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Cefalee, nuove opportunità terapeutiche grazie ai monoclonali

Il dott. Pietro Di Paolo, responsabile del Centro Cefalee della Casa di Cura San Francesco: «Oggi possiamo intervenire in modo mirato, riducendo frequenza e intensità degli attacchi, anche nei casi cronici»

La cefalea rappresenta oggi uno dei disturbi più frequenti nella popolazione generale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità la colloca al secondo posto tra le cause di disabilità nel mondo. In Italia, circa il 50% della popolazione ha sperimentato almeno una forma di cefalea primaria, con un impatto significativo sulla qualità della vita e sulla funzionalità quotidiana. La cefalea cronica è riconosciuta nel nostro Paese come malattia sociale grazie alla legge 81/2020, con una prevalenza di pazienti emicranici che si aggira intorno al 14%, di cui il 2,5% presenta forme croniche.

Esistono oltre 150 tipi di cefalea, secondo l’ultima classificazione internazionale. Le forme più comuni sono l’emicrania che colpisce circa il 15% della popolazione, prevalentemente le donne tra i 20 e i 50 anni. Si manifesta con un dolore pulsante unilaterale, di forte intensità e durata variabile (4-72 ore), spesso accompagnato da nausea, vomito e sensibilità a luci, suoni e odori. In alcuni casi, può essere preceduta da un’aura con disturbi visivi o sensoriali. C’è poi la cefalea tensiva che è la forma più comune, caratterizzata da un dolore sordo e costrittivo, spesso associato a tensione muscolare nella zona del collo e della testa. E infine la cefalea a grappolo, una delle forme più dolorose, con attacchi intensi e ravvicinati, che possono durare settimane o mesi, seguiti da periodi di remissione. Il dolore è localizzato intorno all’occhio e può essere accompagnato da lacrimazione, congestione nasale e agitazione.

La diagnosi corretta

Una corretta diagnosi si basa su un’accurata anamnesi e un esame obiettivo dettagliato. «Negli ultimi anni, le opzioni terapeutiche hanno visto importanti progressi, in particolare con l’introduzione degli anticorpi monoclonali anti-CGRP, che hanno rivoluzionato la cura dell’emicrania – spiega il dott. Pietro Di Paolo, Responsabile centro cefalee della Casa di Cura San Francesco -. Questi farmaci agiscono direttamente sui meccanismi responsabili del dolore, riducendo la frequenza e l’intensità degli attacchi. Sono somministrati tramite iniezioni sottocutanee e presentano un ottimo profilo di sicurezza, con effetti collaterali generalmente lievi».

A Bergamo, il Centro Cefalee della Casa di Cura San Francesco, attivo da anni, è stato recentemente riconosciuto come «Centro Cefalee di II livello» dalla Regione Lombardia. «Ogni anno il nostro centro (affiliato all’Anircef –Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee), segue tra controlli e prime visite, oltre 600 pazienti all’anno, offrendo un approccio diagnostico e terapeutico completo – prosegue il dott Di Paolo -. Inoltre, per i pazienti con cefalea cronica e abuso farmacologico, è disponibile anche un percorso di ricovero per trattamenti mirati. Del centro fanno parte il Dott. Pietro Di Paolo in qualità di responsabile, la Dott.ssa Rosa De Marco e il Dott. Massimo Moleri, responsabile del reparto di Neurologia. Con il riconoscimento di II livello, il centro della San Francesco può oggi somministrare le nuove terapie con anticorpi monoclonali e rilasciare certificazioni di patologia quando previste dalla normativa».

Dal 2024, infine, il Centro Cefalee della San Francesco sta partecipato all’importante progetto regionale «Perla», mirato a definire percorsi di gestione integrata per i pazienti con cefalea cronica. L’obiettivo è garantire una rete sanitaria efficiente, favorendo diagnosi rapide e accesso alle cure più avanzate.

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