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Crowd4culture: la cultura che supera le disuguaglianze

Crowd4culture è la soluzione innovativa che la Fondazione della Comunità Bergamasca ha messo in campo a fianco delle associazioni per abbattere le barriere di accesso alla cultura. L’obiettivo è coinvolgere la comunità in modo attivo, rendendo la cultura un bene condiviso e accessibile a tutti, contribuendo così alla crescita sociale e culturale di tutto il territorio bergamasco.

“La cultura che cura” è stato lo slogan della Fondazione della Comunità Bergamasca, forte durante Bergamo Brescia 2023 e con l’intenzione di non fermarsi a quella manifestazione ma di avere sempre uno sguardo verso il futuro.

«Le disuguaglianze si combattono innanzitutto promuovendo cultura. Quella che è nata come una delle aree tematiche della Capitale della Cultura è diventata per noi stile di azione che mette al centro il benessere delle persone.- ci racconta Simona Bonaldi, vicepresidente della Fondazione - Crediamo che la cultura sia autentica quando favorisce benessere personale e sociale. Deve essere accessibile a tutti, portare opportunità anche nelle aree più periferiche rispetto ai centri urbani. La cultura che ci sta a cuore è quella che libera e rende capaci di interpretare il presente e costruire il proprio futuro».

Lo strumento per continuare a sostenere questo approccio è “Crowd4culture”, progetto che è nato dalla volontà di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo di supportare le iniziative locali di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale, attraverso campagne innovative di raccolta fondi (crowdfunding) cofinanziate al 50 per cento. «La Fondazione – continua Bonaldi – con una rete di soggetti che si occupano di produzione e promozione della cultura a Bergamo sta finalizzando un progetto con l’obiettivo di garantire il diritto di accesso, partecipazione e coinvolgimento delle persone con disabilità alla vita culturale del territorio».

La Fondazione della Comunità Bergamasca: verso il 2025

La Fondazione della Comunità Bergamasca finanzierà l’aggiornamento dei siti web delle organizzazioni culturali coinvolte nel progetto per rendere la comunicazione più accessibile, secondo le linee guida WCAG 2.2. Si farà, inoltre, promotrice di azioni di sensibilizzazione degli organizzatori culturali con lo scopo di verificare sempre il livello di accessibilità dei propri eventi e proposte, cominciando da una supervisione dei luoghi ma non solo (barriere architettoniche, linguistiche, uditive, etc.) e favorirà la condivisione di “buone pratiche” di accessibilità tra gli operatori della rete, puntando a coinvolgere attivamente persone con disabilità.

«Crowd4Culture – continua Bonaldi – è opportunità per accorciare le distanze tra i cittadini e la cultura, e creare comunità ancora più coese e solidali. Un’occasione che attraverso la nostra fondazione di comunità vogliamo mettere a disposizione del territorio. Questo progetto sarà la nostra sfida per il 2025»

La manifestazione di interesse a questo progetto è arrivata la scorsa primavera. Otto sono gli enti che hanno risposto alla chiamata della Fondazione della Comunità Bergamasca: il Teatro Tascabile, Lab 80 film, Bergamo Film Meeting, Associazione Immaginare Orlando, HG 80 Impresa sociale, Cooperativa Sociale Patronato San Vincenzo, ABC Allegra Brigata Cinematica e 23/CArt Cooperativa Sociale.

Come abbiamo visto, il progetto si svilupperà nel 2025 e prevede tre azioni: un lavoro sul comparto digitale (in primis sui siti delle organizzazioni), la formazione a partire da un’attenta analisi di quello che è lo stato attuale dei soggetti coinvolti e la terza è la creazione del calendario di attività congiunte.

L’obiettivo è solo uno: pensare ad un progetto che sia massimamente accessibile anche a chi normalmente non è incluso nelle modalità di fruizione della cultura a causa di deficit sensoriali. Avere una comunicazione accessibile vuol dire tenere a mente che bisogna lavorare con determinati pubblici, perché l’accessibilità per eccellenza – chiaramente - è molto difficile da raggiungere. La tecnologia ci viene in aiuto, perché verranno applicati dei plug in che permetteranno alle persone sorde e alle persone cieche o chi ha delle disabilità cognitive sensoriali di fruire al meglio dei nostri servizi e piattaforme.

Di tutto questo si è parlato in un focus televisivo andato in onda su BergamoTv. Coloro che non hanno potuto seguirlo, possono rivederlo qui.

