Donne e politica
La lunga marcia

Tra due settimane Hillary Clinton potrebbe essere la prima donna che entra alla Casa Bianca. E in Italia? La medicina, la magistratura, l’ingegneria erano tutti campi riservati agli uomini. Oggi non è più così. La maggioranza dei giovani medici e magistrati sono donne. L’Italia, però, resta un Paese maschilista: non ha mai avuto una donna né come presidente del Consiglio né come capo dello Stato.

Una recente inchiesta giornalistica ha dimostrato che 76 donne sono diventate presidenti e premier nel mondo dagli anni Sessanta a oggi. Quando eravamo ragazzi, sentivamo parlare di Indira Gandhi, Golda Meir, Isabel Peron. Poi sono arrivati i tempi di Margaret Thatcher, Corazon Aquino, Benazir Bhutto. Ora sono quelli di Angela Merkel, custode del rigore sui conti dell’Europa, e Theresa May, che guiderà il Regno Unito nell’era del dopo Brexit.

In Norvegia, dove Gro Harlem Brundtland è stata a capo del governo per una decina d’anni, i bambini chiedono alle madri se anche un uomo può essere premier. Al capo opposto del continente c’è l’Italia. La prima donna ministro fu Tina Anselmi nel 1976: per oltre trent’anni la democrazia italiana aveva dimenticato metà del Paese. Poi alle donne sono stati riservati i ministeri – Sanità e Pubblica Istruzione – che corrispondevano ai lavori considerati di loro pertinenza: l’infermiera e la maestra, l’ospedale e la scuola. Abbiamo dovuto aspettare il 1998 per avere una donna ministro dell’Interno, Rosa Russo Iervolino, il 2013 per una donna ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Non si sono ancora viste una donna presidente del Consiglio o una presidente della Repubblica.

La presidenza della Camera è stata, finora, la carica istituzionale più femminile. Nilde Jotti la resse per tre legislature, dal 1979 al 1992. Irene Pivetti fu alla guida di Montecitorio dal 1994 al 1996: aveva trentun’anni quando fu eletta. Nell’attuale legislatura presidente della Camera è Laura Boldrini.

In attesa di sapere se Hillary Clinton prevarrà o no su Donald Trump, abbiamo assistito alla visita di Stato di Matteo Renzi da Obama, che ne ha elogiato l’impegno per le riforme: «In Italia sta sfidando lo status quo con riforme coraggiose... è giovane, è bello, ha lanciato una visione di progresso che non affonda le proprie radici nelle paure della gente, ma nelle loro speranze». A noi è venuto il sospetto che Obama, avendo come successore, comunque vada, un settantenne, abbia pensato che il quarantenne Renzi sarebbe stato un ottimo candidato anche per la Casa Bianca.

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