Ecco perché la puntata di venerdì 31 luglio de “L’Eco risponde”, lo sportello dedicato alle domande dei nostri lettori, è stata dedicata proprio alle nuove regole da seguire nelle scuole per l’infanzia.
Sono tante le domande che ancora sono in attesa di una risposta circa la riapertura a settembre delle scuole. Anche la scuola per l’infanzia si sta preparando alla ripresa: e non sono solo i genitori a domandarsi cosa accadrà.
Le domande raccolte attraverso il portale sono state sottoposte a Giovanni Battista Sertori, presidente dell’Adasm di Bergamo, e a Simona Lanzini, coordinatore pedagogico dell’associazione delle scuole materne.
Alle domande alle quali non è stato possibile rispondere in diretta daremo risposta continuando ad aggiornare la notizia sul sito. Se i nostri lettori avessero ulteriori quesiti possono sfruttare la piattaforma dello sportello compilando la richiesta online .
Si è parlato non solo della ripresa ma anche dei bisogni pedagogici dei bambini dopo il lockdown e dei problemi delle scuole paritarie
Le altre domande e risposte durante la trasmissione
Quanti sono i bambini presenti nelle scuole paritarie dell’infanzia a Bergamo?
Giovanni Battista Sertori: Ad oggi i bambini sono 18.300 divisi su 227 scuole, è un dato preoccupante: il calo demografico dal 2011 a oggi ha portato le scuole da 244 a 227, e i bambini da 23.500 a poco più di 18mila. La proiezione prevede un ulteriore calo a 224 unità e i bambini a 17mila, è un dato significativo quello che riguarda i bambini con cittadinanza straniera (2400) e i disabili (400).
Per i più piccoli come sono organizzate le scuole dell’Infanzia?
Giovanni Battista Sertori: Le scuole hanno aggregato anche i servizi per la prima infanzia: ci sono 100 sezioni primavera che possono ospitare bambini da 2-3 anni, 80 nidi integrati che ospitano più di 1550 bambini, e le scuole dell’infanzia insieme ai nidi e alle sezioni primavera superano i 29mila bambini. Nella bergamasca più del doppio dei bambini frequenta la scuola paritaria: i bambini alla scuola pubblica statale arrivano a 9 mila unità.
Quando sono state chiuse nel lockdown queste strutture?
Giovanni Battista Sertori: Le scuole sono state chiuse nell’ultima settimana di febbraio e fino a giugno non hanno potuto funzionare, con conseguenze per i bambini che hanno interrotto un percorso pedagogico importante, soprattutto quelli di 3 anni appena inseriti; è stato un momento difficile per le famiglie e per le scuole
Una volta finito il lockdown qualcuno ha riaperto?
Giovanni Battista Sertori: Una volta entrati nella fase post lockdown 127 scuole delle 227 hanno riaperto offrendo le attività estive secondo le regole del Governo e della Regione, con un rapporto educatore-bimbo 1 a 5 e la divisone dei gruppi per garantire la possibile tracciabilità in caso di contagi; dove c’era anche nido integrato e servizio primavera hanno aperto per le utenze, sempre per i bambini da 0 a 6.
Quando riapriranno?
Simona Lanzini: La competenza die calendari scolastici è delle Regioni, la Lombardia ha fissato la ripartenza per il 7, ma c’è un punto di domanda legato alla dichiarazione del ministro sulla riapertura delle scuole il 14 settembre.
È previsto l’uso delle mascherine?
Simona Lanzini: L’uso delle mascherine non è previsto per i minori di 6 anni: i dispositivi di protezione (dpi) per adulti, per i quali sono raccomandabili l’utilizzo di visierine leggere e quando opportuno dei guanti di nitrile, non devono far venire meno la possibilità di essere riconosciuti dai bambini. I bambini piccoli hanno bisogno di riconoscere l’educatore e comprendere gestualità e mimica dei tratti del volto: nel documento tecnico viene spiegato che dove non si garantisce il distanziamento è consigliato di mettere la mascherina, perché la visiera non basta e deve essere abbonata.
Cosa comporta la stabilità dei gruppi?
