La salute / Bergamo Città
Domenica 26 Maggio 2019
La riabilitazione oncologica
migliora la qualità della vita
La lotta al tumore. Questa specialità riabilitativa non vuole aiutare soltanto il malato ma anche la sua famiglia a mantenere standard qualitativi ottimali.
Negli ultimi 10 anni, con l’invecchiamento della popolazione, i casi di tumore sono incrementati di circa un terzo, facendo del cancro la seconda causa di morte al mondo (circa il 29% dei decessi) dopo le malattie cardiovascolari (37%). Relativamente all’incidenza della patologia tumorale, i dati dell’Airtum (Associazione Italiana dei Registri Tumori) stimano che nel 2018 in Italia sono stati diagnosticati poco più di 372.000 nuovi casi di neoplasia, di cui 194.000 negli uomini e 178.000 nelle donne.
Il miglioramento delle indagini diagnostiche per la prevenzione primaria e secondaria e, soprattutto, l’evoluzione delle possibilità terapeutiche (nuove tecniche chirurgiche, radioterapiche e disponibilità di innovativi farmaci biologici ed immunoterapici) hanno permesso tuttavia di garantire un notevole aumento della speranza di vita nei pazienti affetti da patologie oncologiche. A 5 anni dalla diagnosi di neoplasia, la sopravvivenza è oggi infatti superiore al 50%, con picchi anche maggiori del 90% per alcuni tumori (testicolo, mammella e prostata); è purtroppo inferiore per altre neoplasie come il tumore del pancreas ed alcuni tipi di tumori polmonari.
Nel 2018 sono quasi 3 milioni e 400 mila gli Italiani che vivono dopo una diagnosi di neoplasia, circa il 6% dell’intera popolazione (1 su 19).
Questi numeri sempre più incoraggianti hanno così determinato lo sviluppo di un modello assistenziale in rete tra il comparto dell’acuzie e quello riabilitativo, favorendo la nascita della Riabilitazione Oncologica con una approccio di tipo multidisciplinare.
«Questa specialità riabilitativa - spiega Antonello Quadri, medico specialista in Oncologia - ha come obiettivo prioritario quello di ottimizzare la qualità della vita del malato di cancro, aiutando lui e la famiglia ad adattarsi a standard di vita quanto più simili a quelli precedenti la malattia e limitare al minimo la disabilità fisica e il deficit funzionale e psicologico, che spesso si manifestano a seguito della diagnosi di tumore e delle terapie ad esso correlate. Si offrono così al paziente maggiori possibilità di recupero e/o mantenimento della massima autonomia fisica e relazionale. Il bisogno riabilitativo di un paziente oncologico può manifestarsi in ogni fase della malattia, ed è soggettivo. Nelle fasi post intervento (sia esso chirurgico, chemioterapico o radioterapico), il progetto riabilitativo individuale ha la finalità di non stabilizzare eventuali danni, di ottimizzare il recupero funzionale, di ridurre i tempi di degenza dei ricoveri in reparto per acuti e permettere una migliore tollerabilità dei trattamenti da affrontare. Nelle fasi più avanzate della malattia, invece, le problematiche sono strettamente correlate alla “fatigue”, al dolore e allo stato depressivo».
Da qualche anno all’Istituto Clinico Quarenghi di San Pellegrino Terme, unica struttura nella Bergamasca e una delle poche a livello nazionale, è stata avviata la Riabilitazione oncologica. Il progetto si è positivamente realizzato grazie alla presenza di un’équipe medica polispecialistica composta da fisiatra, oncologo, internista, nonché psicologo, fisioterapista, logopedista e personale di assistenza infermieristica.
Per la complessità dei quadri patologici, la varietà della storia naturale della malattia e la molteplicità degli esiti che si possono presentare, l’équipe multidisciplinare della Riabilitazione Oncologica struttura e modula il progetto riabilitativo individuale (PRI) in base alla fase ed all’evoluzione della malattia, alla tipologia ed alla concomitanza delle complicanze insorte, alle aspettative ed alla motivazione del paziente e della sua famiglia.
«In questi primi anni - prosegue il dott. Quadri - l’Istituto ha ricoverato in Riabilitazione oncologica prevalentemente pazienti nelle fasi postintervento (chirurgico, radioterapico o chemioterapico), con deficit funzionali dovuti all’intervento chirurgico o a tossicità legate ai trattamenti oncologici volti ad ottimizzare il recupero funzionale nonché la migliore tollerabilità verso ulteriori trattamenti. I pazienti con linfedemi, menomazioni neurologiche o con compromissione della fonazione o della deglutizione, nonché sindromi da “allettamento” prolungato, potrebbero avere, a titolo esemplificativo, l’indicazione al ricovero in Riabilitazione oncologica. L’obiettivo della nostra Riabilitazione oncologica è di contribuire costantemente alla crescita della Rete oncologica provinciale e regionale in collaborazione integrata con gli altri enti sanitari e i medici di Medicina generale, al fine di garantire anche ai pazienti oncologici il miglior recupero possibile fisico e psicologico ed una buona qualità della vita».
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