti i Paesi dell’Unione. Una misura più semplice e con un indubbio risparmio energetico, economico e di emissioni. Non si capisce a chi convenga la solare. Anche per l’Italia è meglio restare ancorata all’ora legale. Certo, d’inverno il sole sorgerebbe alle 8 e 30: non solo chi lavora, ma anche i bambini delle scuole si ritroverebbero a entrare in classe quando c’è ancora buio.
Il cambiamento di orario provoca un piccolo disagio psico-fisico, non paragonabile a quello, ben più forte, del jet lag.L’adattamento è veloce, perché il cervello si adatta in un numero di giorni pari a quello dei fusi orari di spostamento. Molto più problematico il jet lag, per esempio di sei ore sulla costa est degli Stati Uniti, di nove su quella Ovest. Una società abituata ormai ai viaggi intercontinentali o che, comunque, comportano un cambio di fuso orario – sono tre solo nell’Unione europea – non dovrebbe allarmarsi per il cambio di un’ora, poco significativo per l’equilibrio psico-fisico. La risoluzione del Parlamento europeo sarà vagliata ora dal Consiglio, presieduto da Donald Tusk. Piuttosto che l’assurdo alternarsi di Paesi con l’ora legale e altri con la solare, sarebbe preferibile mantenere i due passaggi, anche perché adesso riguardano l’intero continente. Oggi l’Europa ha bisogno di tutto, fuorché di nuovo caos.
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