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Giovedì 26 Maggio 2016
Cresce la solidarietà
negli anni della crisi
La solidarietà che non t’aspetti. Al tempo della crisi, mentre redditi e occupazione crollano, i fondi raccolti dalle organizzazioni umanitarie registrano un’impennata. Secondo il Censis, sono 32 milioni i cittadini che, nell’ultimo anno, hanno fatto una donazione a organizzazioni umanitarie.
Ed è boom del cinque per mille nel 2014. Secondo la società «Np Solutions», il volontariato ha raccolto il 25,9 per cento in più del 2013, sfondando i 330 milioni. Sono cresciute anche le donazioni per le associazioni sportive (più 34,3), la ricerca scientifica (più 20,6), la ricerca sanitaria (più 19,8 per cento) e i Comuni (più 18). Un milione e 700 mila italiani hanno deciso di destinare il cinque per mille dell’Irpef all’Associazione italiana per la ricerca sul cancro. Seguono Emergency, Medici senza frontiere, Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma, Unicef.
Tra il 2007 e il 2014, negli anni più bui della crisi, i fondi raccolti complessivamente da Save the Children sono aumentati da 15,2 a 67,6 milioni di euro (+345 per cento), quelli destinati a Emergency sono saliti da 23,3 a 38,9 milioni (+67 per cento), quelli di Medici senza frontiere sono passati da 35,9 a 50,2 milioni (+40 per cento). Nello stesso periodo il Pil italiano si riduceva del 9 per cento, i consumi flettevano del 7,5, i redditi disponibili delle famiglie scendevano del 12,7, gli investimenti crollavano del 30,4 e il numero di occupati diminuiva di 615.000 unità.
Mentre si agitano forti pulsioni verso la frattura della coesione sociale, emerge la voglia di tenuta della comunità, che si affida agli enti che svolgono attività altruistiche e solidali. Chi sono gli italiani più altruisti? Prevalgono le donne, la fascia di età compresa tra 45 e 64 anni, i diplomati e i laureati, i residenti nel Nord-Est. Il tasto dolente restano i tempi. I soldi delle dichiarazioni dei redditi del 2014, infatti, arriveranno nelle casse degli enti beneficiari solo entro la fine del 2016, con quasi due anni e mezzo di ritardo. Lo Stato deve stringere i tempi.
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