«Le storie che pubblicate
mi hanno rivoluzionato»

Questo spazio è dedicato ai lettori che ci hanno scritto per condividere i loro sentimenti, i progetti nei momenti di isolamento forzato per combattere il coronavirus.

Questo spazio è dedicato ai lettori che ci hanno scritto per condividere i loro sentimenti, i progetti nei momenti di isolamento forzato per combattere il coronavirus.

Sono ormai diverse centinaia le lettere pubblicate in queste pagine dall’iniziate dell’emergenza. Il grazie è soprattutto a voi lettori, che, in tantissimi, con il cuore in mano e spesso tra le lacrime, avete voluto condividere il dramma e le speranze che stavate vivendo. Un valore per tutti espresso anche da questa lettera.

Ho letto tutte le lettere di condivisione e partecipazione a tanti cuori feriti e a tanti affetti perduti a causa della tragedia immane che ha colpito in modo particolare questa nostra amata Bergamo, e non solo.

Lettere che per primo vado a cercare, tra le pagine del vostro bellissimo giornale; lettere che spesso non mi fanno dormire e che rivoluzionano la mia emotività e i miei sentimenti, facendo emergere prepotentemente le mie riflessioni sulla vita stessa e sui suoi contenuti più profondi e inalienabili.

Ho letto tante bellissime testimonianze, per le quali ringrazio tutte le persone che seppur attraverso carta e penna mi consentono di rendermi partecipe, anche se lontana, anche se non colpita dal virus, a tutte quelle esperienze, che pur nel dolore, le sento vicine e ricche di umanità, che pensavo persa nel tempo.

Nel dolore la speranza rimane

Pur con un cuore lacerato dal dolore e con le lacrime agli occhi, il mio animo ancora spera; spera nella misura in cui queste letture generano ricchezza di sensibilità e umanità verso chi ormai, nella più tristissima solitudine, la vita sta abbandonando ma si aggrappa con tutte le sue poche esaurite forze al calore di un abbraccio, anche ideale, al sollievo di una parola confortevole o anche solo ad uno sguardo sorridente e che trasmetta serenità.

Quali migliori valori potremmo mai desiderare in una catastrofica circostanza del momento? Sì, ancora l’uomo porta nel suo animo profondo quel Dio che si crede dimenticato, quel Dio che non ci abbandona mai e quel Dio Padre che nel momento tragico della nostra vita sa ancora scuotere i suoi figli e si fa presente per accompagnarci, attraverso la nostra umana condizione, al fianco ai nostri seppur sconosciuti, fratelli e sorelle.

Grazie a tutti i medici

Questa conclusione l’ho proprio maturata spiritualmente leggendo tante lettere nel merito ma soprattutto mercoledì scorso leggendo la testimonianza della dott.ssa Marzia Galassi, alla quale vorrei far pervenire il mio grazie più sentito perchè, io, che non sono medico (e spesso non riesco a rapportarmi nei confronti del “medico” oltre la scienza, ben poco in senso umano), ecco, leggendo la sua lettera mi sono commossa e ho ripensato e rimodulato la figura del medico, anche in senso umano.

Ringrazio lei, dottoressa Marzia e tutti gli altri, tantissimi, medici, che in circostanze così difficili e dolorose, sanno accompagnare nell’ultimo viaggio, con estrema sensibilità e umanità, chi, vinto dalla malattia, ci lascia, nella più terribile e angosciosa solitudine. Attraverso questi medici speciali, i nostri cuori, il nostro doloroso addio si fa più vicino ai nostri cari. Sono stati i migliori interpreti dei sentimenti verso i nostri amati padri, madri, fratelli o sorelle.

Grazie a tutti voi medici e infermieri, che spesso vi guardiamo con occhi pretenziosi e insensibili, ritenendo scontato ogni vostro gesto nei confronti di noi pazienti.

Non è così, ci sono tantissimi medici che oltre alla medicina per il dolore ci sanno dare serenità, e ci sanno coinvolgere in una complicità salutare e benefica, al di la di tutte le scoperte scientifiche.

Vi abbraccio tutti e grazie per i vostri sacrifici, ripeto non scontati; d’ora in poi conserverò di voi, oltre la vostra scienza anche la vostra grandissima umanità, tutte le volte, spero pochissime, che avrò bisogno di voi.

Un abbraccio particolare anche a chi ha dovuto combattere contro il virus. A loro il mio pensiero ma soprattutto la mia preghiera continua, perchè tanti cuori piegati e piagati ritrovino la forza del “domani” e nel ricordo dei loro cari sappiano onorarli guardando con nuova fiducia al domani che verrà, per amore anche di chi è rimasto e si affida alla nostra capacità di rialzarsi e proseguire.

Un saluto ed un abbraccio
Ornella Cerea

Le fotografie

Altre due foto degli studenti di classe quinta, indirizzo fotografico, della Scuola d’Arte Applicata Andrea Fantoni di Bergamo. Ringraziamo il prof. Mirko Rossi, docente di discipline grafiche, per avercele inviate. La prima è di Irene Pecis, quella sotto è di Andrea Cereda.

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