L'Eco della vita / Bergamo Città
Domenica 05 Aprile 2020
Sguardi sopra le mascherine
Una poesia per i sanitari
Questo spazio è dedicato ai lettori che ci scrivono per condividere i loro sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.
Diamo spazio, qui e sul giornale, ai lettori che vogliono condividere i sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.
Molti ci mandano foto di bambini: è importante che nella mail entrambi i genitori autorizzino, anche indicandolo semplicemente nella email, la pubblicazione dell’immagine.
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IL VIDEO: La Bergamo che non avete mai visto: una città che lotta in silenzio
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Sono numerose anche le poesie che in questo momento ci arrivano dai lettori. Nell’edizione di domani ne pubblicheremo diverse. Qui il messaggio - un omaggio a medici e infermieri - che ci ha scritto Sara.
A medici e infermieri
In questo drammatico e preoccupante periodo, restiamo a casa perchè è un dovere sia morale che civile.
Dalle nostre abitazioni, però, possono uscire parole e sentimenti, liberi di esprimersi attraverso disegni, poesie, canzoni o quant’altro.
Vi ringrazio per la bella iniziativa, alla quale aderisco inviando una mia poesia dedicata a tutti i medici, infermieri ed operatori sanitari.
Eccola la poesia:
Dinnanzi
ho la mia scatola
dei medicinali,
riposta nell’armadietto,
oggi la considero
come un forziere di valore,
ben protetto.
Il tesoro, in essa contenuto,
sono le rare “mascherine”,
un fondamentale
dispositivo per l’altrui
e la propria sicurezza personale.
Questo piccolo accessorio
fa riflettere
perché oltre alla sanitaria funzione
ha il potenziale
per un’umana
introspezione.
Ebbene sì,
quando indossiamo
questa fascia sul viso
e siamo di fronte a qualcuno,
pur con il dovuto riguardo,
in risalto, di noi,
non è l’abito fashion
ma qualcosa di più prezioso:
il nostro sguardo.
Non servono molte parole
quando ci si incrocia
occhio ad occhio,
la comunicazione giunge
fino alle profondità
dell’Anima
che ne è il loro specchio.
Sono gli espressivi occhi
di tutti gli operatori sanitari,
quelli che mi hanno più colpito,
segnati dalla Forza,
dal coraggio,
dal rischio
e dalla fatica
del loro compito.
I volti scossi
e con lacerazioni lasciate
dall’uso costante
delle protezioni,
quelli passeranno
ma le cicatrici
sul loro cuore,
per tutto quello che è successo,
per tutti i pazienti
che non ce l’hanno fatta, quelle
rimarranno.
Infinitamente grazie
Sara Zanchi - Treviglio
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