Luoghi (non) comuni
Sabato 19 Marzo 2016
La missione in Libia
e la prudenza Usa
Sulla guerra in Libia Obama condivide la prudenza dell’Italia. Lo si capisce dalla sua dichiarazione riguardo all’intervento occidentale del 2011 che rovesciò Gheddafi: «Fu un errore». In effetti, dopo la caduta del Comandante, la Libia è finita in mano a bande armate di ogni genere. Si potrebbe vincere una nuova guerra? La storia dice che, dal Vietnam in poi, nonostante la crescente superiorità militare e tecnologica, l’Occidente ha sempre perso. Le guerre in Somalia, Afghanistan e Iraq si sono regolarmente rivelate catastrofi umanitarie, economiche e militari, risolte con ritirate rovinose che hanno lasciato la situazione peggiore di come l’avevano trovata. Ecco perché Obama ha seguito la linea di evitare, o concludere, gli interventi militari.
Anche in Siria, secondo il presidente Usa, la situazione ora sarebbe ancora più grave, se gli americani avessero bombardato Assad dopo l’uso delle armi chimiche. Persino Putin ha ordinato il ritiro delle Forze russe dalla Siria cinque anni dopo l’inizio della spaventosa spirale di violenza che ha messo in ginocchio il Paese, motivando la decisione con l’intento di facilitare i negoziati di Ginevra tra governo e opposizioni. Intanto il cessate il fuoco sembra reggere. La violenza genera sempre altra violenza: non è la soluzione per combattere il terrorismo. Alla barbarie dell’Isis in Iraq, Siria e Libia non si risponde con la barbarie degli Stati civili, ma trovando e punendo i mandanti e i finanziatori dei gruppi criminali. Piuttosto che investire spaventosi budget per droni e altre tecnologie, l’Occidente deve individuare soluzioni politiche più efficaci.
Per esempio, smetterla di sovvenzionare finti alleati, come la Turchia e l’Arabia Saudita: la prima ha una lunga storia di traffici di petrolio con l’Isis, la seconda non può davvero lottare contro il fanatismo islamista, perché in realtà lo sostiene. La maggioranza degli italiani si oppone a una missione militare in Libia, secondo un sondaggio, pubblicato dall’Ispi - Istituto per gli studi di politica internazionale - e realizzato dall’Ipsos. Tra la minoranza interventista, il 23 per cento ritiene utile mandare forze di terra. I «sì» sono il 45 per cento tra gli elettori di centrodestra, si attestano sul 34 per cento sia tra gli elettori Pd sia tra i M5S, mentre più a sinistra scendono al 19 per cento. Il premier Matteo Renzi non contraddice la maggioranza degli italiani, chiamando l’Italia fuori dal conflitto in Libia contro i tagliagole dello Stato islamico dell’Isis: «Non è all’ordine del giorno la missione militare italiana. Prima si deve formare un governo che sia solido, anzi strasolido, e abbia la possibilità di chiedere un intervento della comunità internazionale, per non ripetere gli errori del passato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA