La salute
Venerdì 10 Gennaio 2014
Tumore alle ovaie
Scoperta del «Negri»
Sull’autorevole rivista americana «Nature Communications» sono stati pubblicati i dati di una ricerca coordinata dall’IRCCS-Istituto di Ricerche Farmacologiche «Mario Negri» che dimostra la responsabilità di una molecola di RNA, denominata mir-181a, nella proliferazione delle metastasi del tumore all’ovaio e nella resistenza ai farmaci antitumorali.
Sull’autorevole rivista americana «Nature Communications» sono stati pubblicati i dati di una ricerca coordinata dall’IRCCS-Istituto di Ricerche Farmacologiche «Mario Negri» che dimostra la responsabilità di una molecola di RNA, denominata mir-181a, nella proliferazione delle metastasi del tumore all’ovaio e nella resistenza ai farmaci antitumorali.
L’Unità di Genomica Traslazionale, diretta da Sergio Marchini, nel Dipartimento di Oncologia diretto da Maurizio D’Incalci presso l’Istituto Mario Negri di Milano, attraverso un finanziamento AIRC, ha identificato una piccola molecola di RNA, denominata mir-181a, che sembra essere estremamente importante nel guidare i meccanismi di resistenza alla terapia.
Attraverso una fruttuosa collaborazione con un gruppo di ricercatori americani, guidato da Analisa Di Feo del «Case Comprehensive Cancer Center» di Cleveland, e con il gruppo di bioinformatica dell’Università di Padova diretto da Chiara Romualdi, i ricercatori del Mario Negri hanno dimostrato che in due serie differenti di pazienti, una italiana dell’Ospedale San Gerardo di Monza ed una americana del Mount Sinai di New York, l’espressione di mir-181a correlava inversamente con la sopravvivenza delle pazienti.
«Le pazienti che ne esprimevano di più – spiega Sergio Marchini, Responsabile dell’Unità di Genomica Traslazionale dell’Istituto Mario Negri -, recidivavano più precocemente e la loro malattia era resistente alle terapie e progrediva più rapidamente. Si è osservato in topi trapiantati con tumori umani dell’ovaio che aumentando l’espressione di mir-181a le cellule di carcinoma dell’ovaio diventano molto più mobili, formano un numero di metastasi maggiore e diventano insensibili alle terapie farmacologiche. Bloccando questa molecola si invertono molte delle caratteristiche di malignità e di resistenza delle cellule tumorali».
«Il tumore dell’ovaio - conclude Maurizio D’Incalci, Capo del Dipartimento di Oncologia dell’Istituto Mario Negri - non è una singola malattia, ma molte diverse malattie che differiscono per estensione, caratteristiche patologiche, sensibilità alle terapie a sopravvivenza. I risultati della ricerca aprono nuove prospettive per caratterizzare in modo più preciso le pazienti con carcinoma dell’ovaio e per identificare nuove terapie».
L’Istituto Mario Negri di Milano sta cercando da molti anni di comprendere le ragioni alla base di un variabile andamento della malattia e la diversa sensibilità alle terapie delle pazienti affette da carcinoma dell’ovaio, conducendo studi biologici molto approfonditi, che si avvalgono di piattaforme tecnologiche che permettono la valutazione simultanea di diverse migliaia di geni.
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