L'Eco della vita / Bergamo Città
Martedì 31 Marzo 2020
«Ora so a cosa non posso rinunciare»
Questo spazio è dedicato ai lettori che ci scrivono per condividere i loro sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.
Diamo spazio, qui e sul giornale, ai lettori che vogliono condividere i sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.
Molti ci mandano foto di bambini: è importante che nella mail entrambi i genitori autorizzino, anche indicandolo semplicemente nella email, la pubblicazione dell’immagine.
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Questo racconto ci è stato inviato da Sabrina , 15 anni, di Torre de Roveri. È un’altra testimonianza dei nostri lettori e che ci fa riflettere anche sul valore di questo momento.
Da circa metà febbraio, in Italia, a seguire in Europa e nel resto del mondo si è diffuso un virus sconosciuto, a volte letale, arrivato dalla Cina, di cui non si sa l’origine che si chiama Covid-19, detto anche coronavirus. Nell’impossibilità di porre o trovare un rimedio naturale o farmacologico a questo virus, l’unico sistema per limitare la diffusione del contagio, che tutte le nazioni, chi più chi meno, hanno adottato, è la sospensione di tutti rapporti, ovvero il distanziamento sociale.
Questo perché Covid-19, si diffonde attraverso carezze, strette di mano, abbracci, baci e particelle salivari. Inoltre le persone contagiate o che sono venute a contatto con i malati, devono restare isolate.
Mi manca rincorrere gli amici
Questo virus ci insegna due cose: l’uomo attraverso la scienza medica è riuscito ad allungare la vita media dell’essere umano, ma è impotente (almeno fino ad ora) di fronte a Covid-19. E in secondo luogo, in un’epoca come la nostra dove non solo nei paesi sviluppati, ma anche nei più poveri, viviamo tutti in un mondo globalizzato il virus ha messo in ginocchio le nostre relazioni.
Infatti a mio parere se fino a un mese fa, non davamo importanza alla distanza e al tempo perché potevamo mediare usando gli strumenti tecnologici, oggi ci rendiamo conto che al di fuori dei social i nostri rapporti sono ridotti al minimo. Ciò non vale solo per noi che stiamo bene, ma vale soprattutto per le persone infette, gli ammalati ricoverati nelle strutture ospedaliere, dove viene eluso qualsiasi contatto con i propri cari e quelli che non ce la fanno, muoiono completamente soli senza il conforto dei parenti o degli uomini di Dio.
Questa situazione, che all’inizio sottovalutavo, mi ha fatto comprendere quanta poca importanza davo ai piccoli ma grandi gesti quotidiani: mi mancano gli abbracci alle amiche di scuola, le risate sotto la doccia dopo l’allenamento con le compagne di squadra, le corse e le spinte per prendere il posto a sedere sull’autobus, i baci e le carezze alle mie nonne e le strette di mano ai miei insegnati.
Quello che è cambiato è il ritmo del tempo. Tutto il giorno, tutti i giorni, posso solo affacciarmi alla finestra e pensare a quanto ero felice prima, quando si poteva rincorrere con gli amici un pallone nel parco, quando i venerdì sera aiutavo mio papà con i carrelli al supermercato e quando aspettavo i sabati pomeriggio per la partita di pallavolo. Dico che questo invisibile nemico ha violato la nostra libertà.
Come dice un proverbio: «non tutti i mali vengono per nuocere», prima dell’arrivo del virus, giunti al termine della giornata lavorativa o di studio ognuno di noi si chiudeva nella propria camera per messaggiare con i propri amici o per vedere una serie tv; ora, abbiamo riscoperto l’importanza del dialogo e della preghiera con i miei famigliari. In questo periodo di segregazione nelle proprie abitazioni siamo tornati umani. Questa forzata convivenza sempre più difficile e stressante per tutti, ci ha insegnato l’importanza del tempo, fermarsi, riflettere, non dare tutto per scontato e apprezzare un “banale” sorriso dei miei cari. Al telegiornale le notizie non sono mai positive, numeri sempre in crescita che scandiscono le quantità dei contagiati e delle persone che sono venute a mancare. Ciò nonostante ci dicono anche questa frase «andrà tutto bene»; io ne sono certa, prima o poi usciremo da questo tunnel dell’orrore anche perché abbiamo degli angeli custodi che spendono la loro vita negli ospedali: stiamo parlando di medici, infermieri, operatori sanitari e volontari che ogni giorno mettono a repentaglio la propria vita per quella degli altri.
Ho il segreto della felicità
Credo nell’Istituzione Italiana che ha avviato una campagna di solidarietà soprattutto nella Bergamasca (la zona più colpita da questa pandemia) dando sostegno alle persone più fragili quali anziani, disabili… con aiuti materiali e morali.
Ogni sera ringrazio Dio perché la mia famiglia è in salute, perché in casa stiamo bene gli uni con gli altri, perché ho una sorellina di 7 anni che allieta con i suoi sorrisi tutte le nostre giornate, mio padre che tutti i pomeriggi s’improvvisa mago inventando fallimentari giochi di prestigio, una mamma che ci coinvolge con ricette dolci e golose, un fratello e una sorella poco più grandi di me con cui passo le serate a guardare film.
Ho scoperto il segreto della felicità, goderci ogni attimo come se fosse l’ultimo e cogliere ogni sottigliezza che se apparentemente può sembrare banale, avrà qualcosa che la renderà unica. La paura è nell’aria che respiriamo,ma la speranza ci tiene uniti e vivi… Andrà tutto bene.
Sabrina Ruggeri
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