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Giovedì 06 Luglio 2023
Inseguire i sogni e gli obiettivi senza distrarsi è un’arte, ce lo insegna il karate
Se pensate che per guidare una palestra bastino un capannone, dei macchinari e un paio di istruttori siete fuori strada. Il collante che tiene insieme una comunità di soci che vogliono fare sport per stare bene divertendosi sono lo studio, il culto di alcuni valori e a rincorsa di un sogno. A raccontarlo è Alberto Gamba, Club Manager Sportpiù e testimonial per il Centro Porsche Bergamo del progetto Dreamers on
La storia di Sportpiù Resort e dei valori che ancora oggi vi trovano casa comincia da un’intuizione di Sensei Dario Gamba, insegnante di karate. Tra un Campionato di arti marziali e l’altro, Dario si imbatté in alcune macchine cardio che servivano per allenare il cuore e capì quanto fosse importante non solo costruire un corpo muscoloso, ma anche sano. Decise allora che anche l’Italia doveva avere quell’innovazione: nel settembre 1981 venne inaugurato il primo Sportpiù in via San Bernardino , che univa arti marziali, body building e macchine cardio.
A raccontare cosa è successo dal 1981 ad oggi è il figlio di Dario, Alberto, che a cinque anni praticava il karate sotto la guida del padre. A 18 diventa lui stesso Maestro. A 28 anni apre il primo dei suoi tre club. A 31 anni fonda un locale per l’intrattenimento serale, punto di incontro della citta di Bergamo ed ora, dopo 30 anni dall’apertura, fa divertire la seconda generazione, ovvero i figli dei soci che frequentavano le prime palestre aperte da papà Dario.
Quanta fantasia ci vuole per non passare di moda? Alberto Gamba non ha dubbi. «Tanta, certo, ma c’è qualcosa di più profondo: la capacità di sognare e la fatica di coltivare nel lavoro e nella quotidianità l’eredità del karate. In questa arte marziale, il concetto più importante è il rispetto: verso le persone, verso il lavoro, verso il mondo. Il significato letterale è “mano vuota”, ovvero un combattimento senza armi. Paradossalmente il karate è uno stile di vita gentile. E questo mi rappresenta. Così come mi piace molto il Moxo, la cerimonia di inizio e di fine della lezione che segna il distacco dai problemi per concentrarsi sul proprio “qui e ora”. Una pratica che consente di dare ad ogni incontro e ad ogni azione il giusto spazio, togliendo il rumore di sottofondo. O il Kime, che mi allena a stare concentrato sull’obiettivo. Il Kata invece è un combattimento immaginario dal quale imparo a raffigurarmi gli obiettivi e a inseguirli».
Ci sono sempre ostacoli e scelte che ci separano dall’obiettivo, dal nostro sogno. Superarli e inseguirli senza distrarsi e perdersi d’animo è un’arte. Sono valori che appartengono a tutta la famiglia di Alberto, trasmessi dal papà Dario insieme alla passione, alla determinazione e all’umiltà. «Il Dna di Sportpiù è lo stesso: aiutiamo tutti i soci a cambiare vita, a raggiungere il loro obiettivo attraverso l’esercizio fisico e quando succede è una festa. Il nostro motto è “qualsiasi sia il tuo obiettivo lo raggiungeremo insieme”: “never train alone”, ovvero “non allenarti da solo».
Accompagnando Alberto alla macchina scopro che le aiuole di lavanda, rigogliosa e profumata, stanno per essere raccolte. La destinazione? La sauna del prossimo inverno. Ogni dettaglio degli ambienti, infatti, è pensato e voluto. «Ogni mattina mi sveglio con il pensiero di come posso migliorare l’esperienza dei soci e dei miei collaboratori. A volte questo passa dalla semina dei fiori, altre volte dall’allestimento di nuovi campi da padel, oppure dall’organizzazione di tornei tra i soci e i loro amici, che per noi sono altrettanto benvenuti. La dimensione familiare e la socializzazione nei centri è qualcosa di cui ci viene reso merito grazie soprattutto ai miei collaboratori, che considero la mia famiglia allargata: i nostri club sono diventati per i soci il “terzo spazio”. Dopo la famiglia e il lavoro, ci siamo noi».
Ad Alberto piace pensare come il suo lavoro sia mettere a disposizione bellezza, salute e serenità. Una bellezza che cerca viaggiando e parlando con le persone. «Ho raccolto i frutti del lavoro di papà Dario e ho seminato e fatto crescere piante nuove. Che rapporto ho con lui? Diciamo che ho dovuto faticare per meritarmi la sua fiducia… ora abbiamo un rapporto sereno. Mio figlio invece è molto diverso da me, ci completiamo, è molto più bravo e poi c’è poi una complice dei miei sogni, mia moglie. I momenti più belli per me sono quelli in cui vedo la soddisfazione e la felicità nelle persone che mi stanno accanto».
Sorvolare sui problemi nel racconto, che tanto prima o poi si risolvono (o si dimenticano), e scansare o abbattere gli ostacoli fa parte della scuola del karate. È forse questo il segreto di questo imprenditore di seconda generazione che sa vivere con entusiasmo il suo lavoro.
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