Consegna domiciliare dei farmaci, messa a disposizione di infermieri e fisioterapisti, prenotazione di visite specialistiche e ritiro di referti, installazione di defibrillatori semiautomatici. Saranno molto diverse le farmacie italiane nel prossimo futuro, se sarà approvato dal parlamento lo schema di decreto legislativo che individua i nuovi servizi delle farmacie nell'ambito del servizio sanitario nazionale.
Il decreto appena approvato dal governo, che dovrà acquisire il parere della conferenza Stato-Regioni e delle commissioni parlamentari di competenza, modifica in modo radicale la natura delle farmacie, che si trasformano in veri e propri presidi sanitari sul territorio: forniranno la prima assistenza sanitaria permettendo di sgravare il lavoro di ospedali e pronto soccorso.
Il decreto, infatti, stabilisce che le farmacie parteciperanno al servizio di assistenza domiciliare integrata, consegneranno i farmaci a domicilio, metteranno a disposizione fisioterapisti, farmacisti e operatori socio-sanitari, parteciperanno a campagne di educazione sanitaria. Ma nelle farmacie in futuro potremo prenotare visite specialistiche presso strutture pubbliche o private convenzionate, pagare i ticket per queste visite, ritirare i referti delle analisi.
«Siamo molto contenti che il governo abbia approvato questo decreto che riconosce l'importanza delle farmacie sul territorio» spiega Annarosa Racca, presidente di Federfarma, la Federazione nazionale dei titolari farmacia italiani. «Alcuni di questi servizi sono già erogati dalle farmacie in maniera molto diversificata. Ora sarà importante trovare una modalità di erogazione omogenea sul territorio, così come bisognerà arrivare a una remunerazione dei farmacisti per i nuovi servizi che saranno tenuti a offrire».
Il decreto legislativo specifica, infatti, che dalla sua attuazione non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
L'altra sfida che il decreto impone sarà quello di «trovare una nuova forma di collaborazione - sottolinea Racca - fra i medici di base e i farmacisti» per offrire in modo coordinato i servizi sanitari ai cittadini.
«Credo che l'approvazione di questo decreto aprirà anche la strada al rinnovo della convenzione nazionale farmaceutica, scaduta ormai da anni». Tanti novità positive per i farmacisti, quindi, a patto che si arrivi a un accordo sui soldi.
A non essere contenti, invece, sono i parafarmacisti. L'articolo cinque del decreto, infatti, stabilisce che l'uso della denominazione farmacia e della croce di colore verde sia riservata esclusivamente alle farmacie, tagliando fuori le circa tremila parafarmacie nate dopo il decreto Bersani sulle liberalizzazioni. Toccherà ora alle commissioni Sanità di Camera e Senato e alla conferenza Stato-Regioni dare un parere entro 60 giorni, dopodiché toccherà al consiglio dei ministri approvare definitivamente il provvedimento.
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