Prevenzione?
Italia ultima in Eu

Le scarse politiche per la prevenzione in sanità, per le quali il nostro Paese è ultimo in Europa, ci costano otto miliardi in dieci anni di mancati risparmi. Lo hanno affermato gli esperti durante il convegno «Prevenzione: un investimento in salute e sostenibilita», promosso a Roma dall'Università Campus Bio-Medico e dal Fasi, il Fondo sanitario integrativo dei dirigenti d'azienda.

Secondo i numeri presentati al convegno l'Italia spende per la prevenzione appena lo 0,5% della spesa sanitaria complessiva, contro una media Ue del 2,9, sopra la quale si collocano Paesi come Germania (3,2), Svezia (3,6), Olanda (4,8) e Romania (6,2).

Questo, hanno sottolineato gli esperti, nonostante ogni euro investito in questo campo ne frutti tre, un valore che porterebbe l'Italia a risparmiare 8 miliardi di euro in dieci anni: «I benefici cumulati per investimenti sistematici e capillari in prevenzione primaria e secondaria - spiega Gianluca Oricchio, Direttore Generale del Policlinico del Campus - potrebbero valere fino al 10% della spesa in una ragionevole arco di tempo».

Risparmi sensibili si potrebbero ottenere agendo sulle principali malattie croniche, come quelle cardiovascolari, e promuovendo un uso corretto dei farmaci. Anche le vaccinazioni hanno il loro peso, a cominciare da quella contro l'influenza che se estesa a tutta la popolazione attiva porterebbe a una riduzione dei costi di oltre un miliardo e mezzo.

In questo campo molto possono fare i fondi integrativi come il Fasi: «La nostra azione – ricorda il presidente Stefano Cuzzilla – è orientata al principio di mutualità, è no profit e orientata al principio di mutualità. Ancorati a questo valore solidaristico, guardiamo anche all'anziano come a una risorsa per la società».

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