La salute / Bergamo Città
Domenica 14 Febbraio 2021
Disturbi del linguaggio
I segnali da cogliere
Già l’assenza di lallazione può insospettire. A due anni un bimbo dovrebbe usare almeno 50 parole.
«Mio figlio non parla bene, mi devo preoccupare?». Il ritardo o disturbo del linguaggio rappresenta una condizione frequente in età prescolare. Nella maggior parte dei casi è transitorio e si risolve nel giro di qualche anno purché vengano adottati tempestivamente gli opportuni accorgimenti. Ecco perché è molto importante che i genitori imparino a riconoscere i primi segnali di difficoltà di linguaggio del proprio bambino e si rivolgano a un esperto in disturbi del linguaggio, il logopedista, per una valutazione e un eventuale trattamento riabilitativo. Ne parliamo con la dott.ssa Giulia Morandi, logopedista di Smart Clinic nel Centro Commerciale «Le Due Torri» di Stezzano.
Come si fa a capire se il proprio figlio ha problemi di linguaggio?
«Per riuscire a cogliere i segnali di un eventuale ritardo del linguaggio bisogna innanzitutto conoscere quali siano le fasi evolutive del linguaggio stesso. Già verso i 6-7 mesi di vita dovrebbe comparire la lallazione, ovvero la combinazione di consonanti e vocali in ripetizione di sillabe uguali (pa-pa, ba-ba, la-la). Tali produzioni, inizialmente, non vengono utilizzate a scopo comunicativo intenzionale, bensì si tratta di un gioco articolatorio del bambino. In seguito, verso i 9-12 mesi, compare una comunicazione più intenzionale, espressa attraverso i primi gesti comunicativi. La prima funzione per cui vengono utilizzati è quella richiestiva (indica un oggetto perché lo vuole); successivamente compaiono i gesti dichiarativi (utilizzati per la condivisione di qualcosa). Al fine di riconoscere un adeguato sviluppo del linguaggio, è importante anche analizzare le competenze in input: la comprensione orale. Fino a 12 mesi il bambino comprende situazioni familiari o ritualizzate e frasi ricorrenti e usuali. Successivamente inizia a comprendere e a eseguire piccoli compiti su richiesta (“dammi …” “prendi…”). Verso la fine del primo anno (12 mesi), inizia ad acquisire schemi di azione con oggetti, i gesti rappresentativi, ovvero movimenti delle mani o del corpo che il bambino associa a significati che non variano in base al contesto».
Quando è normale che inizi ad articolare le prime parole?
«Le prime parole, la forma più evidente dello sviluppo linguistico, compaiono attorno ai 18 mesi: dopo un periodo in cui inizia a produrre suoni che somigliano alle parole dell’adulto, il bambino scopre che cose, azioni, eventi si possono nominare. Inizia, quindi, la fase della denominazione. All’incirca a 20 -24 mesi (2 anni), il vocabolario del bambino raggiunge le 50 parole. È qui che iniziano a comparire le prime combinazioni di 2 parole. Da questo momento in poi si osserva una vera e propria “esplosione del vocabolario” che cresce non solo quantitativamente, ma anche qualitativamente. Inoltre, in questo periodo il bambino inizia a comprendere ordini e frasi decontestualizzati. Successivamente continua lo sviluppo sintattico: aumentano e si stabilizzano le frasi nucleari (ancora incomplete), iniziano a comparire alcuni ampliamenti al nucleo e verso i 33 mesi prevalgono le frasi complesse e complete».
Fin qui uno sviluppo del linguaggio fisiologico. Quando, invece, i genitori devono preoccuparsi?
«Ogni bambino presenta una certa variabilità nell’acquisizione delle tappe dello sviluppo linguistico che dipende da fattori ambientali e genetici. Esistono tuttavia alcuni campanelli d’allarme che possono far ipotizzare un disturbo di linguaggio: 5-10 mesi - mancanza di lallazione; 12-14 mesi - assenza di gesti comunicativi; 12 mesi - assenza di gesti rappresentativi; 20 mesi - non comparsa delle prime parole; 24 mesi - meno di 50 parole prodotte; 24-30 mesi - non comprensione di ordini non contestuali. In definitiva, è bene rivolgersi a un esperto quando, all’età di 2 anni, il bambino ha un vocabolario espressivo inferiore alle 50 parole e, dunque, è ancora assente la capacità combinatoria».
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