C’è anche il caffè
in Terapia intensiva

La Terapia Intensiva è negli ospedali un’area molto delicata, anche critica, dove l’accesso è regolamentato in modo più ferreo rispetto le aree di degenza, per preservare le condizioni necessarie alla più rapida guarigione dei pazienti. In Terapia intensiva si arriva dopo interventi complessi o quando occorre essere monitorati o, ancora, se il fisico è tanto debilitato da richiedere un maggiore sostegno.

Un cambiamento culturale

Da qualche tempo però la comunità scientifica sta portando avanti un cambiamento culturale che produce nuove pratiche e azioni. «Come, anche se può sembrare banale – sottolinea Giovanni Albano, responsabile del reparto di Anestesia e Terapia Intensiva di Humanitas Gavazzeni e Castelli – ampliare l’accesso nel reparto ai parenti, azione che giova moltissimo alle persone ricoverate».

E così in Humanitas Gavazzeni le visite sono consentite dalle 14,30 alle 20,30, ogni giorno. Si lavora inoltre sul miglioramento della comunicazione tra medici, infermieri e familiari dei pazienti. «Da un lato questo si traduce in una migliore condivisione delle informazioni – dice Mauro Zanchi, coordinatore infermieristico del reparto –; dall’altra in iniziative volte a informare i familiari dei pazienti sulle regole che vigono in Terapia Intensiva: norme igieniche, di comportamento e di tutela della privacy».

Sicurezza al primo posto

Sicurezza sempre al primo posto dunque, ma con disposizioni per abbattere stress e ansia per i malati e i loro familiari, ridurre il tempo della degenza e alleggerire il carico di assistenza una volta rientrati a casa. Per farlo occorre ridisegnare il rapporto tra familiari e personale sanitario: «cooperazione è la parola chiave – prosegue Zanchi -. I familiari sono i portavoce della storia del malato in reparto e possono avere un ruolo attivo nelle cure rivolte al proprio caro».

Il team della Terapia Intensiva dell’ospedale lavora dal 2015 a un progetto di ridefinizione dell’area. Tra le novità introdotte, la mobilitazione precoce delle persone assistite, operate o non operate. «L’équipe a fianco del malato è composta da medico anestesista, infermiere, fisioterapista – prosegue ancora il dottor Giovanni Albano -. Dopo attenta valutazione, il malato inizia presto a mettersi seduto a letto e poi, pian piano, ad alzarsi e a muovere i primi passi. Il tutto sempre sotto stretta sorveglianza medica. I vantaggi sono molti: meno a lungo si sta immobilizzati a letto, meglio è per il corpo e lo spirito».

Luce naturale

In Terapia Intensiva, inoltre, si cerca di facilitare il ritmo sonno-veglia ricorrendo il più possibile alla luce naturale. «In più – aggiunge Mauro Zanchi - stiamo sperimentando anche diete più gustose, in linea con le prescrizioni mediche ma tenendo conto anche dei desideri del paziente; il cibo è una delle gioie della vita e quindi anche il caffè in Humanitas Gavazzeni arriva in Terapia Intensiva».

Poltrone per i familiari

Per facilitare la mobilitazione precoce sono state collocate speciali poltrone e alcune sedute per i familiari. «Alcune persone trascorrono qui molti giorni – aggiunge Maurizio Mazzoni, caposezione della Terapia intensiva– con il rischio di perdere la cognizione del tempo o cadere in depressione. Per questo diamo la possibilità di usare telefoni e tablet che mantengono vivo il contatto con il mondo esterno».

«L’impatto sulla prognosi dei pazienti è significativo – conclude Mauro Zanchi -. E anche la vita lavorativa del personale è cambiata: sono stati avviati corsi di formazione e comunicazione per facilitare il cambiamento culturale».

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