Capricci?
Ecco cosa fare

Se il bambino inizia a non seguire le regole, a protestare per qualsiasi motivo, a ripetere, con insistenza, parole del tipo: “Voglio” e “No!” e anche, a strepitare e a dare calci … è arrivato il “fatidico” periodo dei capricci!

Se il bambino inizia a non seguire le regole, a protestare per qualsiasi motivo, a ripetere, con insistenza, parole del tipo: “Voglio” e “No!” e anche, a strepitare e a dare calci … è arrivato il “fatidico” periodo dei capricci!

La prima reazione dei genitori, di solito, è di preoccupazione o di delusione, perché si teme che questo sia il segnale di un futuro carattere violento o la conseguenza di non essere stati all'altezza del proprio ruolo.  E invece, secondo i pediatri, non c'è motivo di allarmarsi. Come sostiene infatti il Dottor Giuseppe Di Mauro, Pediatria e Presidente della SIPPS: “I primi “no” sono una manifestazione tipica e naturale di quasi tutti i bambini tra i due/tre anni, a volte anche a partire dai 12 mesi che, forti di una maggiore autonomia acquisita, iniziano a mettere alla prova se stessi e gli altri e a confrontarsi con il mondo che li circonda. E' importante però stabilire alcune poche e semplici regole sulla quali non bisogna assolutamente cedere.”  

I capricci si verificano di solito intorno ai due anni, età in cui in media uno su cinque li fa almeno due volte al giorno; non si può invece definirli tali prima dei 5-6 mesi d'età. Il Dottor Leo Venturelli, Pediatra SIPPS, dà alcuni consigli ai genitori per evitare comportamenti scorretti e potenzialmente dannosi nei confronti dei propri figli.

Prima di tutto non bisogna mai assecondare il piccolo e cedere a tutte le sue pretese. Un esempio tipico è quello delle mamme che hanno ripreso da poco il lavoro o dei papà che sentendosi in colpa per l'assenza, tendono a concedere tutto al piccolo pur di conquistare il suo affetto. Contrariamente a quello che si pensa invece, tenere in braccio un bimbo, non è un comportamento che induce al vizio.

Ecco di seguito le risposte del Dottor Leo Venturelli ad alcune delle domande più frequenti dei genitori.

Se si è troppo permissivi, cosa succede?
Se non si interviene, il bambino viziato avrà dei problemi, specialmente nell'età scolastica: sarà poco accettato dagli altri coetanei, perché troppo egocentrico e arrogante, sarà mal sopportato dagli insegnanti perché insistente e poco docile, con conseguenze sul rendimento scolastico e sulla socialità. Crescendo, il bambino viziato diventerà un adulto infelice e poco motivato, incapace di affrontare i problemi e in casi estremi, può rischiare di essere succube della droga.

Quali sono le regole da seguire?
Fate in modo che vostro figlio segua alcune piccole e semplici regole, non più di una ventina, che vanno impostate fin da piccoli: per esempio, stare nel seggiolino in auto, non picchiare gli altri bambini, andare a dormire e alzarsi dal letto all'ora giusta… Su queste regole siate intransigenti, non c'è motivo di discuterle.

Cosa fare se il bambino piange?
Aspettatevi che il bimbo pianga, ma provate a distinguere tra necessità e desideri. Il bambino piange per necessità se ha dolore, fame, paura, sonno, o se è sporco; se piange perché desidera qualcosa potete decidere di accontentarlo oppure no; se piange per capricci la cosa migliore è ignorarlo, senza assumere atteggiamenti aggressivi o denigratori nei suoi confronti.

Cosa fare se il bambino sbatte le porte, grida o si butta terra? 
I bambini fanno i capricci per ottenere l'attenzione, per farvi cedere, per riuscire a fare quello che vogliono. Non bisogna mai cedere ai loro capricci, semmai coccolateli per aiutarli a superare la frustrazione per i vostri no

Come faccio a spiegargli perché gli dico sempre no?
Non bisogna pretendere un rapporto paritario col proprio bambino finchè non è diventato adulto. All'età di due anni, parlare di regole è prematuro, si può iniziare a 4-5 anni a spiegare cosa è la disciplina. Verso il 14-16 si può iniziare a stabilire insieme a lui norme e punizioni.

Non ho più un momento libero per me, come fare?
E' importante insegnare a vostro figlio a giocare da solo, infatti già a un anno di vita può stare senza di voi anche 15-20 minuti; e ad aspettare, perché il bambino deve gradualmente imparare a non avere immediata gratificazione per quello che chiede, come succede nel mondo degli adulti. Non sentitevi in colpa se aspetta mentre cucinate, parlate al telefono, l'attesa infatti aiuta a rafforzare la crescita. Infine, evitate di stare continuamente con lui, rinunciando ai vostri spazi: il bambino deve imparare ad avere fiducia in voi anche senza avervi sempre vicini.

In allegato la tabella con le regole da seguire secondo la fascia d'età, a cura del dottor Leo Venturelli.

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