La salute
Venerdì 16 Gennaio 2009
Riuniti, bimba uruguayana guaritada una grave malformazione all’addome
Il sofisticato intervento è stato eseguito dall’équipe della Chirurgia Pediatrica degli Ospedali Riuniti, uno dei 4 centri al mondo in grado di curare le malformazioni della vena porta in maniera definitiva e senza effetti collaterali per i bambini
«La vena porta di Martina era ostruita fin dalla nascita – spiega Daniele Alberti, primario della Chirurgia Pediatrica degli Ospedali Riuniti -. Col tempo questa ostruzione ha portato alla formazione di una rete tortuosa di vasi, definita cavernoma. In altre parole la vena porta è stata sostituita da un gruppo di vasi di diversa grandezza, che riescono comunque a portare il sangue al fegato, ma in quantità ridotta e generando livelli tali di ipertensione da scatenare forti e frequenti emorragie».
A 19 mesi Martina ha avuto il primo massiccio sanguinamento dall’esofago, a cui ne sono seguiti diversi altri, fino all’ultimo episodio, quasi mortale, che ha spinto i medici uruguayani a cercare una struttura sanitaria che potesse salvarle la vita. I centri in grado di intervenire efficacemente in questi casi sono solo 4 in tutto l’Occidente: Chicago, Parigi, Bruxelles e Bergamo. Grazie all’interessamento di un medico di origini uruguayane in servizio al Policlinico di Milano, i medici di Martina hanno chiesto aiuto alla Regione Lombardia, che ha indirizzato la bambina agli Ospedali Riuniti di Bergamo.
Qui Martina è stata operata da Daniele Alberti, in équipe con Giuseppe Locatelli e con Mara Colusso, l’11 dicembre scorso. La tecnica utilizzata per questo intervento, definito bypass meseterico portale sinistro, è stata messa a punto alla fine degli anni ’80 in Belgio dal Prof. De Ville, con la collaborazione dello stesso Alberti. «Si è trattato di un intervento molto complesso, durato più di otto ore, ma che ha risolto completamente e definitivamente il problema di Martina – prosegue Alberti -. In pratica abbiamo preso la vena giugulare sinistra (la grossa vena che si trova nel collo) della bambina e l’abbiamo usata per creare una sorta di “ponte” che, scavalcando la strozzatura della vena porta, permette al sangue proveniente dall’intestino, dallo stomaco e dalla milza di entrare direttamente nel fegato». Diversamente da altre tecniche in uso, che deviano il sangue dalla vena porta alla vena cava inferiore, la tecnica usata agli Ospedali Riuniti permette di risolvere definitivamente il problema, senza gli effetti collaterali tipici di altri interventi, come l’insufficienza epatica.
«La tecnica che noi usiamo è ideale per risolvere il problema nei bambini – conclude Alberti -, in quanto ristabilisce perfettamente l’anatomia e la fisiologia del fegato e di tutto l’organismo. L’intervento è molto complicato, ma il risultato è stupefacente. La bambina è stata dimessa il 19 dicembre, 8 giorni dopo l’intervento. Sta benissimo e presto potrà tornare in Uruguay e condurre una vita perfettamente normale». E’ questo l’ultimo esempio dell’attenzione che da sempre gli Ospedali Riuniti riservano a bambini affetti da gravi problemi di salute, non risolvibili nei loro Paesi di origine. «Martina si aggiunge a molti altri bambini provenienti da tante parti del mondo che abbiamo curato nel nostro Ospedale – ha commentato Carlo Bonometti, Direttore Generale degli Ospedali Riuniti di Bergamo -. Questi risultati sono possibili solo grazie all’impegno, alla professionalità e alla dedizione dei nostri operatori, ma anche al sostegno della Regione Lombardia, che facilita la nostra adesione a tali iniziative, individuando il nostro Ospedale come punto di riferimento nazionale e internazionale per la diagnosi e la cura di patologie rare e complesse».
(16/01/2009)
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