La salute / Bergamo Città
Domenica 13 Ottobre 2019
Allergie? Ecco come sapere
C’è lo zampino della genetica
Starnuti, bruciore agli occhi, prurito. Se pensate che questi sintomi siano tipici delle allergie primaverili vi sbagliate. Per chi soffre di allergia, il mese di ottobre può essere un periodo a rischio, a causa dell’alta concentrazione di alcuni allergeni: gli acari, le muffe e le piante come l’ambrosia, l’assenzio e altre erbe, che fiorisco da fine luglio fino al mese di ottobre.
Ma come si fa a riconoscere se si è davvero allergici e a cosa? E quali strategie mettere in atto per limitare e prevenire i fastidi? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Stefania Milani, specialista in Allergologia e Immunologia Clinica, responsabile del Servizio di Allergologia del Policlinico San Marco di Zingonia e di Smart Clinic, struttura del Gruppo San Donato all’interno de «Le Due Torri» di Stezzano e di Oriocenter.
Cosa si intende per allergia?
«L’allergia è una risposta anomala del sistema immunitario scatenata dal contatto con sostanze estranee all’organismo che comunemente sono innocue. Nelle persone ereditariamente predisposte, le allergie causano sintomi, infiammazioni e patologie a carico di differenti organi e apparati (polmone, pelle, occhi e naso). Chi è predisposto, quando viene a contatto con sostanze estranee normalmente innocue (gli allergeni), produce con molta facilità e in grande quantità un tipo di anticorpi, le immunoglobuline E (IgE), che scatenano le reazioni allergiche. L’allergia è quindi una condizione in cui il sistema immunitario riconosce una sostanza estranea normalmente innocua (allergene) come se fosse un agente aggressivo da cui difendersi, scatenando una violenta reazione infiammatoria».
Quali sono i sintomi più comuni?
«Dipende dal tipo di allergia. In generale, le più comuni manifestazioni sono lacrimazione, starnuti, prurito al naso e agli occhi, naso che cola, congestione delle mucose nasali e affaticamento respiratorio fino al l’asma. In alcuni casi può dare origine a manifestazioni cutanee come orticaria con prurito generalizzato».
Ma in che modo si può capire se si tratta davvero di allergia?
«La certezza può essere ottenuta solo con una visita dallo specialità che indicherà quali test cutanei (prick test) o esami del sangue siano necessari. Questi test, cosiddetti allergometrici, vengono prescritti ed effettuati dallo specialistica allergologo e costituiscono consolidato mezzo diagnostico. Inoltre sono di facile, veloce e sicura esecuzione. Minimamente invasivi sono ben tollerati anche dai bambini».
Si nasce allergici o lo si diventa?
«In tutte le forme di allergia esiste una predisposizione genetica, ma i sintomi possono manifestarsi anche nel corso degli anni».
Come fare per risolvere il problema?
«Il primo trattamento consiste nel ridurre il più possibile il contatto con l’allergene o gli allergeni responsabili della manifestazione allergica. Per le fasi acute è utile la terapia farmacologica prevalentemente a somministrazione topica ovvero locale (colliri, spray nasali, devices per la cura dell’asma). Una classe di farmaci usata sono anche gli antistaminici che riducono il rilascio di istamina nel sangue e alleviano la maggior parte dei sintomi, in particolare prurito, starnuti o lacrimazione, ma sono meno efficaci nei confronti della congestione nasale che deve essere trattata con steroidi sempre topici. Gli antistaminici che vengono assunti per via orale, possono dare sonnolenza, effetto collaterale che con i preparati di ultima generazione è stato in parte superato. Per risolvere in modo più duraturo il problema, invece, efficace è l’immunoterapia specifica (comunemente chiamata vaccino), trattamento che consente di insegnare gradualmente al sistema immunitario dei soggetti allergici a tollerare gli allergeni che per sua natura non tollera. È bene sottolineare che è molto importante curare la rinite allergica (non solo togliere i sintomi) poiché, se non curata, può portare a complicanze quali poliposi nasale, sinusite cronica, asma bronchiale e sindrome delle apnee notturne (noti fattori di rischio per infarto cardiaco e ictus cerebrale)».
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