Le artriti sono un gruppo di malattie a genesi autoimmune che colpiscono circa il 3-4% della popolazione. Negli ultimi anni è in atto una vera e propria «rivoluzione terapeutica» che ha completamente modificato la prognosi di queste malattie. Un tempo vi era una visione nichilistica che considerava il decorso delle artriti come inesorabilmente progressivo, il trattamento era centrato quasi esclusivamente sul controllo del dolore, anche in relazione alle scarse risorse terapeutiche disponibili.
I significativi progressi nella diagnosi precoce di queste malattie, la migliore comprensione dei meccanismi biologici responsabili del danno articolare, i nuovi farmaci a disposizione, hanno consentito di cambiare la storia naturale di queste malattie un tempo considerate permanentemente e irrimediabilmente invalidanti. Il prototipo delle artriti è costituito dall'artrite reumatoide che colpisce circa lo 0.5 -0.7 % della popolazione; tra i reumatismi infiammatori cronici sono classificati anche altre forme di artrite tra cui la spondilite anchilosante (così definita perché colpisce prevalentemente la colonna vertebrale) e l'artrite psoriasica (una forma di artrite che si manifesta in soggetti affetti da psoriasi o con familiarità diretta per psoriasi).
Le cause - Le artriti hanno una genesi complessa e multifattoriale. L'assetto genetico gioca sicuramente un ruolo importante , ma ad esso si devono combinare altri fattori (in particolare esposizione a virus o batteri) che innescano una reazione autoimmune che ha come principale bersaglio le articolazioni.
Chi ne è colpito - Le artriti colpiscono preferenzialmente soggetti giovani adulti, possono peraltro comparire a qualsiasi età anche nell'infanzia. L'artrite reumatoide colpisce più di 300000 pazienti in Italia, predilige le donne comprese nella fascia di età tra i 25 e i 50 anni. La spondilite anchilosante interessa circa lo 0.3% della popolazione colpisce, maggiormente i soggetti di sesso maschile ed esordisce prevalentemente tra i 20 e i 30 anni. L'artrite psoriasica ha eguale distribuzione nei 2 sessi e colpisce il 20-40 % dei pazienti affetti da psoriasi.
I segnali di allarme - I sintomi e segni di artrite sono costituiti non solo dal dolore ma anche dai sintomi tipici dei processi infiammatori ossia il gonfiore , l'arrossamento e i calore delle articolazioni. Queste manifestazioni si accompagnano a rigidità articolare che si manifesta con una minore elasticità delle articolazioni presente soprattutto al risveglio e che spesso si protrae per alcune ore. Nell'artrite reumatoide generalmente l'esordio della malattia è simmetrico (colpisce fin dall'inizio entrambe le parti del corpo) a carico dei polsi e delle piccole articolazioni di mani e piedi ai quali tendono ad aggiungersi le altre articolazioni se il paziente non viene adeguatamente trattato.
L'andamento della malattia è variabile; in alcuni casi è graduale (60-70%) in altri acuto (10-30%), spesso è presente una sintomatologia generale caratterizzata da febbricola, astenia, perdita di peso. Nella spondilite anchilosante, malattia infiammatoria cronica che colpisce in particolare la colonna vertebrale, la sintomatologia iniziale è costituita da lombalgia persistente con le caratteristiche di tipo infiammatorio, ossia è una lombalgia prevalentemente presente la notte e al risveglio e che migliora con il movimento. In questo tipo di malattia, oltre alla colonna vertebrale, possono essere colpite dal processo infiammatorio anche le articolazioni periferiche, prevalentemente le grosse articolazioni (anche, spalle, ginocchia).
L'artrite psoriasica ha un'espressione clinica e un decorso estremamente variabili, in alcuni casi vi può essere un interessamento di una o poche articolazioni (oligoartrite) in altri il processo infiammatorio può interessare molte articolazioni (poliartrite); i polsi, le mani i piedi e le ginocchia sono le articolazioni più frequentemente colpite. Anche nell'artrite psoriasica può essere presente un interessamento spondilitico (infiammazione a carico della colonna vertebrale) che si manifesta con lombalgia e dolore cervicale.
Il trattamento - Le artriti devono essere trattate il più precocemente possibile poiché nelle prime fasi di malattia sono più sensibili ai trattamenti che abbiamo a disposizione. Il trattamento prevede l'utilizzo di farmaci sintomatici e di un gruppo di farmaci denominati «terapie di fondo». I farmaci sintomatici sono costituiti dai farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e dai cortisonici (utilizzati a basse dosi e nelle fasi iniziali della malattia) che sono in grado di controllare la sintomatologia secondaria all'infiammazione articolare. Queste terapie non modificano però il decorso dell'artrite e non prevengono le erosioni articolari, per questo alla terapia sintomatica è necessario associare una o più terapie di fondo. Le terapie di fondo sono molecole in grado di modificare il decorso delle artriti, necessitano di alcuni mesi prima di esprimere la propria attività ed è per questo che nelle fasi iniziali del trattamento la terapia sintomatica è comunque spesso necessaria. Alcune terapie di fondo sono in uso da molti anni e sono tuttora utilizzate con successo (Sali d'oro, sulfasalazina, clorochina, ciclosporina); il methotrexate resta la terapia di fondo convenzionale maggiormente utilizzata per la sua spiccata attività antiflogistica e antierosiva e per la buona tollerabilità nel tempo.
I farmaci «biologici» - Negli ultimi 10 anni si è verificata una vera rivoluzione terapeutica nel trattamento delle artriti. Sono stati introdotti farmaci denominati biologici, ottenuti mediante l'ingegneria genetica, che agiscono in modo più selettivo neutralizzando direttamente, alcune proteine denominate citochine, che sono le principali responsabili sia dell'infiammazione che delle erosioni articolari. Attualmente abbiamo a disposizione 5 molecole ma a breve anche questo settore di farmaci si amplierà ulteriormente. In Italia circa il 10% dei pazienti affetti da artrite reumatoide è trattato con questa classe di farmaci. Attualmente il loro utilizzo è consigliato nei pazienti resistenti alle terapie di fondo tradizionali ma possono essere utilizzati anche in prima battuta in pazienti con artriti aggressive a prognosi particolarmente sfavorevole.
La remissione - La remissione è l'obiettivo che il reumatologo si pone di fronte al paziente affetto da artrite. Per remissione si intende l'assenza di segni e sintomi artritici associata ad arresto o rallentamento dell'evoluzione del danno osseo. Non è ancora una guarigione assoluta ma è un obiettivo raggiungibile che garantisce una normale vita lavorativa e sociale. La remissione fino a 10 anni fa era raggiunta nel 20 % circa dei pazienti, ora, grazie alle nuove modalità di trattamento oltre il 50 % dei pazienti va incontro a remissione recuperando una qualità della vita che un tempo era negata.
Massimiliano Limonta
responsabile Unità Dipartimentale di Reumatologia Ospedali Riuniti di Bergamo
© RIPRODUZIONE RISERVATA