Chirurgia bariatrica e reflusso
La «sleeve modificata» aiuta
Tema centrale del congresso, che ha richiamato alcuni dei massimi esperti italiani e internazionali di chirurgia bariatrica e di chirurgia del reflusso gastroesofageo, è stato il legame tra la malattia da reflusso gastroesofageo (Gerd) e la «sleeve gastrectomy», attualmente l’intervento di chirurgia bariatrica più eseguito al mondo.
Grande successo e partecipazione per il convegno «Obesity Surgery and Gerd», organizzato dall’Unità di Chirurgia generale e oncologica del Policlinico San Marco diretta dal prof. Stefano Olmi tenutosi a Zingonia. Tema centrale del congresso, che ha richiamato alcuni dei massimi esperti italiani e internazionali di chirurgia bariatrica e di chirurgia del reflusso gastroesofageo, è stato il legame tra la malattia da reflusso gastroesofageo (Gerd) e la «sleeve gastrectomy», attualmente l’intervento di chirurgia bariatrica più eseguito al mondo.
In una percentuale variabile dei pazienti sottoposti a «sleeve», infatti, si sviluppa una sintomatologia tipica da reflusso, con bruciore di stomaco, rigurgito acido, dolore e pirosi retrosternale, che li costringe ad assumere farmaci a protezione dello stomaco quotidianamente. Nel 15 - 40 % dei casi il reflusso gastroesofageo porta a un’esofagite di vario grado.
Durante il congresso, che ha alternato letture e sessioni di live surgery, gli esperti si sono confrontati sui diversi aspetti del rapporto tra sleeve e Gerd con l’obiettivo di definire delle linee guida autorevoli su questa problematica e migliorare ulteriormente la qualità di vita dei pazienti.
Un focus particolare è stato dedicato alla «sleeve» modificata, innovativo intervento messo a punto dal dottor Olmi e dalla sua equipe per ovviare al problema del reflusso nei pazienti obesi.«La nostra equipe, proprio per prevenire il rischio di comparsa di Gerd (reflusso gastroesofageo) dopo la sleeve tradizionale, ha da alcuni anni introdotto una modifica all’intervento di «sleeve gastrectomy» associandola a una plastica antireflusso a 360° che i pazienti simpaticamente chiamano «sleeve con il cravattino» osserva il dottor Stefano Olmi, direttore dell’Unità di Chirurgia generale e Oncologica, del centro di Chirurgia laparoscopica avanzata e del Centro di Chirurgia dell’obesità (centro di eccellenza Sicob), co-presidente del congresso insieme al professor Riccardo Rosati, professore ordinario di Chirurgia generale Università Vita- Salute San Raffaele. «L’intervento di “sleeve” modificata, oltre a essere restrittivo come la sleeve con tutti i suoi vantaggi nella perdita di peso e nella risoluzione delle comorbidità (diabete, ipertensione etc.), è associato a una piccola plastica antireflusso (confezionata utilizzando una minima parte del fondo gastrico) che evita e risolve l’invalidante problema del reflusso gastroesofageo e dell’esofagite che un buon numero di pazienti lamenta dopo una “sleeve” tradizionale».
La plastica antireflusso è un intervento ormai ben consolidato in ambito chirurgico che viene eseguito da più di 50 anni nei pazienti che soffrono di malattia da reflusso. «Unendo in un solo intervento le due tecniche, si riescono a ottenere i risultati della “sleeve” in termini di perdita di peso e di miglioramento delle patologie legate all’obesità e allo stesso tempo si possono evitare a distanza i sintomi da reflusso gastro-esofageo e le problematiche a esso legate (esofagite ed esofago di Barrett). Gli ottimi outcomes di questo intervento finora ottenuti sono confermati anche dai risultati preliminari dello studio osservazionale concluso alcuni mesi fa e dello studio randomizzato che stiamo conducendo e che terminerà a novembre».
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