L'Eco della vita / Bergamo Città
Martedì 24 Marzo 2020
«I nostri bambini ci scrivono:
maestra ci manchi tantissimo»
Questo spazio è dedicato ai lettori che ci scrivono per condividere i loro sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.
Diamo spazio, qui e sul giornale, ai lettori che vogliono condividere i sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.
Molti ci mandano foto di bambini: è importante che nella mail entrambi i genitori autorizzino, anche indicandolo semplicemente nella email, la pubblicazione dell’immagine.
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Ecco la testimonianza di come due maestre di scuola elementare raccontano il loro modo coinvolgente di stare in contatto con i i loro alunni. E come i bambini , per primi, chiedono a loro volta di mantenere e rafforzare i legami con loro.
«In questo tempo di isolamento forzato, maestre e maestri facciamo il possibile per tenerci in contatto con i nostri alunni e le loro famiglie e, al di là della didattica - racconta Giulia Gardani docente alla scuola primaria “Iqbal Masih” di Torre Boldone - diventa fondamentale continuare a rafforzare un rapporto diretto e uno scambio umano. Abbiamo incontrato i bambini su Google meet, per uno scambio di saluti, e si è capito subito quanto fosse importante per loro sentire le nostre voci, vederci e avere rassicurazioni. I bambini sono consapevoli di quello che sta succedendo - dice la maestra Gardani -, alcuni di loro si dicono preoccupati per i nonni, altri per zii o parenti che abitano lontano. Noi cerchiamo di stare vicini a loro con ogni mezzo e di raggiungerne il maggior numero. Il nostro plesso è relativamente piccolo ed è nuovo anche il clima fra insegnanti. Ora ci vediamo almeno tre volte alla settimana in streaming e ci sentiamo quasi due ore ogni al giorno per telefono per capire le migliori scelte da adottare con i bambini, scambiarci materiale e aiutarci».
Relazioni nuove fra insegnanti anche dalla voce della maestra di italiano Mafalda Zirilli, docente alla primaria Gabriele Rosa di Bergamo: «Con i colleghi sentirsi è diventata un’attività giornaliera, tutti i giorni facciamo il punto della situazione, capiamo come sta andando». E per stare vicini agli alunni si sperimenta, come delle registrazioni vocali in cui legge un libro ai suoi alunni di quinta elementare e che recapita tramite whatsapp: «La collaborazione delle famiglie in questo momento è fondamentale per stare in contatto con i nostri bambini, ci permette di ascoltare la loro voce e i far sentire a loro la nostra. Tutti ci inviano messaggi dolcissimi: “maestra mi manchi tanto”, “non vedo l’ora di riabbracciarti” oppure “grazie per avermi corretto il compito”». È uno scambio epistolare, svolto anch’esso con mezzi digitali a mantenere vivo il rapporto fra insegnante e alunno in questo periodo. «Alcuni ragazzi sembrano tutti d’un pezzo e non sembrano accusare nulla, invece parlando con i genitori ci rendiamo conto che non è così» spiega la maestra Zirilli. A mancare sono soprattutto le certezze che alimentano il pensiero, sempre più realistico, che la scuola possa essersi conclusa di fatto a fine febbraio, come ribadisce l’insegnante: «Io sto bene fortunatamente, ma sono triste e arrabbiata perché questo virus ci ha rubato l’ultimo periodo dell’anno, gli ultimi mesi di un percorso durato cinque anni».
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