L'Eco della vita / Bergamo Città
Martedì 07 Aprile 2020
«Quanto mi manca la mia normalità
quella di cui mi lamentavo spesso»
Questo spazio è dedicato ai lettori che ci scrivono per condividere i loro sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.
Diamo spazio, qui e sul giornale, ai lettori che vogliono condividere i sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.
Molti ci mandano foto di bambini: è importante che nella mail entrambi i genitori autorizzino, anche indicandolo semplicemente nella email, la pubblicazione dell’immagine.
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IL VIDEO: La Bergamo che non avete mai visto: una città che lotta in silenzio
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Continuiamo a pubblicare le tante lettere e i messaggi che, insieme alle vostre poesie e immagini, arrivano sempre numerosi alla nostra redazione.
La «farfalla sofferente»
In questi giorni siete preziosi per l’informazione, e vi prego anche di tenere vive le notizie sulle esperienze dei più piccoli, che in questo periodo fanno molta fatica a capacitarsi con quanto accade... Noi genitori abbiamo bisogno di condividere le loro fatiche, in questo momento i genitori devono fare una parte educativa importante per il futuro dei propri figli.
E io da mamma straniera ormai adottata da questa bellissima città, in questo momento di grande sofferenza volevo condividere questo lavoro che mio figlio ha chiamato “farfalla sofferente”, perché non può volare né in Italia né in Albania e nella sua ingenuità mi chiede: «ma mamma, anche noi non possiamo uscire...?». Allora noi teniamo la farfalla, visto che le farfalle vivono poco, poi rinascono ancora e così possiamo andare al parco a correrle dietro... Grazie di cuore. Lo dedico a tutti i bambini con il sogno di volare, anche rimanendo chiusi in casa.
Mamma Flutur e papà Luca
Tempo di quarantena
Ormai sono in casa da non so più quanti giorni perdendo sempre di più la cognizione del tempo.... Questa quarantena fa schifo, fa schifo perché avevo appena iniziato a lavorare, giusto tre giorni di lavoro, per guadagnare una miseria e poi lockdown in tutta Italia.
Io abito in provincia di Bergamo e qua si sentono costantemente le campane che suonano da morto, già tre da questa mattina. Qui si respira aria di terrore, c’è pochissima gente in giro e oggi è una bellissima giornata di sole con aria frizzante, si respira aria di buono, di miglioramento o per lo meno lo spero tanto.
Tutti ci si sta impegnando per rispettare le precauzioni del caso, uscendo con mascherina e guanti, salutando amici e conoscenti da lontano. Chiamo in video la nonna che abita con lo zio e che non posso vedere, chiamo in video il mio fidanzato che anche se abita nel paese vicino non posso vedere... Qua a Bergamo oggi sento aria di speranza, questo sole riscalda quasi l’anima, portando un barlume di speranza e di serenità per le tante persone che oggi e nei giorni passati sono volate in cielo.
Bergamo è forte, Bergamo è viva nonostante tutto quello che sta passando, nonostante le difficoltà nel creare l’ospedale da campo ma grazie al sostegno di tanti si è riusciti a fare una cosa bellissima: è proprio vero che l’unione fa la forza, e dovremmo ricordarcelo tutti i giorni.
Torneremo, spero presto, a vivere, giocare, uscire con il proprio fidanzato, mangiare una pizza, e sarà ancora più bello respirare quell’aria che saprà solo di libertà. Torneremo ad abbracciarci più forte che mai, torneremo a baciarci ancora di più e torneremo a godere delle piccole cose che la vita ci dona.
Mia nonna, 90 anni il prossimo luglio, giusto l’altro giorno in una chiamata, mi ha detto che la guerra è stata dura, inimmaginabile per me, ma adesso lo è ancora di più. In guerra appena suonava la sirena si doveva subito tornare in casa; oggi invece, mi dice, questa sirena è inesistente e in casa bisogna rimanerci 24h su 24h, per il bene nostro e di tutti.
Quanto mi manca! Non vedo l’ora di riabbracciarla e di goderci quelle ore che passiamo insieme. Quando mi manca la mia normalità! Quella di cui mi lamentavo spesso, ma che non vedo l’ora di poter riassaporare come le passeggiate con il mio fidanzato che ormai non vedo da tre settimane. Non vedo l’ora che tutto passi, che tutto torni alla normalità, che si possa nuovamente abbracciare qualcuno. Mi sembra di essere in un sogno, anzi in un incubo da cui però tutti ci rialzeremo e saremo tutti più forti e consapevoli.
Lucrezia
Perché ricorderemo per sempre
Ogni giorno ci alziamo, beviamo un caffè e apriamo l’Eco di Bergamo sebbene in modo virtuale. E comincia la passerella di volti, nomi, età... Tra quei volti cerchiamo un conoscente, un amico, un collega e a volte dolorosamente dobbiamo salutare un parente. Così ho dovuto fare io e con me migliaia di bergamaschi per le mie due zie, Augusta e Gina, partite da sole per l’ultimo viaggio. E mi sembra di sentirle parlare, raccontare le storie del “tep de guera” , quei vissuti che tanto amavo sentire dalla loro voce, testimoni di un tempo andato che però non si doveva dimenticare. Quelle sere passate a casa di zia Augusta con i miei nonni Angelo e Rosina e tutti gli altri rimangono tra i ricordi più cari della mia fanciullezza, io giovane ascoltavo e imparavo.
Ora è tempo di lacrime e di ricordi, ma è anche tempo di rinascita, è vicina la Pasqua del Signore, tempo di rinnovamento. E chissà se a noi sessantenni verrà lasciata la consolazione di raccontare ai nostri nipoti del nostro tempo di guerra, di questo tempo. Sai, diremo ai nipoti, era l’inizio del 2020 e dovevamo stare tutti in casa perchè Bergamo aveva già lasciato sul campo di battaglia 5.000 donne e uomini... Davvero nonna? Davvero tesoro.
Laura
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