«Diaforà» è formazione e animazione culturale

Attività di formazione permanente, laboratori «Leggere e scrivere alla Ripa», incontri guidati alla lettura di testi filosofici «Filosofare alla Ripa» e letture guidate di testi letterari e presentazioni di libri con gli autori, conferenze «Pensare alla Ripa, Sbalzi e scossoni» e un laboratorio di scrittura organizzato e condotto con la collaborazione del sistema bibliotecario e delle scuole dei territori.

Sono solo alcune delle attività che Diaforà organizza e propone per fornire una risposta innovativa e sostenibile alla questione della partecipazione dei cittadini alla vita culturale, che anche a livello locale che si connota negativamente per la bassa affluenza. Ma non solo. Per i professionisti del sociale, l’Associazione ha attivato il ciclo «Educare all’educazione», proprio perché Diaforà pone l’accento e riconosce l’infanzia e la disabilità come figure di quella differenza che è la cifra costitutiva dell’umano.

Vengono inoltre proposti percorsi specifici, tra i quali quest’anno – in collaborazione con la cooperativa sociale La Fenice (gestore di 8 nidi), Simona Colpani (formatrice professionista, psicomotricista, musicoterapeuta) e con il Centro Studi Riccardo Massa (associazione di promozione culturale partecipata dalle Università Statali di Milano e di MilanoBicocca) – rientra l’iniziativa «Giochi con me». Secondo Diaforà il territorio viene disposto e preparato per ospitare esperti, formatori ed esponenti della filosofia, dell’economia, delle scienze e delle arti che intervengono per mostrarci quel che sta prima durante e dopo quei balzi in avanti che hanno caratterizzato la storia del Sapiens.

«Musica in Lemine» è la magia dell’orchestra

«La musica è un potente mezzo di comunicazione e inclusione e le famiglie partecipano alle attività dell’orchestra (saggi, esecuzioni pubbliche) coinvolte dalla partecipazione gioiosa dei figli dando vita ad un serbatoio di benessere per tutti, che fa bene non solo alle persone direttamente coinvolte ma a tutta la collettività». Con questa aspirazione l’Associazione Musica in Lemine porta avanti le sue azioni di socializzazione, di aggregazione e di inclusione sociale con la musica. Sono messe così a disposizione occasioni d’inclusione sociale a persone con disabilità, in particolare coloro che non vengono inseriti, per peculiarità dei loro bisogni, nei servizi territoriali o che necessitano di un supporto e un accompagnamento per l’inserimento lavorativo.

L’Associazione Musica in Lemine ha al suo interno l’orchestra «Mauro Catalano. Armonia di colori per un futuro di pace», composta da bambini da 6 a 12 anni. Viene seguito il metodo Abreu che prevede che questi bambini vengano riuniti nel gruppo orchestrale e già dalla prima volta suonino insieme. L’orchestra vuole essere un contenitore di benessere e di studio condiviso.

«Di luogo in luogo» per stare bene insieme

Il lavoro della Cooperativa sociale Proges – Città del Sole è ruotato nello scorso anno attorno al progetto «Di luogo in luogo», focalizzato sulla socializzazione e sull’aggregazione delle persone in quanto elementi fondamentali per costruire una comunità coesa e inclusiva. Sono state coinvolte attivamente le persone con fragilità che, nelle dinamiche che si sono create, hanno incontrato e vissuto spazi di crescita condivisa, dove ognuno ha potuto esprimersi e sentirsi valorizzato. Alla base di ogni attività c’è stata la convinzione che l’inclusione sociale non solo arricchisce le vite individuali, ma contribuisce al benessere collettivo, rafforzando i legami e riducendo l’isolamento.

L’educatore è riuscito a costruire insieme ai ragazzi il loro percorso di crescita, emancipazione e realizzazione, non proponendo delle attività precostituite, ma solo all’interno di momenti specifici di confronto. Non c’erano degli orari prefissati o dei luoghi, ma di settimana in settimana, di giorno in giorno, si valutavano insieme ai ragazzi le opportunità e le attività da fare. Tra le attività svolte risulta interessante evidenziare il progetto di digitalizzazione in collaborazione con l’Associazione Anziani del Comune di Fara Gera d’Adda in cui i ragazzi hanno aiutato le persone anziane che avevano più difficoltà con l’utilizzo di computer, smartphone e tablet, a svolgere queste operazioni.

L’incontro tra queste realtà sostenute dalla Fondazione è avvenuto alla Ripa di Albino.

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