La salute / Bergamo Città
Domenica 04 Dicembre 2016
Lesioni della pelle
Nuove cure con le «onde»
Le ulcere cutanee sono ferite della pelle che non vanno incontro a guarigione dopo 4/6 settimane dalla loro comparsa. La branca della medicina che si occupa di questa problematica si chiama vulnologia, scienza nuova, alla ricerca continua di nuove cure.
Le ulcere si possono formare per diversi motivi: decubito da immobilità, malattie dei vasi arteriosi e/o venosi o malattie infiammatorie delle gambe, diabete e altre patologie metaboliche, tumori.
«La vulnologia è un mondo vasto e complesso sia per le molte malattie che generano una piaga, sia per la difficoltà nel fare la diagnosi causale, sia per la scelta dei trattamenti di cura» dice la dottoressa Elena Maria Abati, fisiatra, responsabile dell’Ambulatorio vulnologico e del Servizio Onde d’urto di Humanitas Gavazzeni .
«Oggi - prosegue - per curare un’ulcera bisogna avere conoscenze vaste e molteplici: dalla valutazione complessiva del malato alla conoscenza delle patologie che sottendono alle lesioni cutanee, dalla conoscenza delle lesioni stesse nel loro aspetto macroscopico e nella sede di insorgenza alle modalità di diagnosi (clinica, bioptica, strumentale), alle complesse strategie di cura. Una ferita, soprattutto se si è già affetti da malattie importanti, va curata subito evitando il ‘fai da te’ perché il processo di guarigione dell’ulcera che ne può derivare è difficile, lungo e costoso sia in termini di tempo sia di dolore fisico».
Il trattamento delle lesioni cutanee implica infatti medicazioni, di tipo tradizionale o avanzate, la cura della cute attorno alla ferita, bendaggi, eventuali terapie chirurgiche e, come strategie, nuove terapie che utilizzano le energie fisiche. In Humanitas Gavazzeni, in casi selezionati, vengono appunto utilizzate le onde d’urto dette defocalizzate.
«Si tratta di una strategia terapeutica innovativa in quest’ambito ma di comprovata validità scientifica – spiega la dottoressa Abati -. Le onde d’urto sono note da anni in ambito urologico per il trattamento dei calcoli e in ambito ortopedico-riabilitativo per la cura dei tendini o delle fratture che non guariscono. Sono onde di pressione che esistono in natura: quando un tuono fa tremare un vetro o un areo supera la barriera del suono e vibrano gli infissi o le lamiere si hanno onde d’urto. I recenti e sempre più numerosi studi su tessuti o organi di esseri viventi o su colture cellulari in vitro, stanno dimostrando l’alto potere rigenerativo di questa terapia che continua ad allargare il suo campo d’azione alla cardiologia, alla neurologia e alla cura delle patologie cutanee o degli inestetismi: dalle ulcere o piaghe alla cellulite, alle rughe».
Questa caratteristica terapeutica delle onde d’urto le inserisce nell’ambito della cosiddetta «bio-surgery» e fa sì che il loro utilizzo sia di competenza strettamente medica, non declinabile ad altre figure sanitarie.
«La nostra casistica – afferma la dottoressa Elena Maria Abati – è importante ed è l’unico esempio italiano di una fusione di due competenze, vulnologica e onde d’urto, nella cura di ulcere selezionate, dolorose o complesse, ribelli ai comuni trattamenti. Questi dati, oggetto di un lavoro clinico scientifico che sto portando avanti da quattro anni, sono stati presentati al XIII Convegno nazionale della Società Italiana di Terapia con Onde d’urto e I Conferenza Europea svoltosi a Napoli lo scorso ottobre» aggiunge la responsabile dell’Ambulatorio vulnologico e del Servizio Onde d’urto di Humanitas Gavazzeni.
«Le onde d’urto, nell’ambito della cura delle ulcere cutanee - conclude Abati - , hanno rivelato una capacità di stimolo della guarigione incredibile, facendo ripartire un processo che risulta, in termini medici, bloccato nella cosiddetta fase infiammatoria, contribuendo così a ridurre il dolore e l’essudazione e accelerando un processo che spesso è destinato a durare anni. Le uniche controindicazioni a questo trattamento sono la gravidanza, la presenza di un pacemaker e un tumore nella zona trattata».
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