Simona Lanzini: Ogni gruppo deve esser stabile per garantire la tracciabilità durante tutto il tempo della giornata, e durante tutto l’anno e questo comporta l’aumento dell’organico, o andare a rivedere il modulo orario delle singole insegnanti. Attualmente il loro orario è di 32 ore più di 3 di attività extra con una media di 6 ore e mezza giornaliere: bisognerà rivedere i servizi aggiuntivi che si offriranno per il pre e post scuola, l’indicazione è mantenere la stabilità negli educatori di ciascun gruppo.
Si potrà ricorrere a studenti non laureati del 3° anno?
Giovanni Battista Sertori: Non c’è alcun documento, solo dichiarazioni, la normativa prevede la laurea in scienze della formazione primaria dopo il 2001 e la possibilità di ampliare su altre lauree, non riguarda gli studenti ancora in formazione, che invece entrano come tirocinio, ma non possono avere la responsabilità diretta dell’aspetto pedagogico e dell’assistenza, possono solo collaborare.
Come sarà impostata la giornata?
Simona Lanzini: Il primo passaggio sarà regolamentare gli ingressi per evitare assembramenti fuori e dentro la scuola: bisogna pensare dei percorsi di accesso alla scuola differenziata o dei turni; le scuole prevedono già un arco temporale dilatato, alcune con entrata alle 8.30 e altri alle 9.30. Bisogna pensare ad accessi differenziati e possibilmente diretti sulle classi, per esempio dove c’è un affaccio sul cortile o sul giardino per non passare su un atrio comune. Dove c’è solo un accesso bisogna pensare percorsi in entrata e in uscita con la segnaletica opportuna, la presenza del genitore a scuola deve essere limitata con l’attenzione al tempo dell’ambientamento e dell’inserimento nei nidi e scuole infanzia, il percorso con educatore famiglia e bambino; lo spazio deve esser pulito quando il genitore esce.
Analizziamo alcuni dei momenti della giornata dei bambini
Simona Lanzini
Spuntino: si suggerisce la frutta, per abituarli al consumo di frutta e verdura, in monoporzione e già confezionata ad uso del singolo bambino
Pranzo: se è possibile i bambini devono poter magiare in sezione con la pulizia a fine pranzo; questo vuol dire garantire una stabilità per non entrare in contatto con altri gruppi, in un refettorio vanno invece organizzati dei turni, perché i gruppi non possono coabitare se non con differenziazione degli spazi e un adeguato distanziamento; così lo spazio diventa multifunzionale, dove si gioca, si mangia oltre alle normali attività
Riposo pomeridiano: non ci sarà più la possibilità di avere classi eterogenee con i bimbi piccoli che si uniscano per il sonnellino: sarebbe logico mantenere stabile il gruppo di 4-5 anni che hanno già vissuto un’esperienza insieme, mentre dovrà essere un gruppo omogeneo per chi entra per la prima volta a scuola
Come si garantirà la pulizia e sanificazione degli ambienti?
Simona Lanzini: C’è la pulizia di fine giornata e la si fa in ogni sezione: dove c’è spazio condiviso ogni volta che viene utilizzato da un gruppo deve essere igienizzato.
Lo Stato ha stanziato 300 milioni per tutte le scuole paritarie: i fondi saranno sufficienti per dare una speranza per andare avanti o per rimborsare le rette?
Giovanni Battista Sertori: L’ emendamento bipartisan è un segnale di attenzione, 180 milioni andranno alle scuole dell’infanzia, ma sono rivolti al passato, al periodo di chiusura e non al futuro, ad aiutare le scuole in difficoltà, che una volta attivati gli ammortizzatori sociali, hanno dovuto accedere al fondo d’integrazione salariale, obbligato le scuole ad anticipare l’80% dello stipendio al personale, mandandole in difficolta di liquidità costringendole a chiedere un contributo per il mese di marzo. C’è l’impegno forte e morale di compensare le famiglie che hanno versato una quota sulle future rette e per chi non frequenterà più di restituire la cifra. Saremo grati a chi ci lascerà la quota, che servirà per aiutare una struttura della comunità e sarà un aiuto concreto per la ripresa.
Quale soluzione sarà la più adatta per il futuro?
Giovanni Battista Sertori: È una questione di azione verso il Governo, politica, siamo tra i fanalini di coda in Europa, dove vengono le scuole paritarie vengono finanziate in modo diverso, sostenute per far sì che le famiglie non paghino altri contributi; il contributo annuo per le nostre famiglie è di poco superiore di 500 euro a bambino con un costo a bimbo di 6mila euro.