La salute
Lunedì 01 Marzo 2010
Procreazione assistita
nuovo centro
Nel nuovo ospedale ci sarà anche un nuovo centro di procreazione medicalmente assistita. Molti i cambiamenti in vista, a cominciare dal nome, che diventa Centro di fisiopatologia della riproduzione.
«Ci occuperemo a 360 gradi dei problemi che può incontrare una coppia che desidera un figlio senza riuscire ad averlo. Il nostro compito è suggerire la soluzione migliore al loro specifico problema con un approccio multidisciplinare e rispettoso dei loro tempi e delle loro esigenze. Molta attenzione sarà dedicata anche alla conservazione della fertilità, per permettere a quei giovani adulti che devono sottoporsi a terapie mediche che possono incidere negativamente sulla loro possibilità di generare, di tutelare al massimo la loro fertilità in modo che, una volta guariti, non siano privati della gioia di avere bambini”.
A parlare è Francesco Fusi, dal 1° febbraio alla guida del Centro di fisiopatologia della riproduzione degli Ospedali Riuniti. Arrivato a Bergamo dal San Raffaele, a Fusi è stato affidato un compito molto preciso: adeguare la struttura dei Riuniti alle più recenti linee guida internazionali su un tema delicato e complesso, che interessa sempre più coppie.
“Una coppia su 5 ha difficoltà a concepire. Ed è un dato in costante aumento, proporzionale all'aumento dell'età degli aspiranti genitori”, ha precisato Fusi.
Francesco Fusi, 48 anni, si è specializzato alla State University di New York e ha alle spalle un'esperienza pluriennale in tutte le fasi della cura dell'infertilità con all'attivo più di 3.000 prelievi ovocitari e altrettanti trasferimenti embrionari. Docente all'Università Vita-Salute San Raffaele, è autore di oltre 100 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali e altrettante su riviste nazionali. E' lui che traghetterà il Centro di fisiopatologia della riproduzione verso il nuovo ospedale, dove la dotazione tecnica e gli spazi a disposizione daranno un volto nuovo all'attività.
“Avremo una sala operatoria dedicata per il prelievo e l'impianto degli ovociti – ha proseguito Fusi -. Questo ci permetterà di ridurre i tempi di attesa e di adeguare la nostra attività alle esigenze individuali della donna e ai suoi tempi di risposta ai trattamenti di stimolazione dell'ovoluzione, che variano da paziente a paziente. Anche il momento migliore per impiantare l'ovulo fecondato in utero è soggettivo e va rispettato se si vogliono portare al massimo le chance di successo. Come per tutte le altre aree del Papa Giovanni XXIII, sarà la nostra organizzazione e la nostra tecnologia che si adatteranno alle esigenze dei pazienti e non viceversa”.
La sala operatoria sarà collocata al secondo livello della piastra e direttamente collegata al laboratorio, il che consentirà di gestire opportunamente e con tempestività gli ovociti prelevati. “L'area di processazione degli ovociti sarà attigua alla sala operatoria e questo ci permetterà di preservarli al massimo. L'ovocita infatti è una cellula complessa e molto delicata, che può facilmente danneggiarsi con il trasporto. Il successo delle nostre tecniche dipende molto dalla condizione clinica di partenza dei nostri pazienti, ma da parte nostra è doveroso fare tutto il possibile per catalizzare le possibilità di riuscita della medicina in questo settore ”, ha spiegato Fusi.
Sempre al secondo livello della piastra ci sarà un'area interamente dedicata all'attività del centro, che ospiterà la banca dei tessuti - per la conservazione degli ovociti e degli spermatozoi, anche con l'obiettivo di preservare la fertilità di chi è sottoposto a trattamenti che possono mettere a rischio la capacità di procreare -, il laboratorio di seminologia, l'ambulatorio per l'inseminazione, una sala d'attesa dedicata e studi per i colloqui con i medici e i biologi.
“La mia – ha concluso Fusi - sarà un'équipe multidisciplinare che crescerà e funzionerà a dovere solo con l'apporto di competenze diverse: il cuore sarà costituito da ginecologi, biologi e ostetrici, che lavoreranno in sinergia con gli andrologi, i genetisti e gli psicologi dell'ospedale ”. “Vogliamo creare una struttura che sappia rispondere alle esigenze delle coppie bergamasche e non solo – ha commentato Claudio Sileo, direttore sanitario degli Ospedali Riuniti -. Il nuovo ospedale ci darà la dotazione tecnica e logistica, ma un contenitore vuoto da solo sarebbe servito a poco. Abbiamo puntato su un grande professionista a cui abbiamo affidato il compito di rinnovare il nostro centro per offrire un servizio di qualità, moderno, vicino alle esigenze del territorio e rispettoso della legislazione italiana e delle linee guida internazionali sull'argomento”.
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