Un manifesto
per la Terza Età

Sempre più anziani protestano (inascoltati) per la perdita del potere d'acquisto delle loro pensioni, un fenomeno perverso finora lontano da soluzioni soddisfacenti. Povertà e disagio sociale emergono (incredibile!) anche nei pensionati del ceto medio.

Sempre più anziani protestano (inascoltati) per la perdita del potere d'acquisto delle loro pensioni, un fenomeno perverso finora lontano da soluzioni soddisfacenti. Povertà e disagio sociale emergono (incredibile!) anche nei pensionati del ceto medio.

«Una sofferenza tenuta nascosta da persone che della dignità silenziosa hanno fatto una divisa di vita» rivelato Emilio Pozzi, dal 1997 presidente dell'Ordine dei Medici della provincia di Bergamo e a capo, dal 2005, della sezione bergamasca della Federspev (Federazione nazionale sanitari pensionati e vedove), che conta nella nostra provincia circa 200 iscritti.

Dottor Pozzi, cos'è la Federspev e perché è opportuno iscriversi? «L'iscrizione alla Federspev è un atto di solidarietà collettiva per l'unica organizzazione che ha lo scopo, o meglio la mission, di tutelare i medici, i veterinari, i farmacisti pensionati accomunati dalla demografia e dalle difficoltà che ne derivano con aiuti concreti. Recentemente, sebbene l'attività sociale non sia certo trascurabile, abbiamo faticato a registrare nuove iscrizioni, anche siamo comunque riusciti a colmare il “turn over” degli iscritti».

Quali sono, secondo lei, le soluzioni ai problemi più gravi che assillano i pensionati sanitari?
«La revisione del paniere dei beni di consumo calibrato alle esigenze dell'anziano e l'adeguamento ISTAT calcolato al 100%. La defiscalizzazione parziale e graduata in scala crescente in rapporto con l'aumento dell'età (quando maggiori sono le spese connesse all'età, per la maggiore disabilità) dell'assegno di pensione sino ad arrivare alla totale defiscalizzazione dopo l'età massima della cosiddetta speranza di vita. L'abolizione dei tagli sugli indici di reversibilità connessi al reddito del coniuge superstite di cui al comma 41, art. 1, legge 335/95».

Lei è l'ideatore e il promotore di un“Manifesto per la Terza Età»: quali obiettivi si prefigge con questa sua iniziativa?
«Gli obiettivi che si prefigge il “Manifesto per la terza età” trovano le premesse nella realtà demografica e sociale del nostro paese. È facile rilevare che l'Italia pur apprestandosi a divenire un Paese di vecchi non è un Paese per vecchi. In realtà agli over 65 non riserva che pochissime attenzioni. L'icona del vecchio nell'immaginario collettivo non è la persona che invece, nel 90% dei casi, è un soggetto attivo, in buona salute o affetto da poche patologie, che vuole godere della migliore qualità di vita possibile. Lo studio dell'invecchiamento demografico in Italia - tendenze, problematiche e prospettive - ha spinto associazioni e istituzioni ad elaborare documenti che oltre a definire con molta precisione il fenomeno hanno preparato numerose proposte risolutive per le criticità del sistema pensionistico, la partecipazione attiva degli anziani alla società ed all'economia, le nuove tecnologie al servizio dei meno giovani, le prospettive del turismo, e via di questo passo. In sintesi, creare opportunità per gli anziani: una risorsa (e non un peso) per il nostro paese».

Il «Manifesto della terza età» sarà presentato nel corso di un convegno nazionale, organizzato dalla FnomCeO con il sostegno dell'Ordine dei Medici e della Federspev provinciale, che si terrà il 23 novembre prossimo a Bergamo.

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