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Le relazioni che formano e resistono

La pandemia ha fatto crescere il divario digitale tra chi poteva accedere a strumenti e connessioni digitali e chi no. Efficace è stato l’intervento di Fondazione Cariplo e della Fondazione della Comunità Bergamasca

Le diseguaglianze digitali sono emerse con forza durante la pandemia quando la Didattica a distanza (DAD) era l’unico modo per far scuola. Abbiamo chiesto ad Osvaldo Ranica, presidente della Fondazione della Comunità Bergamasca che, con Fondazione Cariplo e Impresa Sociale Con I Bambini ha attivato un progetto coordinato su tutta la provincia per contrastare queste forme di povertà educativa, cosa è cambiato.

Oggi, com’è la situazione?

La DAD ha svolto la funzione di acceleratore della crescita delle diseguaglianze tra le famiglie e le nuove generazioni. Prendere parte o meno alle lezioni, poter restare collegati o meno alle attività scolastiche, coltivare interessi e relazioni durante il lockdown è stato diverso per chi poteva contare su connessioni illimitate e per chi invece doveva condividere un unico dispositivo in una famiglia con più figli e magari con una connessione “a consumo” limitata. Il differente grado di accesso agli strumenti genera una differente capacità di utilizzarli, di comprenderne potenzialità e rischi. In sintesi, l’acutizzarsi di una povertà educativa.

Perché è così importante parlare di povertà educativa?

Perché è una delle forme più odiose e subdole di povertà, spesso legata a quella socio-economica. Poiché è poco visibile, parlarne ed essere consapevoli dei suoi effetti è indispensabile per reagire. La buona notizia è che si tratta di una forma di povertà che si può contrastare senza assistenzialismo e sussidi, perché consente di passare dalla logica del contributo a quella dell’investimento, attraverso iniziative formative serie.

Cosa lascia DigEducati al territorio e alla comunità bergamasca?

Consapevolezza, un metodo di lavoro, una infrastruttura di relazioni…e tante responsabilità. Per quanto siamo fieri di aver distribuito oltre 800 dispositivi tra personal computer, smartphone e modem di connessione prepagati, ci siamo convinti che l’infrastruttura tecnologica e digitale è importante, ma che l’infrastruttura sociale e educativa è fondamentale. Non a caso abbiamo chiamato i 42 spazi di aggregazione attivati su tutto il territorio provinciale dal progetto DigEducati Punti di Comunità. Abbiamo realizzato azioni, ma possiamo dire di avere anche impostato una metodologia di lavoro, che ci ha spinti fino a tracciare il perimetro di un nuovo profilo di competenze, quello dell’educatore digitale, il DigEducatore: che non è un esperto di alfabetizzazione informatica ma un promotore di relazioni vitali e di rapporti generativi nel mondo reale, attraverso l’educazione ad un utilizzo consapevole delle tecnologie.

Responsabilità appunto, come e chi deve assumerle?

Le responsabilità oltre che assunte vanno condivise, soprattutto quelle educative. Nessuno può affrontare in solitudine temi enormi come la povertà educativa o come l’adattamento delle sfide educative alla trasformazione digitale: per questo insistiamo sul concetto di comunità educante, composta dalla sinergia tra famiglia, biblioteca, oratorio, spazio compiti, scuola e altre agenzie educative.

La scuola però procede verso il divieto degli smartphone in classe: le istituzioni intendono dire che dalla digitalizzazione occorre difendersi?

Non dobbiamo confondere la digitalizzazione con uno strumento, lo smartphone, che ci è letteralmente esploso nello spazio virtuale tra le dita e il cervello. Non sta a noi commentare gli indirizzi del Ministero, ma è evidente che l’attività scolastica incontra delle difficoltà di fronte alla presenza pervasiva fino alla tossicità degli smarthphone in classe, quindi un limite andava posto. Questi dibattiti però nascono anche perché la “comunità educante” si è rarefatta e manca una preliminare condivisione delle responsabilità tra scuola, famiglia, agenzie educative. Se la consapevolezza è debole il soccorso viene sempre chiesto alla legge, anche se sappiamo che non è questa la strada più efficace. Lo smartphone, poi, è diventato un prolungamento dell’identità personale per cui oggi il sequestro del cellulare è vissuto come la deprivazione di un diritto inalienabile: su questo dobbiamo riflettere come educatori, perché non bastano le circolari, serve una nuova pedagogia dell’era digitale.

