La salute
Giovedì 17 Aprile 2014
Diagnosi precoce
per il tumore del fegato
È uno dei principali killer del mondo dei tumori, ma lascia una «traccia» nel sangue che potrebbe essere usata per identificarlo e trattarlo prima che diventi così grave da uccidere il paziente in meno di un anno.
È uno dei principali killer del mondo dei tumori, ma lascia una «traccia» nel sangue che potrebbe essere usata per identificarlo e trattarlo prima che diventi così grave da uccidere il paziente in meno di un anno.
Il carcinoma epatocellulare, il principale tumore del fegato e la seconda causa di morte oncologica al mondo, potrebbe finalmente aver trovato un metodo per la diagnosi precoce, ha scoperto uno studio dell’Institute of Molecular and Cell Biology di Singapore presentato all’International Liver Congress in corso a Londra.
Attualmente, hanno spiegato gli esperti, questo tumore si cerca attraverso screening con l’ecografia, ma l’efficacia non è uniforme, e varia dall’80% in Giappone al 15% in Gran Bretagna a causa di diversi fattori. Sono pochi inoltre i paesi che hanno seguito l’esempio nipponico, con grandi campagne di prevenzione, anche per la difficoltá di riconoscerlo con i metodi attuali. I ricercatori asiatici hanno prima analizzato persone con epatite B cronica e cirrosi, il gruppo più a rischio per l’epatocarcinoma, trovando tre geni che variano la loro espressione in questo soggetti.
La «firma» è stata poi testata su 206 pazienti che avevano effettivamente il tumore, e l’analisi si è mostrata in grado di individuare l’epatocarcinoma con una efficacia dell’82%, con la potenzialitá di predirne anche l’andamento. «Una diagnosi tempestiva e accurata dell’epatocarcinoma è fondamentale perchè al momento la rimozione chirurgica è l’unica terapia, e gran parte dei pazienti viene diagnosticato tardi e muore entro un anno - ha spiegato Helen Reeves del comitato scientifico dell’associazione europea per gli studi sul fegato che organizza l’evento -. Quindi la scoperta precoce del tumore aumenterebbe significativamente i risultati clinici. Quello di cui abbiamo bisogno urgente in Europa è un programma di screening coordinati a livello centrale».
Una volta individuato, hanno dimostrato diversi studi presentati al congresso, il tumore può essere trattato con la radioablazione, che consiste nel bruciarlo letteralmente utilizzando radiofrequenze. Una ricerca cinese su oltre 800 pazienti che sono stati seguiti per 10 anni ha dimostrato che la sopravvivenza aumenta molto, con il 54% dei soggetti ancora vivo dopo 5 anni.
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