La salute / Bergamo Città
Domenica 08 Gennaio 2017
«Aiutiamo le mamme
ad allattare di più»
L’allattamento nei primi mesi di vita rappresenta l’alimentazione ideale per lo sviluppo del neonato ed è associato ad un migliore stato di salute nell’età evolutiva: il latte materno riduce la morbilità e la mortalità infantile per varie patologie.
Proprio per tutelare ed incoraggiare questa fondamentale pratica in provincia di Bergamo è stata promossa una ricerca per facilitare gli studi che cercano di individuare le circostanze che conducono ad abbandonare l’allattamento al seno. Il lavoro è stato frutto della collaborazione tra i pediatri di famiglia del nostro territorio e l’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) di Bergamo, con il supporto del suo Servizio epidemiologico e del Dipartimento di cure primarie. In questa indagine sono stati inclusi un campione di 10.000 bambini, seguiti dalla nascita al compimento del 18° mese di età, sottoposti a visita ambulatoriale di controllo durante il biennio 2013-2014.
Il campione si è rilevato molto eterogeneo: il 78% dei bambini era figlio di madre italiana mentre solo l’1% delle madri aveva un’età inferiore a 18 anni ed il 40% aveva un’età superiore ai 40; il 2% delle madri era single mentre il restante 98% era coniugata o convivente. Il 25% delle madri interessate aveva la licenza elementare o media, il 52% aveva diploma di scuola media superiore mentre il rimanente 23% era, invece, laureato. L’1% del campione coinvolto era di studentesse, il 36% casalinghe, il 56% lavoratrici dipendenti e l’8% lavoratrici autonome. I dati riguardanti l’indagine sulle loro gravidanze gravidanza, poi, hanno evidenziato che lo 0,4% ha avuto un’età gestazionale inferiore a 30 settimane, il 9% compresa tra 18 e 30 settimane e il 91% superiore alle 37 settimane. La descrizione dei bimbi, inoltre, ha rivelato che l’1% aveva un peso minore di 1500 grammi, il 3% un peso tra i 1500 e i 2000 grammi e il 96% aveva un peso superiore a 2000 grammi. Il 49% era primogenito, il 39% era secondogenito e il 12% era terzogenito o successivi. Infine il 3% dei bambini aveva un gemello. Si sono così individuati alcuni profili di rischio abbandono dell’allattamento differenti fra le donne italiane e quelle straniere, evidenza che consentirà di pianificare interventi ancora più mirati in ambito di sanità pubblica volti a favorire l’allattamento, in linea con le progettualità sviluppate nell’ultimo triennio dall’Agenzia di Tutela della salute con la Dr.ssa Fiorenza Cartella - Specialista in Ginecologia e Ostetricia e coordinatrice per la programmazione dei Consultori Familiari. Se per le donne straniere le cause del mancato allattamento appaiono per lo più imputabili sia nell’attività professionale, con le lavoratrici autonome quale categoria più svantaggiata, sia nella situazione familiare, con le single quale categoria maggiormente in difficoltà, per le donne italiane, invece, il fattore di rischio più importante appare essere il basso livello di scolarizzazione, correlabile allo status socio-economico svantaggiato. «Questi studi – evidenzia il dottor Giuseppe Sampietro del Servizio Epidemiologico Aziendale - mirano a favorire l’allattamento al seno. Il ruolo del medico che segue il bambino è fondamentale per promuovere l’allattamento ed è per questo che il supporto del Pediatri è stato prezioso. Il loro contributo, coordinato dalla Dott.ssa Anna Barabani, ha garantito un importante ritorno di carattere epidemiologico a questa iniziativa».
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