Si parla sempre più spesso di intolleranze alimentari, additate come responsabili di sintomi come stanchezza, dolori addominali, mal di testa. Ma che cosa s’intende per intolleranze alimentari? Facciamo chiarezza con la dott.ssa Stefania Milani, specialista in Allergologia e Immunologia clinica, responsabile del Servizio di Allergologia del Policlinico San Marco di Zingonia e di Smart Clinic, struttura del Gruppo San Donato all’interno de «Le Due Torri» di Stezzano e di «Oriocenter».
Che differenza c’è tra intolleranza alimentare e allergia alimentare?
«L’intolleranza alimentare è dovuta all’incapacità dell’organismo di assorbire un alimento per motivi differenti. Si verifica attraverso un meccanismo che non coinvolge le reazioni di tipo allergico. I sintomi sono principalmente di tipo intestinale (dolori addominali, diarrea, vomito, perdita di sangue con le feci). L’allergia alimentare, invece, è una reazione anomala del sistema immunitario che non riconosce più come innocue alcune sostanze contenute negli alimenti, dette allergeni, e scatena una più o meno violenta reazione avversa».
Quali sono gli alimenti più frequentemente responsabili di intolleranze alimentari?
«Le uniche intolleranze alimentari che possono essere diagnosticate con certezza sono quelle al latte, al glutine (proteina presente in alcuni cereali) e al glucosio (iperglicemia, diabete, ipoglicemia reattiva)».
Come si diagnosticano?
«Quella al lattosio può essere verificata con il test da carico con lattosio, dosando i livelli glicemici nel sangue o tramite il dosaggio di idrogeno nel respiro in tempi successivi (breath test o test del respiro). L’intolleranza al glutine si diagnostica con la ricerca nel sangue di specifici anticorpi: anti-transglutaminasi (tTG), anti-gliadina (AGA) e anti-endomisio (EMA). Per quanto riguarda la diagnosi di ipoglicemia reattiva, viene eseguita la curva da carico di glucosio associata alla curva dell’insulina nel sangue in tempi successivi».
Quali sono i cibi che più frequentemente scatenano le allergie?
«Tutti gli alimenti possono generarle. Spesso sono coinvolte uova, arachidi, frutta, frutta a guscio, pesce e crostacei».
Come si manifestano?
«I sintomi sono molto vari. I più frequenti sono formicolio o prurito alla bocca, orticaria, prurito o eczema, gonfiore a labbra, viso, lingua, gola o altre parti del corpo, difficoltà respiratorie, dolori addominali, diarrea, nausea o vomito, vertigini, senso di stordimento e, nei casi più gravi, anafilassi (perdita di conoscenza, ipotensione)».
Come si fa ad avere la certezza di essere allergici e a cosa?
«Un’accurata anamnesi è il primo approccio diagnostico. Lo specialista raccoglie informazioni riguardo ai sintomi, alla tipologia e quantità di cibi ingeriti, al tempo intercorso tra ingestione e manifestazione clinica e alla presenza di allergie in famiglia. Sulla base della storia clinica, lo specialista indicherà quali esami del sangue e test cutanei eseguire. L’esame che più di frequente viene utilizzato è il prick test che consiste nell’applicazione sotto cute delle sostanze che si sospettano possa causare allergia (allergene) e nella valutazione della reazione che ne deriva. Si possono poi dosare gli anticorpi di classe E specifici per alimento, eseguire Prick test con alimenti freschi e utilizzare i più innovativi dosaggi di allergeni ricombinati (ImmunoCAP), in grado di fornirci la possibilità di distinguere tipologie di allergie differenti allo stesso alimento e la loro potenziale pericolosità».
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