Dolore o pesantezza, gonfiore a caviglie e polpacci, comparsa di capillari. Sono questi i sintomi dell’insufficienza venosa, problema molto diffuso che si manifesta in particolare durante la stagione calda. Se a questo poi aggiungiamo la sedentarietà e il poco movimento durante il lockdown per l’emergenza Coronavirus ecco che i disturbi possono diventare ancora più fastidiosi. «L’insufficienza venosa non è una malattia grave, ma può diventare cronica, progredendo nel tempo e aggravandosi fino a compromettere la qualità di vita» osserva il dottor Silvio Donelli, chirurgo vascolare – angiologo di Smart Clinic, struttura sanitaria del Gruppo San Donato all’interno de “Le Due Torri” di Stezzano e Oriocenter. «Per questo in presenza dei sintomi citati bisognerebbe valutarne l’origine e l’entità attraverso una visita specialistica e un ecocolordoppler, esame rapido e non invasivo che offre molte informazioni».
Dottor Donelli, in particolare, cosa si può vedere con questo esame? «Permette di guardare “in faccia” un vaso, valutare il tipo di flusso e la velocità e definire l’impatto della parete del vaso sul flusso venoso e arterioso, in altre parole se questa si restringe, rendendo più difficoltosa la circolazione, o al contrario si dilata. Per questo è indicato in caso di insufficienza venosa, disturbo della circolazione in cui le vene non veicolano le giuste quantità di sangue dalle estremità al cuore».
Se dovesse emergere un’insufficienza venosa, cosa si può fare?
«Dipende dal grado di gravità. In alcuni casi i sintomi possono essere alleviati con accorgimenti di stile di vita (perdere peso, fare più movimento, eliminare fumo, ridurre sale, consumare più frutta con vitamina C ed E come frutti rossi, fragole, anguria, mirtillo etc.). Utili possono essere anche integratori a base di flavonoidi (oxerutina, troxerutina, mirtillina) o composti tripterpenici (escina, ippocastano, centella) che aiutano a ridurre il gonfiore agendo sulla circolazione e, in particolare, sui capillari venosi, proteggendoli e rendendoli maggiormente elastici. In altri casi sono necessari farmaci fleboprotettori che aumentano il tono venoso, migliorano l’attività della microcircolazione e del sistema linfatico. Infine, nelle situazioni più compromesse, può essere indicata la scleroterapia per chiudere le parti di vena danneggiate. Oggi le tecniche più efficaci sono: la schiuma sclerosante endovenosa, il laser transcutaneo e il trattamento fotochimico. La prima consiste nell’iniettare nella vena un apposito liquido sclerosante preparato in forma di schiuma quindi diluito e aumentato di volume; il laser transcutaneo agisce facendo penetrare, con bassa energia, un sottilissimo raggio di luce che colpisce selettivamente la parete venosa innescandone la chiusura permanente; il trattamento fotochimico, infine, unisce le due tecniche, aumentando la capacità occlusiva ma allo stesso tempo rispettando la pelle».
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