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Sabato 25 Maggio 2024
Diabete: 4 milioni di malati in Italia, 65.000 solo a Bergamo. Come prevenirlo e curarlo
Il diabete è una malattia in crescita: a spiegare come si manifesta, quali sono i sintomi e le cure disponibili è la dott.ssa Danila Camozzi, responsabile del servizio di diabetologia ed endocrinologia in Clinica San Francesco di Bergamo
Il Diabete Mellito è una malattia molto frequente, in Italia ci sono quasi 4 milioni di persone diabetiche e si stima che almeno un milione di persone lo sia senza aver ricevuto una diagnosi. Nella provincia bergamasca vi sono circa 65000 persone diabetiche. Si tratta quindi di una malattia che ha un forte impatto sulla salute dei cittadini ed un notevole peso sociale. Ne parliamo con la dott.ssa Danila Camozzi diabetologa ed endocrinologa, responsabile del servizio di diabetologia ed endocrinologia in Clinica San Francesco di Bergamo dove da settembre del 2023 è stato avviato il servizio ambulatoriale di diabetologia che, in sinergia con gli altri specialisti della struttura, offre al paziente una presa in carico globale e multi-specialistica per mettere in atto le cure migliori.
Quali sono i tipi di diabete e come si manifestano?
Il Diabete Mellito comprende varie forme cliniche. Il Diabete tipo 1 compare generalmente nei bambini, adolescenti e giovani adulti, è caratterizzato dalla distruzione autoimmune delle beta-cellule del pancreas e da una grave carenza di insulina. Il Diabete tipo 2 insorge tipicamente dopo i 40 anni di età, è caratterizzato da un deficit in genere parziale della secrezione insulinica spesso associato ad un quadro di insulino-resistenza; entrambe queste alterazioni sono determinate dall’interazione di fattori genetici e fattori ambientali (sovrappeso, obesità, sedentarietà). Il Diabete Gestazionale compare nel secondo e terzo trimestre di gravidanza e nella maggior parte dei casi regredisce dopo il parto, ma costituisce un fattore di rischio per lo sviluppo di diabete tipo 2. Ricordiamo infine alcune forme rare di diabete monogenico (per es Mody), il diabete che insorge in corso di malattie del pancreas esocrino (fibrosi cistica, pancreatiti), il diabete secondario all’ uso di farmaci (per es. glucocorticoidi).
Quali sono i sintomi al suo esordio?
L’ esordio del diabete può essere brusco e caratterizzato da malessere, polidipsia (sete intensa), poliuria (necessità di urinare spesso), stanchezza, calo ponderale (perdita di peso) come accade per il diabete tipo 1. Nel Diabete tipo 2 spesso la malattia può rimanere asintomatica per anni ed essere riscontrata in corso di esami di routine o di accertamenti per altre malattie.
Essendo il diabete di tipo 2 meno facile da identificare, in che modo possiamo capire se ne siamo a rischio?
Considerando che il Diabete tipo 2 può rimanere misconosciuto per anni, sono stati proposti dei criteri per fare uno screening (procedura diagnostica) precoce della malattia. Gli ultimi standard di cura americani per il diabete (2023) propongono lo screening del diabete tipo 2 nei soggetti adulti con sovrappeso ed altri fattori di rischio associati come familiarità di primo grado per diabete, scarsa attività fisica, storia di malattia cardiovascolare, ipertensione arteriosa, colesterolo-HDL inferiore ai 35 mg/dL e/o trigliceridi superiori a 250 mg/dl. Per tutti gli adulti lo screening dovrebbe comunque iniziare all’ età di 35 anni.
Lo screening permette di individuare quadri di iperglicemia che si possono considerare “pre-diabete” come l’“alterata glicemia a digiuno” o la “ridotta tolleranza ai carboidrati” .Le persone che presentano queste alterazioni del quadro glicemico dovrebbero intervenire attivamente sul proprio stile di vita modificando la dieta ed incrementando l’ attività fisica per evitare la progressione verso il diabete.
E se mi hanno diagnosticato il diabete?
Quando si pone diagnosi di diabete, bisogna iniziare precocemente le cure per prevenire i danni secondari alla malattia. È noto infatti che il diabete è un fattore di rischio importante per le malattie cardiovascolari e lo sviluppo di complicanze che riguardano diversi organi, in particolare occhi, reni e nervi. Prima si interviene per ottenere un controllo ottimale delle glicemie, maggiori sono le possibilità di prevenire lo sviluppo delle complicanze o ritardarne la progressione.
E quali sono le cure oggi disponibili?
Ricordando sempre che l’alimentazione corretta e l’attività fisica costituiscono le basi della terapia del diabete, possiamo affermare che negli ultimi anni ci sono stati enormi progressi nella terapia farmacologica.
Il diabete tipo 1 va trattato con la terapia insulinica poiché è caratterizzato da una carenza spesso assoluta di quest’ ormone. Oggi sono disponibili insuline con profili di azione che consentono di rispondere al fabbisogno del paziente esponendolo ad un basso rischio di ipoglicemia. La tecnologia inoltre ha portato allo sviluppo dei “sensori” per il monitoraggio in continuo della glicemia e dei “microinfusori” che consentono l’infusione in continuo dell’insulina.
Il Diabete tipo 2 viene trattato inizialmente e spesso per diversi anni con farmaci non insulinici. Negli ultimi 8-10 anni la ricerca farmacologica ha messo a disposizione farmaci innovativi come le gliflozine o SGLT-2 inibitori e gli agonisti recettoriali del GLP-1: per il loro meccanismo d’azione essi non espongono il paziente ad un rischio significativo di ipoglicemia e permettono quindi di ottenere obiettivi più ambiziosi nel controllo glicemico. Hanno inoltre un’azione favorevole sul controllo del peso favorendo il calo ponderale. Gli studi di sicurezza cardiovascolare hanno dimostrato che questi farmaci oltre a svolger la loro azione ipoglicemizzante (riduzione della glicemia), riducono il rischio di malattia cardiovascolare e renale.
La Linee guida Italiane e Internazionali per la terapia del diabete mellito tipo 2 raccomandano SGLT-2 inibitori e GLP1- RA come farmaci da usare precocemente insieme o in alternativa alla metformina per offrire al paziente la possibilità di controllare la glicemia e proteggere organi vitali come cuore e rene. La persona con diabete merita quindi una valutazione multidisciplinare per poter ricevere le cure più appropriate e controllare al meglio il decorso della malattia.
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