L'Eco della vita / Bergamo Città
Martedì 28 Aprile 2020
«Il futuro è della carità»
Questo spazio è dedicato ai lettori che ci scrivono per condividere i loro sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.
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IL VIDEO: La Bergamo che non avete mai visto: una città che lotta in silenzio
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Diversi i messaggi che arrivano in redazione e che riflettono su ciò che la Chiesa è chiamata ad essere nel nostro mondo, anche in questa situazione di emergenza.
1/ - E dopo? La carità
Mi sono chiesto, come tanti: Che cosa sarà dopo?
Ho anche gettato sulle pagine nei giorni scorsi qualche “seme”, spunti che si affacciano in questo tempo di grande prova e lanciano speranze di futuro. Non vorrei essere né semplicista, né tanto meno idealista o qualunquista. Ma è sorta in me, come una luce, questa certezza: Il futuro è della carità!
Come un fiore delicato resiste alla tempesta, come la rosa imperlata dalla rugiada, la carità si è espressa in modo inaspettato forse ed esagerato nel coraggio dei medici, degli operatori sanitari, dei volontari, in una serie infinita di gesti, di sguardi… Chi non credeva ai miracoli li ha visti! La carità ha bussato con garbo e pazienza alle porte delle case, si è fatta visibile, presenza quotidiana offrendo la gioia e la sfida del vivere insieme.
Dovevamo in passato spiegare e rispiegare, insistere ed evangelizzare: «Chi è il mio prossimo?». Ed ecco che il prossimo ci è stato dato, a casa e come risulta vera la parola di Gesù: «Fatti prossimo e abbi compassione».
Nella carceri dove la paura aveva prodotto la rivolta, è apparso l’impegno e la disponibilità. Che bella la lettera dei detenuti di Regina Coeli: «Al di là dei reati commessi, al di là delle etnie o della religione professata», perché «siamo privi di libertà ma non di dignità… Intendiamo raccogliere una modesta somma di denaro per donarla a chi si vuole».
Ed anche: «Siamo a conoscenza del fatto che c’è urgente bisogno di sangue e tutti noi siamo disposti a donarlo volontariamente». E questo «per dimostrare la nostra gratitudine verso i medici, infermieri, volontari e tutti coloro che stanno combattendo contro questo virus mettendo a rischio la propria vita a favore degli altri».
La stessa barca nella tempesta (e anche lì è arrivata la voce di Francesco) e negli occhi si è rispecchiata la voglia di pace. Nella Chiesa, nelle comunità, nelle parrocchie.
Impegni, appuntamenti, programmi sono improvvisamente sfumati. È nata la fantasia e la creatività per raggiungere con ogni mezzo i fratelli e le sorelle, famiglie, ragazzi, anziani, chi vive solo.
Anche per noi in convento, noi “da sempre” fratelli (ci chiamiamo fra…) si condivide malattia e quarantena, presenti nel deserto della chiesa diventata ogni giorno rifugio di alcuni poveri… La carità ha bussato perché ci servissimo con pazienza e fedeltà, con letizia. La Chiesa messa quasi ai margini (per necessità!..., ma equiparata a cinema, teatri e musei…). I Ministri incapaci, secondo gli schemi e i sentieri di sempre, di offrire sacramenti e conforto e compiere gesti…, forse abbiamo intuito che la trama che ordirà un tessuto nuovo è la carità. Quanti ministri della carità sono stati unti dallo Spirito per servire!
E dite poco? Non è il comandamento del Maestro? Non è ciò che lo rende presente? E non è la carità che copre una moltitudine di peccati? In tempi in cui qualcuno non sa neppure che esista la confessione e quelli che desiderano il perdono sacramentale non possono riceverlo?
Figurati se in tutto questo non sento le voci di chi “smaliziato” e “realista” mi ricorda i profittatori, gli usurai, i furbi e gli impostori, i mafiosi… Eppure sono le tenebre di sempre che non possono spegnere la Luce.
Dio è venuto nel mondo, in questo mondo, si è fatto uomo, e uomo normale, per tenere acceso “il lucignolo fumigante”…, e vorresti spegnerlo tu?
Ho ascoltato dalla voce di don Davide una splendida parola: «Dio non può impedire all’uomo di compiere il male, ma l’uomo non può impedire a Dio di compiere il bene».
La carità è il presente e il futuro, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori e nella nostra storia!
Fra Claudio
2/ - Covid-19 e Abramo
Nel claustrale silenzio
si dilata il tempo ignudo
prigioniero
di straziate sirene
e di cupi rintocchi
presagio di coronavirus
e di morte.
Si dissolve un mondo
costruito da vecchi padri
derubati del crepuscolo
e di un’ultima carezza
ai confini del dies irae.
Cuori pesanti di vuoto
prosciugano
lacrime trafitte
da fessure di pietà
nel fragile
stupore del dolore.
Incurante
procede primavera
e nega i suoi tripudi
all’abbraccio degli amanti
e all’allegrezza dei bimbi.
Tornerò a fermarmi
dentro le cose
semplici come l’amore.
Mi alzerò con Abramo
a contare le stelle
per congiungermi
alla più bella.
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Un passo della Genesi racconta che Dio, al vecchio Abramo che lamentava di non avere figli, disse «Alzati e conta le stelle. Tanto numerosa sarà la tua discendenza». Fu così stabilito un legame indissolubile tra il cielo e la terra.
Con-siderare (che, in opposizione a de-siderare, significa “osservare le stelle”) il citato vincolo biblico può esserci di utilità nell’attuale emergenza pandemica, complici il silenzio claustrale da coronavirus e la danza macabra della morte che ci cinge da presso.
Avremo certamente l’opportunità di fermarci per convincerci ad entrare nell’anima (non nell’apparire) delle cose riscoprendo l’amore autentico. Avremo quindi l’occasione di riflettere sul recupero della spiritualità, sulla impellente necessità di riconciliare la cultura con la natura e di armonizzare tra loro salute ed economia, ambiente e mercato; riflessioni che umilmente e senza successo personalmente mi sforzo di diffondere da oltre quaranta anni attraverso l’azione giudiziaria, l’insegnamento scolastico-universitario, saggi specifici, ecc.
Benito Melchionna
3/ - Preghiera al Papa buono
Non sono di Bergamo, anzi sono di un Paese lontano come avrebbe detto un altro amabile Papa... Nonostante ciò il 7 marzo, mio compleanno, per come dire “all ultimo momento”, sono andata a Sotto il Monte, seduta ai piedi della statua di Papa Giovanni.
Ho chiesto al Papa se dopo questo momento di prova arriverà un giorno che si possa ancora percorrere le colline sovrastanti il suo splendido paesino, fermarsi in Chiesa per una preghiera, venire di domenica alla Messa con tanti pellegrini che vengono da tutte le parti del mondo.
Il sole splendeva, ero felice, lo sapevo che andrà tutto bene, come quando si torna dal nonno sapendo che anche se non del tutto siamo stati bravi, lui ci difende davanti ai nostri genitori. E poi anche noi cambiamo un po’... Per non deluderlo... Buona giornata di speranza a tutti.
Agnieszka Dobrzynska
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