Un mazzo di fiori, un prato, le acque di un depuratore o di un lago: tutto può trasformarsi in un generatore di corrente grazie ai batteri «elettricisti», che producono energia elettrica degradando le sostanze organiche disciolte in acqua o nel terreno.
I ricercatori di Rse (Ricerca sul Sistema Energetico) insieme a quelli dell’Università di Milano li stanno sperimentando al depuratore di Milano Nosedo nell’ambito del progetto «Luce Bioelettrica», promosso da Regione Lombardia e Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur).
«L’abilità dei batteri nel fermentare la sostanza organica in prodotti utili per l’alimentazione umana è cosa nota da millenni - spiega la responsabile scientifica del progetto Pierangela Cristiani di Rse - ma solo in questi ultimi anni si è scoperta la possibilità di trasferire direttamente gli elettroni derivanti dai processi ossidativi della materia organica tramite una sorta di cortocircuito tra metallo e componente biologica» Sono così nate le pile a combustibile microbiche, dove «i batteri catalizzano le reazioni di ossidazione del combustibile e il passaggio di elettroni dall’anodo al catodo».
Questo sistema biotech sta muovendo i primi passi, ma in futuro potrà essere usato per «produrre energia elettrica o biocarburanti a partire da scarti agricoli, rifiuti civili e industriali così come da quelli prodotti in un sottomarino o nella stazione spaziale» spiega Cristiani. In questi mesi i ricercatori stanno testando dei prototipi di celle a combustibile microbiche nel depuratore di Nosedo, per ripulire le acque in modo più efficiente generando anche l’energia necessaria al funzionamento del depuratore. Per il futuro, il team di Pierangela Cristiani punta ad applicare lo stesso sistema biotech nel lago di Idro nel Bresciano,dove una sperimentazione preliminare ha messo in luce il ruolo importante di alcuni microinquinanti naturali (come il manganese derivato dall’acidificazione delle rocce operata dai batteri nelle acque profonde). L’obiettivo è quello di prevenire fenomeni di inquinamento, sperimentando nel lago una gigantesca «pila» naturale.
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