«Papà, quante cose ti avrei detto...»

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IL VIDEO: La Bergamo che non avete mai visto: una città che lotta in silenzio
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Tanti i messaggi che esprimono il dolore per la scomparsa di una persona cara, in questo caso il papà. Qui le lettere di Agostina e di Fabrizio.

«Si sta come d’autunno...»

Mi guardo allo specchio e non mi riconosco più. Occhi vuoti e tristi. Penso che niente sarà più come prima. E la mia vita di prima in fondo mi piaceva tanto.

Mio padre se n’è andato dieci giorni fa. Era un omone bergamasco. Mani e cuore grandi. Amava le montagne, gli animali. Soprattutto amava noi. Rimane un nodo in gola, la paura. Sentirsi soli. Isolati, fragili. Sentirsi all’improvviso catapultati in un mondo ostile e diverso.

Un nuovo mondo in cui per sopravvivere è imperativo “stare lontani”, gli uni dagli altri. Chiusi ognuno nel nostro piccolo mondo. Sono come agli arresti domiciliari, e non ho commesso nessun reato. Non ho potuto abbracciare mia madre. Mi sono aggrappata ad un feretro non sapendo bene chi ci fosse lì dentro. Nessuna cerimonia funebre per mio padre. Ci hanno tolto il sacrosanto diritto di abbracciare i vivi e salutare i morti. Qualcuno dovrà rispondere per tutto questo. Non doveva accadere. Se si fosse messa davanti al solito maledetto interesse economico la sacralità della vita umana tutto ciò non sarebbe accaduto. Qualcuno ha deciso che questa piccola operosa zona del nord Italia non andasse fermata. E adesso ci troviamo a trasportare migliaia di bare sui carri militari. Un’ecatombe. Qui sono morte più di 4500 persone. Sono tutte mio padre. Qui è l’inferno.

Se avessi saputo che quella era l’ultima volta che ti avrei visto... ti avrei abbracciato. Senza stringerti troppo per non farti male. Ti avrei dato un bacio sulla guancia ispida di barba bianca. Ti avrei detto tante cose. Ti avrei ringraziato per tutto quello che hai fatto per noi. Ti avrei detto che sei stato un padre esemplare. Ti avrei rassicurato. Ho visto la paura nei tuoi occhi. La paura di perderci. Per me tu eri immortale.

Una preghiera e un inchino a tutti quelli che lavorano a vario titolo per superare questa crudele guerra. Grazie a tutti.
Agostina Speranza

Fino all’ultimo respiro

Vi scrivo confinato dentro quattro mura che mi stanno ogni giorno più strette. Ho perso mio padre ormai tre settimane fa, uno dei tanti che apparteneva a quella generazione di bergamaschi che ha reso onore alla nostra città. Non mi resta altro che scrivere per trascorrere il tempo, per alleviare il dolore, per coltivare la speranza che torneremo alla vita, migliori di prima e orgogliosi di ciò che siamo, fieri di essere bergamaschi nell’anima, come tutti coloro che ci hanno lasciato, chi nel suo letto (come il mio papà), chi purtroppo lontano dai suoi cari. Senza dimenticare medici e infermieri e tutti coloro che ce la stanno mettendo tutta per aiutare i malati, anche a rischio della propria salute e a volte cadendo anch’essi sul campo, martiri di una guerra di fatto e vittime di un nemico subdolo e impietoso.

Ho provato a mettermi nei panni di un malato che sente che la vita lo sta abbandonando. Dovevo provarci, per mio padre e per tutti i bergamaschi che non ce l’hanno fatta.

Niente luci ai confini della città. La strada si fa buia e stretta e nessun comitato di benvenuto ad attendermi.

Non so dove conduce, non so chi o cosa troverò al di là di tutto ciò che è materia, carne e anima.

Tutto ciò che so è che sono solo mentre imbocco l’ultimo sentiero. Nessuno che mi accompagni, nessuna indicazione, nessun manuale d’istruzioni proprio adesso che ne avrei più bisogno.

Pensavo che avrei rivissuto immagini, ricordi, emozioni di tutta una vita spesa al servizio degli altri, fra gioie e rimpianti, onorevole normalità e una robusta corda di speranze a cui aggrapparmi.

Invece tutto ciò che sento è paura e dolore. Vorrei solo che finisse in fretta, più in fretta di quanto riesca a sopportare...

Eppure la scintilla arde ancora di una vita prepotente.. Lasciami vivere ancora un giorno, una notte in più.. Un’altra maledetta ora tra spasmi, lamenti e respiri sempre più corti.Sto affondando, sto annegando nel profondo blu dell’oceano. Per me è finita...ancora pochi scampoli di luce e poi sarà la pace.

Non temete per me, non piangete ma celebrate la vita a testa alta e con il sorriso sulle labbra.Io sarò con voi ogni volta che mi chiederete una carezza, ogni volta che mi cercherete, ogni volta che il vostro pensiero correrà da me.

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