Chiusura in festa per la comunità dei DigEducati

«L’infosfera delle disuguaglianze: educare tra reale e virtuale» è il titolo del convegno che il 20 settembre chiuderà DigEducati. Appuntamento al Kilometro Rosso dalle 10 alle 13,30. Garantire a tutti l’opportunità di apprendere, sperimentare, sviluppare e realizzare le proprie capacità e aspirazioni attraverso un uso responsabile, consapevole, critico e creativo degli strumenti digitali significa contrastare una nuova forma di povertà: la povertà educativa digitale.

Ne parleranno Osvaldo Ranica, Presidente Fondazione della Comunità Bergamasca, Giovanni Azzone, Presidente Fondazione Cariplo, Marcella Messina, Presidente Collegio dei Sindaci e Marzio Zirafa, Presidente Rete Bibliotecaria Bergamasca. Approfondirà invece il tema dell’«Educazione come pratica per superare le disuguaglianze nell’era digitale» Marco Rossi Doria. A seguire Chiara Agostini dell’Università degli studi di Milano parlerà del «Ruolo della didattica digitale». In chiusura, una tavola rotonda tra i protagonisti del progetto ripercorrerà i tre anni di sviluppo e il lascito per le comunità locali, le reti sociali e professionali.

Festa DigEducati

Per i bambini e la DigEducati community è invece organizzata per il 21 settembre dalle 14 alle 21 una festa nello spazio eventi di Daste. Il progetto ha coinvolto più di 1700 bambini dai 6 ai 13 anni del territorio bergamasco e i loro adulti di riferimento. Ricchissimo il programma.

Quattro le postazioni per lo svolgimento di laboratori creativi digitali con focus su scienza, tecnologia, ingegneria, arti e matematica, adatti a bambini e ragazzi di diverse fasce d’età (su prenotazione). Tre le dimostrazioni di attività tecnologiche a rotazione e poi ancora una dimostrazione con i Robot dell’Istituto Italiano di tecnologia e a seguire possibilità di guidare i robot (su prenotazione). Ludobus e videogiochi anni 80 - Arcade Story con 18 cabinati.

La speaker sarà Giorgia Vecchini, cosplayer italiana famosa per aver vinto la prima edizione del WCS e in conclusione la performance «Scopri la magia del video mapping: quando la luce diventa uno spettacolo». E naturalmente apericena per tutti.

La soddisfazione dei genitori e degli insegnanti

Ecco le testimonianze di chi ha sperimentato le esperienze dei laboratori del progetto. Fabio Erba è un pedagogista e animatore del Punto di Comunità nato da DigEducati a Costa di Mezzate ed ha vissuto in prima persona la crescita del progetto. «Abbiamo lavorato perché i bambini dai 6 ai 13 anni imparassero a vivere da protagonisti la relazione con il mondo digitale.E’ stata una soddisfazione vederli raccontare ai genitori come hanno imparato ad usare il mouse, ad interagire con la piattaforma Roblox per giocare in modo creativo con gli avatar, a condividere con i compagni le scoperte dei tools»

Gli fa eco Chiara di Carlo, bibliotecaria di Seriate, che ha seguito l’inserimento nella sua biblioteca del punto di Comunità di DigEducati «Questo luogo è già di per sé un luogo di incontro dove accedono diversi pubblici. Il percorso di educazione digitale si è rivelato particolarmente pertinente perché è andato a colmare una domanda che non aveva ancora una risposta strutturata».

Anche Bianca Maria Nozza, insegnante, ha potuto sperimentare il successo dei laboratori sull’intelligenza artificiale, la scoperta e l’utilizzo dei visori di realtà virtuale e soprattutto la disponibilità dei tutor online per lo svolgimento dei compiti per gli studenti delle scuole medie.

La soddisfazione dei genitori

La risposta più importante di DigEducati è venuta dai genitori che, spesso, vivono il timore che i figli possano incorrere in trappole pericolose navigando in rete. In effetti nel percorso è stato affrontato anche il tema delle fake news ovvero delle notizie provenienti da fonti non verificate e che non possono essere considerate oggetto di conoscenza certa. Nel video che verrà presentato durante il convegno e che raccoglie alcune delle testimonianze di educatori, pedagogisti, insegnanti, genitori e bambini, emerge la grande energia che DigEducati ha attivato con i suoi 42 Punti di Comunità.

Sono diventati luoghi di relazione dove adulti e ragazzi si sono sperimentati lavorando nel mondo digitale indagandone le infinite possibilità, ma affinando anche le competenze per restare protagonisti e non fruitori passivi dei contenuti di cui la rete è colma.

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